Una canzone di Tom T. Hall

Di uno che è finito a Memphis cercando lei che se n'è andata

(Frederick Breedon IV/Getty Images for ACM)
(Frederick Breedon IV/Getty Images for ACM)

Le Canzoni è la newsletter serale che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. L’indomani – il martedì, mercoledì e venerdì – la pubblichiamo sul Post, ci si iscrive qui.
Il Guardian ha un articolo su Hall & Oates, sulle loro sette vite, e sul successo postumo di You make my dreams come true, per via di questa scena.
Dopodomani Diana Ross fa uscire una nuova canzone, a 77 anni.
Oggi è il giorno che 40 anni fa uscì il primo disco dei Duran Duran, quello così e così, dove c’erano Girls on film (con il video che allora fu censurato) e Planet earth; è il giorno che 25 anni fa morì Ella Fitzgerald; ed è il giorno che 3 anni fa morì Matt Guitar Murphy, dei Blues Brothers.

That’s how I got to Memphis
Tom T. Hall

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Siamo in questa newsletter da due anni quasi, e non abbiamo mai parlato delle canzoni di The Newsroom, la serie, salvo che per una passeggera citazione appunto nel 2019. Parliamone.

La scelta delle canzoni nelle serie tv è diventata da tempo un format nel format, e una parte decisiva nelle loro popolarità a cui ormai nessuna produzione si sottrae: spesso con approcci molto ruffiani, ma sapete com’è, con la musica, ci si casca sempre, e ci si casca volentieri. C’è una ragione per cui i videoclip cosiddetti ebbero allora quel successo planetario, ed è che se metti una canzone sotto una storia è come il cacio sui maccheroni e i maccheroni sul cacio, in una volta sola.

The Newsroom è una serie di Aaron Sorkin in tre stagioni, uscite tra il 2012 e il 2014. Alcuni di voi l’avranno vista, qualcun altro saprà cos’è perché io ho sfinito ogni lettore di passaggio con The Newsroom per diversi anni: è la cosa migliore sul giornalismo – in termini di contenuti e di buone intenzioni – che si possa vedere, e ha i dialoghi di Sorkin, che è imbattibile (Sorkin è quello di West Wing, di Moneyball, di The social network, del Processo ai Chicago 7, tra regia e scrittura). Siccome intorno a me ormai sbuffano tutti, quando parlo ancora di Moneyball e The Newsroom, non mi tratterrò oltre per coda di paglia: lascio qui questo e questo.

Parliamo delle canzoni: nella prima stagione c’è una scena pazzesca, scritta pazzescamente, che coniuga appunto la paraculaggine di confezione di cui ho parlato al racconto formidabile di una storia vera memorabile ed esemplare del giornalismo recente, ovvero la falsa notizia della morte di Gabrielle Giffords dopo l’attentato contro di lei: è raccontata in fondo a questo articolo. E un pezzo essenziale della pazzeschitudine di quella scena è la canzone dei Coldplay, Fix you.

Poi Sorkin usò altre canzoni nella serie, senza più spingere così tanto sul farle diventare protagoniste, fino all’ultima puntata dell’ultima stagione: in questo caso la scena non è niente di speciale, e l’occasione ha una sua gravità quindi la retorica sfugge un po’ di mano. Il protagonista Will McAvoy dice delle cose paterne al nipote di Charlie (che sì, è il Charlie della newsletter domenicale del Post: ve l’avevo detto), e il rapporto è suggellato da un’esecuzione improvvisata di How I got to Memphis. E però la canzone è qualcosa.

If you love somebody enough
You’ll follow wherever they go
That’s how I got to Memphis
That’s how I got to Memphis

Fu scritta più di mezzo secolo fa da Tom T. Hall, cantautore country che ora ha 85 anni. Ed è un bel racconto semplice di uno che è finito a Memphis cercando lei che se n’è andata e si sarà cacciata in qualche guaio e lui vuole salvarla: ma si capisce che forse se la racconta, e lei se n’è andata e basta, e lui continuerà a girare per Memphis chiedendo in giro, e scusandosi del disturbo.

Thank you for your precious time
Forgive me if I start to cry
That’s how I got to Memphis
That’s how I got to Memphis


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