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  • Martedì 29 giugno 2021

La soluzione di Lotito per vendere la Salernitana non ha funzionato

Il proprietario della Lazio doveva cedere la squadra campana entro venerdì, ma il sistema che aveva escogitato è stato bocciato

Claudo Lotito allo stadio Arechi di Salerno (Alessandro Garofalo/LaPresse)
Claudo Lotito allo stadio Arechi di Salerno (Alessandro Garofalo/LaPresse)

Entro il 25 giugno Claudio Lotito – già proprietario della Lazio – e il cognato Marco Mezzaroma avrebbero dovuto cedere la proprietà della Salernitana, squadra di calcio recentemente promossa in Serie A come seconda classificata della Serie B. Le norme della federazione italiana (FIGC), in linea con quelle internazionali, vietano infatti che due o più squadre che condividono la stessa proprietà partecipino allo stesso ambito sportivo, e quindi a maggior ragione allo stesso campionato, come accadrebbe con Lazio e Salernitana.

Ma il 25 giugno non c’è stata nessuna cessione: i due proprietari hanno trasferito le loro quote a una società appositamente creata (un trust). La FIGC ha però bocciato la proposta e ha fissato una nuova, ravvicinata scadenza per la cessione.

La squadra campana è di proprietà di Lotito e Mezzaroma dal 2011 tramite due diverse società, una amministrata da Mezzaroma e dalla sua famiglia, l’altra amministrata da Lotito e intestata al figlio Enrico. Nel corso della loro gestione è passata dalla Serie D alla Serie A grazie anche ai tanti giocatori fatti arrivare in prestito dalla Lazio. Il problema legato alla multiproprietà era però noto da tempo: la Salernitana aveva disputato l’ultima stagione con una deroga concessa a suo tempo ai club di rilevanza storica per potersi riprendere più facilmente da fallimenti e retrocessioni.

La proprietà di due club nello stesso campionato è vietata in modo diretto o indiretto, anche attraverso il coinvolgimento di parenti o affini entro il quarto grado. Alla luce di questa norma — istituita a garanzia della regolarità dei campionati — lo scorso 17 maggio Lotito e Mezzaroma erano stati obbligati dalla FIGC a cedere la proprietà entro il 25 giugno.

Claudio Lotito dietro al figlio Enrico durante la premiazione per la promozione in Serie A della Salernitana (Alessandro Garofalo/LaPresse)

Lotito e Mezzaroma non hanno venduto il club per tempo e hanno quindi trasferito le loro quote a un trust: una società gestita da un uomo di fiducia e creata, secondo i proprietari, per trattare la cessione del club nel loro interesse anche dopo la scadenza del 25 giugno. A capo di questo trust è stato nominato il generale Ugo Marchetti, ex comandante della Guardia di Finanza ed ex vice sindaco di Palermo, che nel 2017 Lotito propose come presidente della Serie A.

Martedì, però, la FIGC ha respinto la proposta del trust, giudicato non abbastanza indipendente dai proprietari, e ha dato tempo fino a sabato 3 luglio per formularne una nuova. Nel frattempo, la data di scadenza per l’iscrizione delle squadre alla prossima Serie A era ieri, lunedì 28 giugno: la domanda della Salernitana è stata momentaneamente sospesa.

Nello sport italiano il caso più conosciuto di una società finita sotto la gestione di un trust è quello della Reyer Venezia, vincitrice della Serie A maschile di basket nel 2019 e semifinalista nella passata stagione. Nel 2017 — due anni dopo essere stato eletto sindaco di Venezia — Luigi Brugnaro creò un trust — affidandolo a una persona di fiducia — in cui fece confluire proprietà e gestione di tutte le sue aziende, dall’agenzia per il lavoro Umana alla Reyer, sia maschile che femminile, per garantire trasparenza ed evitare conflitti d’interessi con la sua carica pubblica.