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  • Venerdì 18 giugno 2021

Inghilterra-Scozia, più di una partita

La storica rivalità tra i paesi britannici trova sfogo soprattutto nello sport, e stasera a Wembley se ne aggiungerà un altro pezzo

Un tifoso scozzese a Londra per Inghilterra-Scozia del 2013 (Dan Kitwood/Getty Images)
Un tifoso scozzese a Londra per Inghilterra-Scozia del 2013 (Dan Kitwood/Getty Images)

La Scozia è una delle nazioni costitutive del Regno Unito, il suo capo di stato è la regina Elisabetta II e il suo governo locale dipende in ultima istanza da quello centrale di Londra. Questo però non impedisce agli scozzesi di coltivare ancora una feroce rivalità con l’Inghilterra, dettata perlopiù da una lunga storia di conflitti e alimentata costantemente dalle spinte indipendentiste.

Lo sport è l’ambito in cui questa rivalità ha più occasioni di manifestarsi: succederà ancora stasera, a Londra, in una partita degli Europei di calcio che può essere decisiva per entrambe.

Nel rugby Inghilterra e Scozia giocano annualmente nel Sei Nazioni. Da decenni l’Inghilterra si presenta con i favori dei pronostici, ma spesso la piccola e orgogliosa Scozia riesce a metterle i bastoni fra le ruote, come è capitato giusto lo scorso febbraio, quando è riuscita a vincere a Londra dopo 38 anni. Quando si incontrano, non è raro sentire gli scozzesi chiamare gli inglesi i “pavoni bianchi”, termine che non si riferisce soltanto alle divise bianche degli avversari, ma anche alla loro presunta vanità. Per gli scozzesi più agguerriti le partite contro l’Inghilterra sono una “caccia al pavone”.

(Mike Hewitt/Getty Images)

Nel calcio Inghilterra-Scozia è stata la prima partita internazionale mai disputata. La federazione inglese (FA) formalizzò le regole del calcio nell’anno della sua fondazione, il 1863. Meno di dieci anni dopo, nel 1870, la Scozia raccolse la sfida lanciata a suo tempo dagli inglesi, formò una sua squadra nazionale e si presentò al vecchio stadio del cricket di Londra per giocare. Finì 1-1 ma quella partita, come le successive quattro, non fu successivamente riconosciuta dalla FIFA in quanto organizzata soltanto parzialmente dalla FA.

La sesta partita è quella che oggi viene ritenuta la prima ufficiale nella storia del calcio internazionale. Si giocò a Partick, nei pressi di Glasgow, il 30 novembre 1872, giorno di Sant’Andrea, santo patrono scozzese, e finì in parità senza gol segnati. Da allora Inghilterra e Scozia si sono affrontate in 113 partite ufficiali. Fino alla Seconda guerra mondiale il livello della sfida fu equo, poi l’Inghilterra prese il largo: oggi il bilancio è di 48 vittorie inglesi, 41 scozzesi e 24 pareggi.

Fino al 1989 inglesi e scozzesi si affrontarono annualmente, poi il calcio internazionale sì strutturò diversamente e le grandi avversarie dell’Inghilterra divennero altre, come Germania e Argentina. Da allora le due vecchie rivali si sono incontrate soltanto sette volte, con una netta prevalenza inglese: ci si ricorda soprattutto del gran gol che Paul Gascoigne segnò nel vecchio Wembley a Euro 96. L’ultimo confronto, però, fu emblematico. Nelle qualificazioni ai Mondiali del 2018, dopo un 3-0 inglese a Wembley, la Scozia ampiamente sfavorita riuscì a reagire all’Hampden Park di Glasgow: recuperò lo svantaggio iniziale e si portò momentaneamente avanti con due incredibili e quasi identiche punizioni di Leigh Griffiths, attaccante del Celtic Glasgow, la squadra cattolica degli indipendentisti, rivale storica dei Rangers, protestanti e unionisti.


Ad aggiungersi al piano sportivo c’è poi la spinosa questione degli inni. Ufficialmente quello scozzese dovrebbe essere God Save the Queen, in quanto inno del Regno Unito, ma sarebbe chiedere troppo. Dagli anni Settanta la Scozia usa invece Flower of Scotland, che nel 2006 fu preferito definitivamente ad altre quattro canzoni patriottiche in un sondaggio proposto dall’Orchestra Nazionale di Glasgow.

– Leggi anche: Una scenografica esecuzione dell’inno scozzese

Flower of Scotland fu scritta da Roy Williamson dei The Corries a metà degli anni Sessanta. Ricorda la battaglia di Bannockburn, in cui l’esercito del re di Scozia Roberto I, in inferiorità numerica, sconfisse brutalmente quello del re d’Inghilterra Edoardo II mantenendo così l’indipendenza della regione. È un inno solenne e patriottico, che però punzecchia continuamente l’Inghilterra, come si capisce inequivocabilmente dal terzo verso. Dopo aver ricordato la battaglia contro Edoardo II, dice: «Quei giorni sono passati / e nel passato devono rimanere / ma possiamo ancora rialzarci / ed essere di nuovo la nazione / che si rivoltò contro / l’esercito del fiero Edoardo / e lo rimandò a casa / a pensarci due volte».


Ma c’è di più. Da quando viene cantato negli stadi del rugby e del calcio, tra i tifosi scozzesi si è diffusa l’usanza di urlare “contro chi” e “bastardi” o “segaioli” prima e dopo “l’esercito del fiero Edoardo”. Viene fuori quindi: «Quei giorni sono passati / e nel passato devono rimanere / ma possiamo ancora rialzarci / ed essere di nuovo la nazione / che si rivoltò contro / contro chi? / l’esercito del fiero Edoardo / bastardi! / e lo rimandò a casa / a pensarci due volte». Il tipo di insulto può variare in base ai gusti.

Per questi motivi, quando Flower of Scoltand viene suonato in Inghilterra — come accadrà stasera a Wembley — viene ricoperto da brusii e fischi, specialmente nel calcio — dove il pubblico si fa generalmente meno problemi — senza che nessuno abbia da ridire come invece succede in altri casi del genere.

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