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  • Sabato 8 maggio 2021

Un Giro d’Italia senza favoritissimi

Comincia oggi da Torino, e soltanto uno dei partecipanti l'ha già vinto in passato

(Marco Alpozzi/LaPresse)
(Marco Alpozzi/LaPresse)
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Il Giro d’Italia parte questo pomeriggio da Torino e terminerà il 30 maggio a Milano: la prima e l’ultima saranno le uniche due tappe a cronometro di una corsa la cui altimetria, quest’anno, sembra ben prestarsi alle ambizioni degli scalatori. Perché nei quasi 3.500 chilometri di Giro d’Italia, in un percorso che attraverserà in tutto 13 regioni, ci saranno quasi 50mila metri di dislivello e otto arrivi in salita.

Tra i 184 corridori alla partenza (otto per ognuna delle 23 squadre), l’unico ad aver già vinto il Giro d’Italia (nel 2013 e nel 2016) è Vincenzo Nibali, che però è un po’ acciaccato e, ormai 36enne, non è nei primi posti tra i favoriti per la vittoria della maglia rosa, che quest’anno peraltro compie 90 anni. Si ritiene infatti che molte più possibilità di lui le abbiano il britannico Simon Yates, il colombiano Egan Bernal e il belga Remco Evenepoel, che hanno rispettivamente 28, 24 e 21 anni. Yates ha già vinto una Vuelta di Spagna, Bernal un Tour de France ed Evenepoel è considerato, già da un paio d’anni, un probabile futuro vincitore – tra le altre cose – di Vuelte, Tour e Giri. Ma nessuno di loro l’ha ancora mai vinto, un Giro, e attorno alle possibilità di tutti e tre ci sono un po’ di asterischi e non pochi punti di domanda.

Ci sono quindi discrete possibilità che a vincere il Giro sia uno dei non favoritissimi della vigilia: un po’ come successe l’anno scorso, quando il Giro fu insolitamente corso a ottobre e piuttosto sorprendentemente vinto da Tao Geoghegan Hart: che indossò la maglia rosa solo al termine dell’ultima tappa, poco prima di essere premiato con il Trofeo Senza Fine, che è a forma di spirale e ad ogni edizione viene allungato, con l’aggiunta del nome dell’ultimo vincitore.

(Gian Mattia D’Alberto/LaPresse)

Prevedere quali, tra le 21 tappe del Giro, saranno le più decisive o appassionanti per gli spettatori è sempre difficile. Perché se è vero che spesso a fare la corsa sono il percorso e le pendenze, è anche vero che a volte bastano un brutto temporale, un forte vento o un qualche impiccio fisico o meccanico a scombussolare tutto. O qualcuno che si inventa qualcosa di sorprendente e per l’appunto imprevedibile.

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Il primo arrivo in salita sarà nella quarta tappa, martedì 11 maggio, con arrivo a Sestola in provincia di Modena. Ne seguiranno uno nella sesta, uno nell’ottava e uno nella nona tappa. Ancora più danni (per alcuni) e benefici (per altri) potrebbe però crearli l’undicesima, che mercoledì 19 maggio partirà da Perugia e arriverà a Montalcino, e che – un po’ come succede nella Strade Bianche – avrà oltre trenta chilometri di strada sterrata, tutti negli ultimi 70 chilometri della tappa. Un fattore che potrebbe rendere la corsa particolarmente vivace e appagante per chi si prenderà un pomeriggio per guardarla.

Nella quattordicesima tappa, sabato 22 maggio, il Giro arriverà sullo Zoncolan: una salita notoriamente durissima, che però quest’anno verrà percorsa dal suo versante un po’ meno duro, ma pur sempre con pendenze in doppia cifra nei suoi ultimi chilometri.

Un’altra seria candidata per tenere incollati agli schermi gli appassionati è la sedicesima tappa, lunedì 24 maggio: anche nota come “il tappone dolomitico”, con arrivo a Cortina d’Ampezzo dopo quasi seimila metri di dislivello. In gran parte accumulati grazie ai passaggi su Passo Fedaia, Passo Giau e Passo Pordoi, che con i suoi 2.239 metri d’altezza è la Cima Coppi di questo Giro, cioè il suo punto più alto.

Grazie a un disegno altimetrico piuttosto tradizionale, che condensa tante salite nella terza e ultima settimana, ci sarà molto dislivello anche nella diciassettesima, nella diciannovesima e nella ventesima tappa, che il 29 maggio arriverà sull’Alpe Motta. La cronometro finale, che potrebbe risultare decisiva per la vittoria dell’ultima maglia rosa e quindi del Trofeo Senza Fine, partirà da Senago e arriverà a Milano in Piazza Duomo.

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Molte tappe saranno aperte a diversi esiti possibili, compreso l’arrivo della fuga di giornata, e quelle che dovrebbero terminare con una volata di gruppo saranno almeno un paio ma difficilmente più di quattro o cinque. Tra queste c’è per esempio la Ravenna-Verona, che il sito INRNG ha definito «piatta come una piadina» e che vuole essere un omaggio a Dante, che a Verona visse per un po’ e che a Ravenna morì 700 anni fa.

Dall’alto, nel suo scendere a sud fino a Guardia Sanframodi, in Campania, e nel suo andare a est fino a percorrere qualche chilometro in Slovenia e Svizzera, il Giro d’Italia di quest’anno è fatto così:

Visto di profilo invece ha quest’aspetto:

Seppur negli ultimi anni abbia guadagnato estimatori grazie alla sua vivacità, e abbia migliorato non poco la qualità dei corridori, il Giro d’Italia continua a non essere il Tour de France: a cui parteciperanno i due fortissimi sloveni Tadej Pogačar e Primož Roglič, i britannici Geraint Thomas e Geoghegan Hart e l’ecuadoriano Richard Carapaz.

Ma tra i pretendenti alla maglia rosa – per neofiti: la veste di volta in volta chi fino alla tappa precedente ci ha messo meno tempo a percorrere il Giro – ci sono comunque alcuni tra i migliori ciclisti al mondo.

Il fatto è che, come ha scritto Cycling Tips, «il Giro è spesso la corsa dei ciclisti le cui ambizioni sono seguite da punti di domanda: i giovani che ancora devono dimostrare a pieno il loro valore, quelli che ci sono sempre arrivati vicini ma non hanno mai vinto un grande giro, quelli che scoprono strada facendo di poterci ambire e i veterani in cerca di un cambio di passo».

Il veterano, in questo caso è senza dubbio Vincenzo Nibali, che ha vinto tutti e tre i grandi giri ma che non ne vince uno da quattro anni. Ma visto che è Nibali e che sul podio finale del Giro ci è salito sei volte (due per ogni gradino), sarà comunque tenuto in gran conto dagli avversari. Al Giro ci arriva però dopo che a metà aprile era caduto in allenamento fratturandosi il radio del polso destro.

(Massimo Paolone/LaPresse)

Egan Bernal, da parte sua, ci arriva invece dopo diversi mesi in cui ha avuto problemi alla schiena che un anno fa gli fecero abbandonare il Tour de France. Quando stava bene, era fortissimo; e a guardare i suoi risultati degli ultimi mesi i problemi sembrano essere passati, almeno in parte. Ci sarà da capire se riuscirà a pedalare tre settimane filate senza che si ripresentino.

Il punto di domanda più grande sta però accanto al nome di Remco Evenepoel: perché è ormai da qualche anno che se ne parla come di un talento fuori dal comune e perché nel 2020 prese il via a quattro corse a tappe (di pochi giorni, non di tre settimane come i grandi giri) e le vinse tutte e quattro. Tuttavia, è dal Ferragosto del 2020 – giorno in cui si corse il Giro di Lombardia – che Evenepoel non partecipa a una gara e ha passato mesi a rimettersi in sesto dopo un bruttissimo incidente. Inoltre, il Giro d’Italia è il primo grande giro della sua vita. Vita nella quale ha già fatto in tempo a essere capitano della squadra Under 17 della nazionale del Belgio: ma di calcio.

Il britannico Simon Yates invece sta bene, molto bene, e arriva da un’ottima vittoria al Tour of the Alps, che come si evince dal nome non ci va per la leggera con le salite. I dubbi su di lui sono legati in buona parte al fatto che al Giro di tre anni fa – poi vinto da Chris Froome – partì benissimo, ma poi si spense strada facendo.

Perché va da sé che stare bene è la premessa necessaria, ma non sufficiente, per andare più forte di tutti gli altri, o quantomeno per evitare i problemi e gestire meglio attacchi e difese nel corso delle tre settimane. E poi ci sono le squadre, le tattiche e un buon numero di altri pretendenti.

Tra gli altri: gli spagnoli Mikel Landa (grande scalatore, modesto cronoman e perfetto rappresentante della categoria di quelli che è da anni che sembrano poter vincere un grande giro ma non l’hanno mai vinto) e Marc Soler, il russo Alex Vlasov, il britannico Hugh Carthy, il francese Romain Bardet, il tedesco Emanuel Buchmann e l’australiano Jai Hindley (secondo al Giro del 2020).

E siccome molti dei favoriti sono accompagnati da qualche punto di domanda, non è affatto da escludere che, strada facendo, qualche loro compagno di squadra possa prenderne il posto: un po’ come fece un anno fa Geoghegan Hart dopo il ritiro di Thomas. Tra quelli da tenere d’occhio ci sono Bauke Mollema e Giulio Ciccone (compagni di Nibali alla Trek – Segafredo), Pello Bilbao (alla Bahrain – Victorious insieme a Landa), Pavel Sivakov e Daniel Martínez  (alla Ineos Grenadies insieme a Bernal) e Joao Almeida (alla Deceuninck – Quick Step insieme a Remco Evenepoel). I forti compagni di squadra mancano invece a Yates, e questo potrebbe essere un problema per le sue ambizioni.

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Tra i tanti nomi di chi potrebbe farsi notare in singole tappe e indossare maglie diverse da quella rosa, ci sono quelli di Peter Sagan, Caleb Ewan e Thomas De Gendt. E, per l’Italia, Davide Formolo, Elia Viviani, Diego Ulissi, Gianni Moscon e Filippo Ganna, ormai principale favorito di ogni cronometro a cui si presenti, e capacissimo di dire la sua anche in tappe di altro tipo e che (così come Nibali) punta anche alle Olimpiadi.

Seguire il Giro di quest’anno non dovrebbe essere difficile, per chi ne avrà la voglia e il tempo, perché la Rai trasmetterà – tra Rai Sport e Rai Due – la diretta integrale di ogni gara della «corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo». E prima ci saranno le interviste, e dopo ci sarà il Processo alla Tappa; e di sera (alle 20) o di notte (poco dopo la mezzanotte) TGiro e Giro Notte, per chi prima aveva da fare.

Per guardare il Giro dalla strada anziché dalla televisione, il consiglio è di consultare orari e percorsi sul Garibaldi, il tomo da centinaia di pagine (gratuito e disponibile online) con corpose informazioni sulla corsa. Si chiama così, dal 1961: quando in occasione del Giro del centenario dall’unità d’Italia, anche quello partito da Torino e arrivato a Milano, sulla copertina della guida c’era per l’appunto Garibaldi. Di caso in caso, di regione in regione e di colore in colore, ci saranno però da verificare regole e eventuali restrizioni dovute alla pandemia, in particolar modo per quanto riguarda le partenze, le salite e gli arrivi.