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  • Mercoledì 30 giugno 2021

Cosa sappiamo del crollo del palazzo a Miami

È emerso che lo scorso aprile i residenti erano stati avvertiti dei danni strutturali all'edificio: intanto i morti sono 12 e i dispersi 149

(Joe Raedle/Getty Images)
(Joe Raedle/Getty Images)

Sono passati sei giorni dal parziale crollo del palazzo di 12 piani avvenuto a Surfside, vicino a Miami Beach, negli Stati Uniti, e le ricerche dei dispersi proseguono senza buoni risultati: finora sono stati estratti dalle macerie 12 corpi, ma ci sono ancora 149 persone che risultano disperse. Nonostante non si conoscano ancora con certezza le cause del crollo, negli ultimi giorni è emerso che lo scorso aprile i residenti erano stati avvertiti di danni seri e strutturali all’edificio.

Alcuni ingegneri ed esperti hanno fatto qualche ipotesi legata soprattutto al livello di corrosione e deterioramento della struttura, dovuto principalmente al sale dell’oceano. Sabato il New York Times aveva diffuso alcuni dati di una perizia eseguita nel 2018 sullo stato del palazzo, dalla quale erano emersi sia «importanti danni strutturali» alla lastra di cemento situata sotto la piscina esterna all’edificio, sia «abbondanti» crepe e sgretolamenti nelle colonne, nelle travi e nelle mura del parcheggio sotterraneo.

Mercoledì diversi giornali statunitensi hanno pubblicato una lettera inviata il 9 aprile scorso dal presidente dell’associazione condominiale in cui si diceva ai residenti che i danni rilevati dalla perizia del 2018 erano «significativamente peggiorati» e avvertiva che il deterioramento del calcestruzzo stava accelerando. Nella lettera si evidenziavano anche i danni rilevati sul tetto del palazzo e si esortava i residenti a effettuare lavori di riparazione che sarebbero costati circa 15 milioni di dollari (circa 13 milioni di euro).

Un’analisi delle immagini delle macerie condotta dal Washington Post con l’aiuto di ingegneri e testimoni sembra mostrare come il crollo sia stato causato da un primo cedimento di una sezione del bordo della piscina condominiale. Un residente ha raccontato al giornale che pochi minuti prima del crollo aveva visto una parte del bordo della piscina affossarsi nel garage sottostante, e la stessa cosa era stata detta da una donna che abitava nel palazzo in una telefonata a suo marito: la donna ora risulta dispersa.

Allyn E. Kilsheimer, ingegnere che sta indagando sul crollo per conto della città di Surfside, ha detto al Washington Post che «è possibile che prima sia crollata parte dell’area attorno alla piscina, che poi abbia trascinato la parte centrale dell’edificio, facendola crollare». Secondo Kilsheimer, una volta crollata la parte centrale, il resto dell’edificio non sarebbe riuscito a reggersi a sua volta, crollando di conseguenza. Al momento, secondo gli esperti interpellati dal Washington Post, è però ancora presto per dire con sicurezza cosa abbia causato il crollo, se un cedimento dei pilastri portanti o se della stessa piastra di cemento armato che li collegava.

Negli ultimi giorni è emerso inoltre che nel novembre del 2018, poche settimane dopo la pubblicazione della perizia, Ross Prieto, all’epoca funzionario della città di Surfside responsabile dell’ispezione degli edifici, rassicurò i residenti che il palazzo era «in condizioni molto buone».

Le rassicurazioni di Prieto erano avvenute durante un incontro con il consiglio di amministrazione del condominio, in cui si doveva discutere di quali lavori fosse necessario fare nel palazzo perché questo ottenesse una certificazione necessaria secondo le leggi locali dopo 40 anni dalla costruzione (ovvero nel 2021). Il giorno dopo la riunione con i residenti, Prieto aveva scritto un’email ai suoi superiori in cui aveva detto che «la risposta è stata molto positiva da parte di tutti i presenti» e che tutte le principali questioni riguardanti il processo per ottenere la nuova certificazione erano state affrontate.

Intanto le ricerche dei dispersi stanno proseguendo, anche se negli ultimi giorni sono state rallentate da piogge e temporali. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco locali, sono arrivate in aiuto anche unità specializzate da Messico e Israele.

Golan Vach, colonnello dell’esercito israeliano a capo di un’unità che si occupa di operazioni di soccorso di questo tipo, ha detto di non aver mai visto un disastro come quello di Surfside, in più di 20 anni di carriera. «È una delle situazioni più difficili e complicate che abbia mai visto», ha raccontato. Vach ha detto che al momento si sta cercando di individuare dove possano essere le stanze da letto degli appartamenti, sotto le macerie, dato che il crollo era avvenuto attorno alle 2 del mattino di giovedì (le 8 in Italia) e si presume che la maggior parte dei residenti stesse dormendo.

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