Questo quadro messo all’asta per 1.500 euro è di Caravaggio?

Era stato attribuito a un pittore della sua scuola, ma secondo diversi esperti sarebbe del maestro e potrebbe valere decine di milioni

(ANSA/ Catalogo Ansorena)
(ANSA/ Catalogo Ansorena)

Un dipinto attribuito precedentemente a un pittore spagnolo di scuola caravaggesca che stava per essere messo all’asta per poche migliaia di euro potrebbe essere stato realizzato in realtà proprio da Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, e quindi potenzialmente valere decine di milioni di euro. Lo sostengono diversi critici d’arte, tanto che la casa d’aste ne ha sospeso la vendita in attesa di un giudizio definitivo: secondo una prima indagine del museo del Prado di Madrid ci sono «ragioni fondate» per dire che il dipinto sia proprio di Caravaggio.

L’opera, un olio su tela, ritrae Cristo con una corona di spine ed è di proprietà di tre fratelli della famiglia Pérez de Castro, molto nota nel mondo dell’arte e della politica spagnola. Era stata inserita nel catalogo della casa d’aste di Madrid Ansorena, che aveva pianificato per l’8 aprile un’asta col prezzo di partenza di 1.500 euro. La “Coronación de espinas” – questo è il nome del dipinto – era stata attribuita al pittore José de Ribera, detto lo Spagnoletto, molto attivo a Napoli a inizio Seicento. I fratelli Pérez de Castro, che avevano ereditato il dipinto dal padre Antonio, non avevano idea che ci fossero dubbi sulla corretta attribuzione del dipinto.

La storia era cominciata verso la fine di marzo, quando Giancarlo Ciaroni, fondatore e direttore della Galleria Altomani di Milano, aveva ricevuto da parte di un amico collezionista la foto del dipinto. Aveva quindi chiesto un parere allo storico dell’arte Massimo Pulini, professore dell’Accademia di Belle Arti di Bologna: nel giro di 6 minuti, racconta il Guardian, Pulini aveva aperto la mail di Ciaroni e aveva osservato velocemente i dettagli dell’opera. «È un quadro di Caravaggio, dove diavolo l’hai trovato?» gli aveva risposto.

Per gli storici dell’arte che sostengono che si tratti di un Caravaggio, è una scoperta enorme. L’opera è stata provvisoriamente ribattezzata “Ecce Homo”, dalla frase che secondo la Bibbia Ponzio Pilato pronunciò nell’indicare Cristo flagellato, e che identifica diverse opere d’arte con lo stesso soggetto.

(ANSA/ Catalogo Ansorena)

Ci sono diversi elementi che fanno dire a Pulini che si tratta di un’opera dipinta da Caravaggio: per esempio l’utilizzo della luce e dei toni scuri che hanno reso celebre il pittore, l’inclinazione del capo di Cristo e il volto del soldato che si vede in penombra alle sue spalle, che può ricordare quello del “Bacchino malato”, una delle sue opere più famose. Per la storica dell’arte Cristina Terzaghi, professoressa dell’Università Roma 3, è stata «rivelatoria» anche la rappresentazione delle mani di Pilato, alla destra di Cristo, che riprende lo stesso utilizzo dei gesti presente in altre opere di Caravaggio, come la “Madonna del Rosario”.

Per Stefano Causa, professore dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, «più Caravaggio di così si muore».

Anche secondo il politico e critico d’arte Vittorio Sgarbi, che aveva detto al Corriere della Sera che avrebbe voluto «riportare l’opera in Italia con l’aiuto di un finanziatore», si tratta di un’opera di Caravaggio. Secondo Pulini, inoltre, lo proverebbero anche dei documenti scritti.

– Leggi anche: I più grandi furti d’arte della storia

Pulini ha scritto che l’opera era stata promessa da Caravaggio all’aristocratico Massimo Massimi nel 1605, come dimostrerebbe una nota nell’archivio della famiglia in cui, in data 25 giugno, il pittore si impegnava «a pingere all’Ill.mo Massimo Massimi, per essere stato pagato, un quadro di valore e grandezza come è quello ch’io gli feci già della Incoronazione di Crixto, per il primo di Agosto 1605».

Secondo Pulini, l’opera sarebbe poi arrivata in Spagna per via della cosiddetta “damnatio memoriae” (letteralmente “condanna della memoria”), una consuetudine che prevedeva di distruggere o allontanare le opere di artisti che avevano commesso reati o che avevano colpe ritenute gravi ed erano pertanto considerate sgradite. Come dicono altre testimonianze, infatti, nello stesso periodo del 1605 Caravaggio era stato imprigionato per aver aggredito una persona e deturpato la porta di casa di due donne; circa un anno più tardi, il 28 maggio del 1606, uccise notoriamente un uomo per un litigio durante una partita di pallacorda e fuggì da Roma per evitare la condanna alla decapitazione.

A differenza di Pulini, Terzaghi sostiene che stilisticamente l’opera sia compatibile con il cosiddetto periodo napoletano di Caravaggio: in effetti, era proprio a Napoli che il pittore si era rifugiato dopo essere scappato da Roma a metà del 1606.

Secondo Pulini, è possibile che il dipinto fosse stato portato in Spagna dal cardinale Innocenzo Massimi, parente dell’aristocratico che lo aveva commissionato, che attorno al 1620 era stato nominato nunzio apostolico a Madrid. Terzaghi ha spiegato che in ogni caso un “Ecce Homo” di Caravaggio era stato sicuramente portato in Spagna nel 1659, come peraltro aveva riferito lo storico dell’arte Giovanni Pietro Bellori nel 1672. Finora però si era sempre pensato che questo “Ecce Homo” fosse il dipinto attribuito a Caravaggio che attualmente è conservato a Palazzo Bianco di Genova.

– Leggi anche: L’arte certificata con la blockchain

Il Guardian ha raccontato che Ciaroni non era stato il solo ad aver ricevuto l’informazione che il dipinto potesse essere di Caravaggio: quando suo figlio aveva incontrato i fratelli Pérez de Castro a Madrid per cercare di concludere un accordo privato per la vendita dell’opera, i tre – ignari dei dubbi sull’attribuzione del dipinto – gli avevano detto di essere rimasti sbalorditi dal fatto di aver ricevuto altre due offerte di 3 milioni di euro ciascuna. L’enorme interesse nei confronti dell’opera è diventato più chiaro quando Ciaroni ha mostrato loro una copia della critica di Pulini in cui lo studioso diceva che poteva essere stata dipinta da Caravaggio.

Dopo alcuni giorni dalla scoperta, l’asta è stata annullata e il ministero della Cultura spagnolo ha disposto il divieto di esportazione dell’opera su consiglio degli esperti del museo del Prado. Secondo il rapporto preliminare degli esperti, «ci sono ragioni formali e documentali fondate» per ritenere che probabilmente il dipinto sia un’opera originale di Michelangelo Merisi, e attualmente si attende che gli esperti che lo stanno esaminando diano il loro parere definitivo.

Secondo Sgarbi, se sarà stabilito che l’opera sia stata dipinta effettivamente da Caravaggio, potrebbe essere venduta tra i 100 e i 150 milioni di euro, in caso di vendita a un privato, o tra i 40 e i 50 milioni di euro, se acquistata da un museo.