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  • Giovedì 2 dicembre 2021

L’esercito etiope ha bloccato l’avanzata dei ribelli

E ha recuperato la storica città di Lalibela, guadagnando terreno: ma la guerra nella regione del Tigrè rischia di essere ancora molto lunga

La chiesa di San Giorgio a Lalibela, Etiopia (CBS)
La chiesa di San Giorgio a Lalibela, Etiopia (CBS)

Mercoledì il governo dell’Etiopia, guidato dal primo ministro Abiy Ahmed, ha annunciato di avere ripreso il controllo della città di Lalibela, che era stata conquistata all’inizio dell’agosto scorso dai separatisti del Fronte di liberazione del Tigrè (TPLF). La città è soprattutto nota per la presenza di 11 chiese rupestri parte del Patrimonio dell’umanità UNESCO e – fino all’inizio della guerra civile un anno fa – era una meta turistica e di pellegrinaggi cristiano-ortodossi.

La riconquista, resa possibile dal contributo di miliziani locali, è un’importante vittoria per Abiy, ma i rappresentanti del TPLF l’hanno attribuita a una loro «ritirata strategica» per riorganizzare le forze.

Dopo avere perso il controllo di diverse altre città, al punto tale che perfino la capitale Addis Abeba rischiava di essere minacciata, da inizio novembre il governo etiope aveva avviato una nuova serie di offensive contro i separatisti. Negli ultimi giorni lo stesso Abiy si era presentato al fronte per ringraziare l’esercito e dare il proprio sostegno ai soldati.

La televisione di stato etiope mercoledì ha trasmesso le immagini del primo ministro vestito in tenuta mimetica con i soldati, ai quali ha detto: «Il nemico è sconfitto. Il compito che ci rimane è di portarlo alla disfatta e distruggerlo».

In realtà la situazione in Etiopia continua a essere molto complicata: il conflitto potrebbe durare a lungo e avere implicazioni per parte del Corno d’Africa.

Fino a un anno fa circa, il paese era considerato tra i più stabili dell’area: nel 2019 Abiy aveva ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il lavoro di pacificazione svolto con la vicina Eritrea, con cui l’Etiopia era formalmente in guerra dalla fine degli anni Novanta. Abiy aveva ricevuto elogi a livello internazionale, anche per le riforme democratiche avviate nel paese e attese da tempo.

Nell’ambito delle attività di pacificazione interna, un anno fa l’esercito federale aveva avviato un’operazione militare nel Tigrè, regione settentrionale con forti spinte indipendentiste il cui governo è controllato da anni dal TPLF. Il Fronte era stato inoltre una forza dominante del governo federale (nonostante i tigrini siano una minoranza etnica), ma aveva poi perso capacità di influenza dopo l’arrivo di Abiy nel 2018.

Alla fine dello scorso anno, il governo federale confidava di riprendere il controllo del Tigrè con una rapida azione militare, ma le cose erano andate diversamente con lunghi e violenti combattimenti, a dimostrazione delle capacità militari acquisite dai separatisti negli ultimi anni. C’erano state segnalazioni di gravi crimini di guerra e contro l’umanità condotti da entrambe le parti.

In seguito, il governo aveva di fatto isolato il Tigrè, con un embargo che dura ancora oggi e che impedisce a centinaia di migliaia di persone di accedere a beni di prima necessità. Si stima che oltre alle migliaia di persone uccise più di 2,5 milioni di abitanti abbiano dovuto lasciare le proprie case.

In un anno di guerra, i separatisti del Tigrè hanno potuto inoltre fare affidamento su un’importante alleanza con l’Esercito di liberazione degli Oromo, che combatte per i diritti degli oromo, il più grande gruppo etnico dell’Etiopia. L’accordo tra le due parti aveva sorpreso alcuni osservatori, considerato che lo stesso Abiy è di origini oromo.

In questo contesto, all’inizio di agosto di quest’anno il TPLF aveva conquistato Lalibela, senza che ci fossero particolari combattimenti e con migliaia di abitanti che avevano abbandonato la città. La conquista era parte della nuova offensiva organizzata a partire dall’estate, che aveva portato i separatisti a riprendere il controllo di Macallè, la capitale regionale del Tigrè, e a spingersi poi verso sud, con l’obiettivo di prendere il controllo di tratti via via più significativi dell’autostrada “A2”, che porta fino alla capitale etiope di Addis Abeba.

A inizio novembre, i separatisti con i loro alleati avevano preso il controllo di Dessiè e Combolcià, due altre importanti città che si trovano lungo l’autostrada, facendo sorgere nuovi timori da parte del governo federale circa un ulteriore avvicinamento alla capitale. Abiy aveva risposto dichiarando lo stato di emergenza, invitando la cittadinanza a tenersi pronta per difendere Addis Abeba.

Oltre ad avere annunciato la riconquista di Lalibela, il governo etiope ha detto di essere ottimista sulla possibilità di riprendere il controllo di Dessie «entro poco tempo», ma non ha fornito ulteriori dettagli.

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