Non c’è da preoccuparsi se sentiamo che una persona vaccinata è stata contagiata

Il sistema immunitario impiega alcune settimane a sviluppare una protezione

(Manuel Velasquez/Getty Images)
(Manuel Velasquez/Getty Images)

Nelle ultime settimane sono circolate notizie su alcune persone risultate positive al coronavirus nonostante avessero da poco ricevuto il vaccino contro il coronavirus di Pfizer-BioNTech, per ora l’unico disponibile in Italia. Le loro vicende sono state raccontate in alcuni articoli di giornale, talvolta con toni allarmati e titoli che sembravano alludere al fatto che il vaccino fosse meno affidabile di quanto emerso dai test clinici condotti nei mesi scorsi su decine di migliaia di individui. In realtà è del tutto normale che si possa essere contagiati nei giorni subito dopo la vaccinazione, semplicemente perché l’organismo non ha ancora fatto in tempo a sviluppare un’adeguata risposta immunitaria.

Il ritardo tra il momento della vaccinazione e lo sviluppo di una risposta immunitaria è comune a numerosi vaccini e non dipende tanto dal loro funzionamento, quanto dal tempo che impiega l’organismo ad adattarsi alla nuova situazione e a organizzare una risposta.

Come funziona il vaccino
In estrema sintesi (qui una spiegazione più dettagliata), il vaccino di Pfizer-BioNTech, come quello di Moderna, si basa sull’RNA messaggero (mRNA), la molecola coinvolta nella codifica del materiale genetico per produrre le proteine. Impiega quindi una forma sintetica di mRNA realizzata in laboratorio, con le istruzioni per produrre alcune proteine specifiche del coronavirus. In questo modo il sistema immunitario impara a riconoscerle e a contrastarle, ma senza i rischi che si correrebbero nel caso di un’infezione con il coronavirus vero e proprio. Le conoscenze acquisite per contrastare queste proteine possono poi essere impiegate dal sistema immunitario per contrastare un’eventuale infezione, nel caso in cui si entri in contatto con il coronavirus.

Tempi
Una volta ricevuto il vaccino, occorrono alcune settimane prima che l’organismo sviluppi le risorse per un’adeguata risposta immunitaria. Questo significa che un individuo risultato positivo potrebbe essere stato infettato dal coronavirus appena prima o poco dopo avere ricevuto il vaccino.

I primi anticorpi contro il coronavirus sono prodotti in media a una decina di giorni dalla vaccinazione. Sono le immunoglobuline M (IgM), un tipo di anticorpi poco specializzati e che quindi offrono una protezione parziale. A 7-10 giorni dalla loro messa in circolo, il sistema immunitario inizia a produrre immunoglobuline G (IgG), con una maggiore capacità di bloccare la diffusione del coronavirus, impedendogli di legarsi alle cellule.

Il sistema immunitario comprende numerose altre risorse, a cominciare dai linfociti B e T (che hanno un importante ruolo nel produrre e modificare gli anticorpi), che con il passare dei giorni si affinano offrendo una risposta sempre più mirata alle sostanze estranee che incontrano nella loro attività di controllo di ciò che circola nel nostro organismo.

Due dosi
Entro tre settimane dal ricevimento della prima dose, il vaccino di Pfizer-BioNTech raggiunge in media un’efficacia di circa il 52 per cento. La somministrazione di una seconda dose porta l’efficacia fino al 95 per cento, offrendo una maggiore protezione contro la COVID-19.

La combinazione delle due dosi è quindi importante per stimolare una risposta immunitaria più adeguata, anche se nelle ultime settimane in alcuni paesi si è discusso sull’opportunità di impiegare una sola dose, rendendo possibile la vaccinazione di un maggior numero di individui.

Protezione
È bene ricordare che i test clinici svolti nei mesi scorsi hanno consentito di rilevare un’efficacia del vaccino nel dare protezione contro la malattia (COVID-19), ma non hanno permesso di valutare il livello di protezione contro le infezioni da coronavirus (SARS-CoV-2). Sappiamo quindi che il vaccino di Pfizer-BioNTech, come quello di moderna, protegge dalla COVID-19 nel caso in cui si sviluppi un’infezione da coronavirus. Gli individui senza sintomi, grazie alla protezione data dal vaccino, potrebbero comunque essere contagiosi, ma saranno necessari alcuni mesi per verificare con certezza questa circostanza.

Rischi
Il vaccino può comportare alcune reazioni avverse transitorie, come febbre e spossatezza, e in casi molto rari reazioni allergiche che possono essere comunque trattate senza particolari problemi (chi ha avuto in passato reazioni allergiche ai vaccini, o è allergico a particolari sostanze, dovrebbe segnalarlo prima di sottoporsi all’iniezione). I rischi che comporta il vaccino sono molto inferiori rispetto a quelli che comporta la COVID-19, soprattutto se si sviluppano sintomi gravi, che in alcune circostanze possono essere letali.

Immunità
A oggi non sappiamo quanto duri la protezione offerta dal vaccino di Pfizer-BioNTech, semplicemente perché è disponibile da troppo poco tempo. Negli ultimi mesi sono circolate stime molto diverse tra loro, da qualche mese a più di un anno, ma solo con l’osservazione dei vaccinati nei prossimi mesi si potranno fare stime più accurate.

Guariti e vaccino
Gli studi condotti da inizio anno e i dati clinici raccolti hanno evidenziato non solo i rischi che comporta la COVID-19, ma anche casi di reinfezione da parte di individui che erano guariti. Per questo il consiglio è di vaccinare anche chi si era ammalato a causa del coronavirus, perché si sospetta che l’immunità naturale sia limitata nel tempo.

Per chi ha dubbi sul vaccinarsi contro il coronavirus