Sono tornate le proteste in Thailandia
Il motivo è la cattiva gestione della pandemia da parte del governo, e rispetto all'anno scorso la polizia sta rispondendo con molta più violenza
Nelle ultime settimane in Thailandia sono state organizzate numerose manifestazioni di protesta contro il governo, a cui hanno partecipato migliaia di persone. Sono state le proteste più numerose da un anno a questa parte, quando c’erano state molte grosse manifestazioni in tutto il paese. Rispetto all’anno scorso le proteste degli ultimi giorni sono state represse con più violenza da parte delle autorità e hanno avuto come obiettivo la risposta del governo alla pandemia da coronavirus, considerata da molti inefficace e tardiva.
Un anno fa si protestava per chiedere maggiore democrazia e contro la monarchia, una cosa piuttosto insolita in Thailandia, dove il re è considerato una specie di divinità. Uno dei simboli delle proteste, a cui avevano partecipato soprattutto giovani e studenti, era stato il saluto a tre dita, tratto dalla saga The Hunger Games.
In queste settimane però le cose stanno in modo molto diverso: a manifestare sono soprattutto le persone più povere, colpite dalla crisi economica provocata dalla pandemia da coronavirus. Nel 2021 infatti, la situazione della pandemia è peggiorata considerevolmente rispetto a un anno prima, quando la Thailandia era uno dei paesi con il numero più basso di contagi e di morti al mondo.
Soltanto quest’anno nel paese sono morte più di 12mila persone a causa della COVID-19, mentre nel 2020 erano state poco più di 100. La scorsa settimana i partiti di opposizione avevano cercato, senza riuscirci, di far approvare in parlamento una mozione di sfiducia nei confronti del primo ministro, il generale Prayuth Chan-o-cha, al potere dal 2014 grazie a un colpo di stato. L’opposizione aveva accusato Prayuth e cinque suoi ministri di corruzione, cattiva gestione economica e di non aver offerto una risposta adeguata alla pandemia.
Le critiche dei manifestanti al governo riguardano anche la distribuzione dei vaccini, iniziata molto tardi e con diversi problemi. Sono state rivolte molte accuse anche alla scelta di affidare la produzione del vaccino di AstraZeneca a una società locale, la Siam Bioscience, che prima d’ora non aveva mai prodotto vaccini. Un altro motivo di critica è stato il fatto che la maggioranza delle quote di Siam Bioscience è di proprietà del re Maha Vajiralongkorn.
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Le somministrazioni dei vaccini sono iniziate solamente a giugno, ma ritardi nella produzione hanno fatto sì che solo poche persone siano state vaccinare finora: al momento solo il 13 per cento dei 66 milioni di abitanti della Thailandia è completamente vaccinato. Le dosi di vaccino sono poche e male distribuite, e inoltre secondo i manifestanti le persone più ricche del paese spesso le riuscirebbero a ottenere prima degli anziani e di chi ne avrebbe bisogno prioritariamente.
Le proteste di un anno fa si erano concentrate soprattutto nel mese di agosto, ed erano andate avanti fino a novembre, quando si erano interrotte in seguito a una seconda ondata di contagi da coronavirus. Sono riprese con vigore all’inizio di quest’estate, e negli ultimi giorni sono diventate sempre più partecipate. Rispetto allo scorso anno la polizia sta rispondendo con molta più violenza e anche i manifestanti sembrano essere molto meno pacifici: un anno fa la polizia cercava di non intervenire per impedire le manifestazioni, mentre adesso tenta di bloccarle sul nascere, spara proiettili di gomma e usa cannoni ad acqua contro la folla.
I manifestanti, a loro volta, creano barricate lungo le strade, bruciano copertoni e lanciano bottiglie incendiarie contro la polizia. Ad agosto la polizia ha fatto interrompere con la forza almeno 10 manifestazioni, e in un caso un ragazzo di 15 anni è stato colpito all’occhio da un proiettile ed è ora ricoverato in terapia intensiva: la polizia ha però negato di aver usato proiettili veri finora.
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