Un po’ di numeri sulle carceri nell’ultimo anno

Ci sono molti meno detenuti ma il problema del sovraffollamento è rimasto, dice l'ultimo rapporto dell'associazione Antigone

Il carcere di San Vittore, a Milano (ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)
Il carcere di San Vittore, a Milano (ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)

L’associazione Antigone, che si occupa di tutelare i diritti delle persone che si trovano in carcere, ha pubblicato il suo annuale rapporto sulla condizione delle carceri in Italia. I numeri relativi all’ultimo anno hanno risentito ovviamente degli effetti della pandemia da coronavirus, che ha avuto conseguenze anche sulle carceri e sui detenuti.

Anzitutto è diminuito il numero di detenuti. Il 29 febbraio del 2020, a pochi giorni dalla scoperta del primo caso di infezione da coronavirus in Italia, c’erano 61.230 persone in carcere, mentre il 28 febbraio 2021 ce n’erano 53.697: 7.533 in meno, pari al 12,3 per cento. È il numero più basso di persone incarcerate in Italia dal 2015, quando c’erano 52.165 detenuti.

Questo dato, secondo l’associazione Antigone, è l’esito «più dell’attivismo della magistratura di sorveglianza che non dei provvedimenti legislativi in materia di detenzione domiciliare». Nel decreto ristori dello scorso ottobre il governo aveva infatti inserito alcune misure volte a incentivare la detenzione domiciliare per limitare il sovraffollamento nelle carceri e ridurre la possibilità di contagi e focolai. Ma secondo Antigone, la diminuzione della popolazione carceraria non è servita a migliorare in maniera significativa il tasso di affollamento delle carceri, che oggi è pari al 106,2 per cento.

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Secondo l’associazione, per arrivare al 98 per cento della capienza ufficiale regolamentare, cioè la percentuale che garantisce la disponibilità di un certo numero di posti liberi per eventuali ondate di arresti, sarebbe necessario che venissero scarcerate altre 4mila persone, che diventano 8mila se si tiene conto dei reparti transitoriamente chiusi. Le tre carceri più affollate sono quelle di Taranto (603 detenuti per 307 posti, Brescia (357 detenuti per 186 posti) e Lodi (83 detenuti per 45 posti).

La divisione tra stranieri e italiani tra i detenuti resta invece pressoché invariata: gli stranieri sono il 32,5 per cento dei totale dei detenuti, una percentuale stabile rispetto allo scorso anno, ma in forte diminuzione se paragonata al 2009, quando erano il 37,15 per cento: si parla di 6.723 detenuti stranieri in meno in undici anni.

Per quanto riguarda le differenze tra uomini e donne in carcere, al 31 gennaio 2021 queste ultime erano 2.250. In totale le donne costituiscono il 4,2 per cento della popolazione carceraria, una percentuale stabile nel tempo che ha visto il suo minimo nel 1998 (3,8 per cento). Al 28 febbraio 2021, inoltre, c’erano 27 bambini in carcere con le proprie 25 madri, 14 dei quali stranieri. Un anno fa i bambini in carcere con le proprie madri erano 57. Resta invece invariato il numero di minori detenuto nelle carceri minorili: alla metà del gennaio 2021, erano 281, mentre nel maggio del 2020 erano 280.

Per quanto riguarda i reati commessi dai detenuti, quest’anno si è scesi per la prima volta sotto i 300 omicidi, raggiungendo i minimi storici. Questa diminuzione non ha trovato però corrispondenza in una pari riduzione negli omicidi con vittime donne. Negli ultimi due anni, risultano in lieve aumento le vittime di sesso femminile (da 111 del 2019 a 112 del 2020) e quelle uccise in ambito familiare affettivo (da 94 a 98).

L’associazione Antigone rileva inoltre quanto la condizione economica e sociale di provenienza influisca sulla possibilità di delinquere e finire in carcere: se si rapporta il numero di persone detenute per regione di nascita a quello degli abitanti delle stesse regioni, si vede chiaramente come siano le regioni più povere quelle da cui proviene la maggior parte dei detenuti. Il numero di detenuti calabresi è di 19,2 ogni 10mila persone residenti in Calabria. In Campania sono 15,7 ogni 10mila residenti, in Sicilia 13,98 e in Puglia 11,2.

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Nell’ultimo anno sono stati rilevati 61 suicidi all’interno delle carceri, circa 11 casi di suicidio ogni 10mila persone: erano quasi vent’anni che non si registrava un numero così alto. Nella maggior parte dei casi si è trattato di persone giovani: l’età media delle persone che si sono uccise in carcere nel 2020 è stata di 39,6 anni. L’istituto dove sono stati registrati più casi di suicidio nel corso dell’anno è la Casa Circondariale di Como, con tre morti tra giugno e settembre del 2020.

Riguardo alla pandemia da coronavirus nelle carceri, al 9 marzo 2021 erano 468 i detenuti positivi al virus. Secondo i calcoli dell’associazione Antigone il numero degli attualmente positivi in carcere rispetto al totale dei detenuti è più alto dello stesso dato relativo all’Italia in generale in tutti e tre i mesi nei quali è stato calcolato.

Ad aprile 2020 erano positivi in media 18,7 detenuti ogni 10mila, contro i 16,8 positivi ogni 10mila abitanti in Italia; a dicembre 2020 c’erano 179,3 detenuti positivi ogni 10mila contro i 110,5 in Italia; e a febbraio 2021 c’erano 91,1 detenuti ogni 10mila contro i 68,3 in Italia. I positivi fra lo staff del corpo di polizia penitenziaria erano 612. Fra lo staff amministrativo i positivi erano 48. Dall’inizio della pandemia 18 detenuti sono morti per COVID-19, mentre i decessi fra il personale di polizia penitenziaria sono stati 10.

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