Esistono anche gli allenatori di videogiochi
Ci sono da anni, ma di recente il settore si è organizzato ed è cresciuto: tra le altre cose, per assecondare gli interessi di allievi diversi
Tra le non poche attività i cui affari sono cresciuti durante la pandemia c’è anche quella di chi si fa pagare per dare consigli e fare lezioni su come giocare a certi videogiochi. La figura degli allenatori di videogiochi esiste da più di un decennio – “Vuoi diventare bravo ai videogiochi? Assumi un ragazzo online”, diceva nel 2006 un titolo del Wall Street Journal – ma negli ultimi tempi attorno a queste figure si è sviluppato quello che il Guardian ha definito «un nuovo e fiorente settore»: che dai primi mesi del 2020 in poi è «esploso», e che sembra poter avere ancora ottimi margini di crescita.
Già nell’aprile 2020, Bloomberg citò dati secondo i quali «il settore legato a corsi e lezioni per videogiocatori, di persona oppure tramite lezioni via streaming» era verosimilmente superiore al miliardo di dollari. E tutto lascia pensare che da allora abbia continuato a crescere, più o meno di pari passo con la crescita di interessi verso gli eSport (cioè la pratica competitiva e spesso professionistica di alcuni videogiochi) e in conseguenza del successo di videogiochi online multigiocatore come Fortnite, Apex Legends o Call of Duty: Warzone. Spesso si tratta di videogiochi in modalità “battle royale” (in cui, in breve, si combatte tutti-contro-tutti, e alla fine vince uno solo), di cui è piuttosto semplice apprendere le regole e i meccanismi di base, ma nei quali diventa molto complicato riuscire a primeggiare, vista l’alta concorrenza.
Soprattutto, si tratta di videogiochi che permettono, a chi li pratica a un certo livello, di diventare fonti di guadagni. In pochissimi casi – solo quando i videogiocatori sono davvero tra i migliori in assoluto – anche di partecipare e vincere a specifici tornei. Un’altra possibilità, praticabile anche per chi è bravo ma magari non bravissimo, è invece farsi conoscere e possibilmente guadagnare qualcosa mostrando online le proprie partite su apposite piattaforme, la più famosa delle quali è Twitch.
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In tutto questo contesto si inseriscono poi grandi siti come LegionFarm, GamerSensei e ProGuides che, come ha scritto il Guardian, «di fatto funzionano come siti di incontri, solo che mettono in contatto allievi desiderosi di imparare e giocatori professionisti che lavorano come liberi professionisti, un po’ come fossero autisti di Uber».
Su questi siti (e su altri ancora simili ma più piccoli) vengono in genere proposti servizi relativi solo ad alcuni giochi specifici, e l’offerta è piuttosto varia. Ci sono per esempio lezioni più pratiche e altre più teoriche, sessioni in cui si gioca insieme e altre in cui gli allenatori/consulenti osservano gli allievi e danno loro consigli su come migliorare. Sempre il Guardian ha spiegato: «i giocatori allievi possono prenotare lezioni con i loro tutor preferiti, oppure andare sul sito e vedere chi è disponibile in quel momento. C’è chi gioca giusto per mezz’ora con un professionista e chi si sottopone a ben più lunghe sessioni in cui far analizzare il suo gioco. E chi davvero ci tiene a migliorare può fare una sottoscrizione mensile, come si fa quando si va in palestra».
In conseguenza dei giochi, dei vari tipi di lezione e dell’esperienza degli allenatori, anche i prezzi possono variare sensibilmente. Una sessione di mezz’ora può costare un paio di decine di dollari, ma ci sono anche opzioni che arrivano a costare centinaia di dollari l’ora.
Spiegare perché qualcuno scelga di diventare allenatore di videogiochi è semplice. Se lo si fa in inglese, a un certo livello e con una certa costanza, i guadagni possono essere anche di un paio di migliaia di dollari al mese. E per farlo bisogna essere sì bravi, ma non necessariamente bravissimi. Alex Beliankin – ex giocatore professionista di World of Warcraft e fondatore, cinque anni fa, di LegionFarm – ha detto: «Se vuoi avere buoni guadagni partecipando a tornei e competizioni, devi accumulare anni di esperienza e c’è solo una piccolissima possibilità che tu ci riesca». Secondo Beliankin, invece, per essere un allenatore di LegionFarm «basta essere nello 0,1 per cento dei migliori giocatori al mondo, forse anche lo 0,5; e poi essere gentile, educato e collaborativo».
Sono invece molto varie le ragioni per cui qualcuno decide di voler pagare per diventare più bravo a un certo videogioco. C’è chi lo fa con l’ambizione di diventare un creatore di contenuti su Twitch, e chi ha davvero l’ambizione di guadagnare soldi partecipando a tornei; genitori che pagano le lezioni ai figli vedendoli insoddisfatti o frustrati perché perdono, oppure genitori che seguono loro stessi le lezioni per poter giocare con i figli.
Risulta anche piuttosto difficile dire cosa si insegni, di fatto, nelle lezioni di videogiochi: perché dipende dal gioco in questione e dalle necessità degli allievi. Il Guardian parla però di due interessanti questioni: la prima riguarda il fatto che, nel caso di giochi che richiedano la collaborazione di più membri di una stessa squadra, ci sono allenatori che si stanno dedicando a lezioni per specializzarsi in determinati ruoli. La seconda è legata al fatto che, spesso, oltre a questioni pratiche o tattiche, gli allenatori si trovano a dover gestire l’aspetto mentale ed emotivo. «C’è chi è davvero bravo dal punto di vista meccanico, ma non ha la giusta mentalità e resta bloccato a un certo livello» ha detto Julia Obara, allenatrice di League of Legends, che ha aggiunto: «insegno a lavorare su se stessi, a come ridurre lo stress e stare positivi».
Sebbene il coaching legato ai videogiochi sia in crescita e stia ricevendo una serie di attenzioni, per l’Italia non si trovano grandi tracce online di utenti che offrono o cercano lezioni a pagamento di videogiochi. Qualcosa però c’è, per esempio su Fiverr, una piattaforma online in cui gli utenti possono vendere servizi ad altri utenti. Tra gli altri, c’è quindi anche chi offre a pagamento “coaching di gioco” e “sessioni di gioco”, ad esempio per giochi come Valorant, Minecraft o Rocket League.
Su Fiverr, uno degli utenti con le migliori recensioni è “CDivo”, presente anche su Twitch con il medesimo nome. Offre lezioni per Dota 2, un gioco MOBA (acronimo di Multiplayer Online Battle Arena) che lui spiega essere «l’eSport con i maggiori montepremi», cosa che lo rende un gioco in cui «le persone vogliono migliorare con lo scopo di vincere dei soldi». Sebbene, aggiunge lui, vista la concorrenza è praticamente impossibile riuscirci. CDivo, che ha 28 anni e alterna la sua attività di “allenatore” ad altre attività professionali non legate ai videogiochi «per guadagnare un po’», racconta di aver iniziato a offrire lezioni a pagamento di Dota 2 circa un anno fa e di aver avuto «un centinaio di clienti» da allora. Dice inoltre che, tra loro, solo un paio erano adolescenti e non più di dieci erano italiani.
CDivo è relativamente certo di essere l’unico utente che, dall’Italia, offre lezioni di Dota 2 e aggiunge che oltre al tempo delle lezioni “basic”, “standard” e “premium” che offre, essere allenatore gli richiede anche di continuare a giocare lui stesso («seppur in modo non particolarmente competitivo», per restare aggiornato e «mantenere una sorta di comprensione del gioco, che è in costante evoluzione») e anche di «guardare quello che, nel gioco, fanno altri». Concorda peraltro con il Guardian sul fatto che oltre agli aspetti pratici e tattici, nella sua attività di allenatore di videogiochi è fondamentale «insegnare ad avere la giusta attitudine, che è una cosa che sorprendentemente tantissime persone non hanno».
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