La Corea del Nord non vuole i vaccini contro il coronavirus
Ha rifiutato 3 milioni di dosi offerte tramite il programma COVAX, sostenendo che altri paesi ne hanno più bisogno
Di recente la Corea del Nord ha rifiutato quasi 3 milioni di dosi del vaccino sviluppato dall’azienda di biotecnologie cinese Sinovac che le erano state offerte nell’ambito del programma COVAX, che ha l’obiettivo di garantire l’accesso ai vaccini ai paesi più poveri. Secondo una portavoce dell’Unicef, organizzazione che sta contribuendo a distribuire i vaccini nell’ambito del programma, il ministero della Salute nordcoreano avrebbe detto che le dosi offerte avrebbero dovuto essere inviate ad altri paesi colpiti più duramente dalla pandemia, citando le scorte limitate di vaccini.
Nonostante sembri inverosimile, le autorità della Corea del Nord hanno sempre sostenuto che nel paese non sia mai stato accertato alcun contagio da coronavirus dall’inizio della pandemia. Secondo i dati di un recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’ultima settimana in Corea del Nord sono state testate per il coronavirus più di 37mila persone, tra cui operatori sanitari e persone che avevano mostrato sintomi simili a quelli dell’influenza, e tutte sarebbero risultate negative.
La Corea del Nord è stato uno dei primi paesi a chiudere i confini e a introdurre restrizioni particolarmente rigide sin dall’inizio della pandemia, e tra le altre cose già lo scorso aprile aveva annunciato che non avrebbe inviato i propri atleti alle Olimpiadi e Paralimpiadi di Tokyo per proteggerli «dalla crisi sanitaria mondiale causata dalla COVID-19».
A fine giugno di quest’anno il dittatore Kim Jong-un aveva denunciato un «grave incidente» non meglio specificato relativo alla pandemia da coronavirus, che aveva causato «una grande crisi» per la sicurezza della popolazione. Anche se non è chiaro se Kim si stesse riferendo a un focolaio di coronavirus, era la seconda volta nel giro di poche settimane che parlava pubblicamente – e in maniera particolarmente insolita – delle difficoltà del paese: il 15 giugno aveva fatto un appello al Comitato centrale del Partito dei Lavoratori, l’unico partito ammesso in Corea del Nord, per risolvere il problema della scarsità di cibo provocata dalla limitata produzione agricola e dal blocco delle importazioni a causa della pandemia.
In ogni caso, i media di stato hanno portato avanti un’estesa propaganda contro i vaccini, sottolineando vari esempi di presunti effetti collaterali dannosi per la salute delle persone, riferiti ad alcune somministrazioni negli Stati Uniti e in Europa. A maggio per esempio il giornale principale del paese aveva detto che «il vaccino non [era] una cura per tutti i problemi».
Questa comunque non sarebbe nemmeno la prima volta che la Corea del Nord rifiuta i vaccini contro il coronavirus.
Secondo un think tank sudcoreano che ha contatti con l’intelligence del paese, citato da BBC, a luglio la Corea del Nord aveva rifiutato circa 2 milioni di dosi del vaccino di AstraZeneca, facendo riferimento a presunti effetti collaterali. Nello stesso periodo anche il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva detto di aver offerto alla Corea del Nord il vaccino Sputnik V prodotto in Russia in diverse occasioni. Non è chiaro se le offerte della Russia siano state accettate o meno.
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