Un’altra canzone di Lucio Battisti

E cose che si vedono nelle foto di Lucio Battisti

(Lapresse)
(Lapresse)

Le Canzoni è la newsletter serale che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. L’indomani – il martedì, mercoledì e venerdì – la pubblichiamo sul Post, ci si iscrive qui.
È uscito il disco nuovo dei londinesi Wolf Alice, che potrebbe essere bello ma devo ancora sentirlo bene (su Spotify): c’è anche un nuovo singolo.
Oggi Bonnie Tyler ha compiuto 70 anni: c’è una sola ragione di devozione nei suoi confronti, ed è quella baracconata di cui sapete tutti, Total eclipse of the heart.
Vabbè, anche It’s a heartache non era male, in effetti.

Abbracciala abbracciali abbracciati
Lucio Battisti

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Malgrado fosse notoriamente un tipo schivo, soprattutto in una prima fase della sua carriera e del suo successo Lucio Battisti si faceva vedere in giro più spesso: il risultato è che ci sono sue foto stupende, per quello che dicono di lui e del mondo intorno. Di quella che usammo la volta scorsa che parlammo di lui, per esempio, avevo notato soprattutto lo sguardo seccato: eravamo già nel 1997, quando lui aveva iniziato a essere più seccato di essere riconosciuto in giro. Ma oggi mi è caduto anche l’occhio sul Corriere della Sera che stava leggendo, e che era questo, 20 giugno 1997.

La foto qui sopra, invece, è del 1969, durante il Cantagiro, lui aveva 26 anni: e a rubare la scena stavolta sono le facce e i corpi da 1969 al Cantagiro, intorno a lui. Ma non resisto a mettere qui anche questa, coeva, che ho trovato nell’archivio dell’agenzia Lapresse con questa didascalia: “1969 – 8^ CANTAGIRO – I CANTANTI LUCIO BATTISTI, MAL E DORI GHEZZI, MUSICA, CANTANTE, MINIGONNA, ANNI 60, ITALIA, COLORE, 03-00006308 LaPresse/Publifoto”

Avanti veloce di cinque anni e Battisti pubblica Anima latina, disco più strano e diverso, ricercato: ispirato in parte da un viaggio sudamericano e in parte dalle creatività prog del tempo e dalla band di amici e collaboratori – musicisti formidabili – che si chiamava Il volo (da non confondere con quei tre ragazzotti che girano il mondo con questo nome da una decina d’anni): disco che quindi passa per un suo maggiore capolavoro senza che però contenga nessuna delle sue canzoni più famose o di quelle che si cantano sulla spiaggia la sera o in gita scolastica (ancora oggi? boh). Dal disco dopo, con Ancora tu, sarebbero tornati singoli di grandissimo successo, ma di un periodo nuovo.
La canzone più famosa di Anima latina è probabilmente Due mondi (“voglio te, una vita…”), a sua volta musicalmente piuttosto creativa. Ma il disco iniziava con una cosa stupenda di sette minuti piena di invenzioni e suoni.

Cosa ti dicevo mai
a che punto ero
ho quasi l’impressione che
io con te perdo il sentiero
forse la filosofia
può spiegare questi strani vuoti nella mente mia

Para-para-pà-ppara-pà anche a voi.


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