In Etiopia i separatisti del Tigré hanno conquistato la città di Lalibela, sede di alcune chiese rupestri protette dall’UNESCO

Una delle chiese rupestri di Lalibela (Sean Gallup/Getty Images)
Una delle chiese rupestri di Lalibela (Sean Gallup/Getty Images)

Il 5 agosto in Etiopia i separatisti del Fronte di liberazione del Tigrè (TPLF), coalizione che riunisce i ribelli antigovernativi della regione settentrionale etiope, hanno conquistato la città di Lalibela, nota per essere sede di 11 chiese rupestri considerate patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e meta di turisti e molti pellegrini cristiano-ortodossi.

Il vicesindaco Mandefro Tadesse ha detto a BBC che la città è stata conquistata senza alcun combattimento e che la popolazione è fuggita. Tadesse ha anche aggiunto di essere preoccupato per le chiese rupestri e ha rivolto un appello ai separatisti a non danneggiarle: «È un sito patrimonio dell’umanità e dobbiamo cooperare per garantire che questo tesoro venga preservato».

A fine giugno le Forze di difesa del Tigrè avevano avviato una sorprendente offensiva militare e avevano ripreso il controllo di Macallè, la capitale regionale che era stata conquistata dall’esercito etiope lo scorso novembre. La riconquista di Macallè era stata accompagnata dal rapido e frettoloso ritiro dell’esercito etiope, mascherato dal governo federale del primo ministro Abiy Ahmed dietro a un cessato il fuoco unilaterale.

In pochi si aspettavano che i ribelli, sconfitti rapidamente lo scorso novembre e costretti a rifugiarsi sulle montagne, avessero le capacità per riorganizzarsi, avviare una nuova operazione militare e riprendersi Macallè, costringendo al ritiro i soldati di due eserciti diversi: quello etiope, che aveva iniziato la guerra per estromettere dal governo regionale i ribelli, e quello eritreo, che era poi intervenuto a fianco degli etiopi.