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  • Martedì 6 aprile 2021

La Corea del Nord non parteciperà alle Olimpiadi di Tokyo

Per proteggere i propri atleti dal coronavirus: l'ultimo boicottaggio dei nordcoreani ai Giochi era stato nel 1988

Atleti della Corea del Nord durante la cerimonia d'apertura delle Olimpiadi invernali di Vancouver, in Canada, nel 2010 (Cameron Spencer/Getty Images)
Atleti della Corea del Nord durante la cerimonia d'apertura delle Olimpiadi invernali di Vancouver, in Canada, nel 2010 (Cameron Spencer/Getty Images)

La Corea del Nord non parteciperà alle Olimpiadi che si svolgeranno quest’estate a Tokyo, in Giappone, a causa della pandemia da coronavirus.

La decisione è stata presa il 25 marzo durante una riunione del Comitato Olimpico nordcoreano, ma annunciata solo il 5 aprile sul sito governativo Sports in the DPR Korea. Sul sito si sostiene che la decisione di non partecipare alle Olimpiadi sia stata presa «per proteggere gli atleti dalla crisi sanitaria mondiale causata dalla COVID-19». Le Olimpiadi, che cominceranno il 23 luglio, avrebbero dovuto tenersi nell’estate dell’anno scorso, ma erano state rimandate a causa della pandemia.

Finora il regime della Corea del Nord ha sempre sostenuto che non ci sia stato nessun contagio da coronavirus nel paese, anche se è molto difficile credere che sia vero. È vero però che il regime è intervenuto molto presto per limitare il rischio della diffusione del virus, adottando misure tra le più drastiche al mondo: già da febbraio aveva sospeso voli e treni da e verso la Cina e imposto un isolamento di 40 giorni (quindi più del doppio rispetto a gran parte del resto del mondo) a chi arrivava dall’estero o aveva avuto contatti con chi ci era stato.

Quelle di Tokyo saranno le prime Olimpiadi estive a cui la Corea del Nord non parteciperà da quando boicottò i Giochi del 1984 di Los Angeles, negli Stati Uniti, e quelli del 1988 di Seul, in Corea del Sud.

Le Olimpiadi di Tokyo erano viste, al di là del loro valore sportivo, come un’ulteriore possibilità di migliorare i rapporti diplomatici tra la Corea del Nord e quella del Sud.

Un primo passo in questo senso era stato già fatto durante le Olimpiadi invernali del 2018 tenute a Pyeongchang, in Corea del Sud, quando c’era stata una storica stretta di mano fra Kim Yo-jong, la sorella del dittatore nordcoreano Kim Jong-un, e Moon Jae-in, presidente sudcoreano. Era stata anche la prima volta che un membro della famiglia Kim metteva piede in Corea del Sud dopo la separazione del paese nel 1948.

Da allora sono stati fatti molti sforzi diplomatici per riallacciare i rapporti tra le due Coree, anche tramite i due incontri tenuti tra l’ex presidente statunitense Donald Trump e Kim Jong-un, rispettivamente a Singapore nel 2018 e in Vietnam nel 2019, terminati però senza un nulla di fatto. Negli ultimi mesi la tensione tra le due Coree è tornata a crescere, raggiungendo il suo apice a giugno del 2020, quando i nordcoreani hanno fatto esplodere l’ufficio di collegamento inter-coreano nella città di Kaesong, al confine con la Corea del Sud, che serviva a favorire gli incontri faccia a faccia tra i rappresentanti dei due paesi.

Intanto a marzo del 2021 la Corea del Nord ha ricominciato i suoi test missilistici, visti da molti come un avvertimento rivolto agli Stati Uniti e alla nuova amministrazione di Joe Biden. I test sono avvenuti alcuni giorni dopo che la Corea del Nord si era lamentata delle esercitazioni militari congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud, che si svolgono ogni anno per 10 giorni.

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