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  • Venerdì 25 giugno 2021

Anche quest’anno il Pride di Istanbul è vietato

È il settimo anno di fila che le autorità lo proibiscono, e martedì la polizia ha sgomberato con violenza un evento organizzato dalla comunità LGBT+

(EPA/ Erdem Sahin via ANSA)
(EPA/ Erdem Sahin via ANSA)

Martedì la polizia turca ha fatto disperdere con la forza alcune decine di persone della comunità LGBT+ che si erano radunate al parco Maçka di Istanbul per celebrare la settimana del Pride con un pic-nic. Il Comitato per la Pride Week di Istanbul ha detto che durante lo sgombero una persona è stata arrestata, diverse sono state picchiate dagli agenti e una ha un braccio rotto.

Fino a pochi anni fa la sfilata del Pride a Istanbul attirava anche più di 100mila persone, ma questo è il settimo anno consecutivo in cui le autorità locali vietano gli eventi e le manifestazioni collegate alle tradizionali celebrazioni che si svolgono in moltissimi paesi del mondo, spesso adducendo scuse come l’ordine pubblico. È l’ennesimo segno che il governo del presidente Recep Tayyip Erdoğan, di orientamento islamista e conservatore, è sempre meno aperto nei confronti dei diritti delle persone delle comunità LGBT+.

Il sito di notizie indipendente turco Duvar ha scritto che l’intervento delle forze dell’ordine è stato compiuto dopo che il governatore del distretto di Şişli – il quartiere centrale di Istanbul dove si trova il parco Maçka e dove passavano solitamente le sfilate – aveva vietato il pic-nic citando problemi di sicurezza pubblica. L’ufficio del governatore del distretto ha poi fatto sapere di aver vietato tutte le attività inerenti alla Pride Week per 30 giorni.

Diversi giornalisti, attivisti e persone che stavano partecipando al pic-nic hanno condiviso sui social network le immagini dello sgombero da parte della polizia, eseguito spesso in maniera violenta, e diffuso l’hashtag #PiknikYasaklanamaz, cioè “un pic-nic non può essere vietato”.

In Turchia l’omosessualità non è un reato, ma negli ultimi anni il governo del presidente Erdoğan e le autorità locali stanno diventando sempre più ostili nei confronti dei diritti e della libertà di espressione delle persone della comunità LGBT+. Per dare l’idea, l’ultima manifestazione del Pride di Istanbul a essere stata autorizzata fu quella del 2014.

Nel 2015 il Pride di Istanbul fu interrotto dall’intervento di decine di agenti di polizia che usarono idranti, lacrimogeni e proiettili di gomma contro i partecipanti senza un vero motivo apparente, mentre l’anno successivo la parata fu vietata per ragioni legate alla «tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico».

Nel 2017 anche il governo locale della capitale turca Ankara impose il divieto a tempo indefinito di mostrare film o organizzare esibizioni ed eventi di altro tipo che riguardassero le persone della comunità LGBT+, proibendo così anche le manifestazioni del Pride. Le autorità di Ankara avevano spiegato di aver deciso di introdurre il divieto per garantire «pace e sicurezza» nella città, facendo riferimento allo stato di emergenza che era stato imposto in tutto il paese in seguito al tentato colpo di stato del luglio del 2016. Per la stessa ragione, lo stesso anno il Pride venne vietato anche a Istanbul, di nuovo.

Come negli anni precedenti, anche nel 2018 l’evento di Istanbul fu vietato per ragioni di sicurezza, ma circa un migliaio di persone si riunì comunque prima che la polizia intervenisse con gas lacrimogeni e getti d’acqua e arrestasse 11 persone. La stessa scena si ripeté nel 2019, mentre nel 2020 ufficialmente la marcia venne cancellata a causa dell’emergenza della pandemia da coronavirus. Rispondendo alle critiche ricevute dagli attivisti e dai gruppi politici di opposizione, uno dei principali consiglieri del presidente, Fahrettin Altun, scrisse su Twitter che la «propaganda LGBT è un grave rischio per la libertà di parola».

– Leggi anche: Perché il Pride è ancora rilevante

Tra le altre cose, sabato 19 giugno sempre a Istanbul ci sono state manifestazioni e proteste contro il ritiro della Turchia dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica deciso a marzo dal presidente Erdoğan.

L’accordo internazionale fu promosso dal Consiglio d’Europa nel 2011 ed entrò in vigore nel 2014 con l’obiettivo di prevenire e combattere la violenza contro le donne, lo stupro coniugale e le mutilazioni genitali femminili: è più noto come Convenzione di Istanbul proprio perché fu ratificato nella città turca, e la Turchia fu il primo paese a firmarlo.

A proposito degli eventi di martedì, condividendo le immagini del pic-nic, la nota scrittrice turca Elif Shafak – finalista del Booker Prize nel 2019 – ha scritto:

«Condividere una fetta di pane, canticchiare una canzone, un po’ di amicizia e solidarietà sapendo che non si è da soli al mondo… ma questo sistema è ostile a tutto ciò che è bello. La polizia, che tratta bene gli assassini delle donne, cosa voleva da questi giovani innocenti che stavano facendo un pic-nic in pace?»