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  • Martedì 15 dicembre 2020

L’inchiesta sull’avvelenamento di Alexei Navalny

Diverse testate internazionali, tra cui Bellingcat e CNN, hanno ricostruito gli spostamenti di agenti che per anni pedinarono l'oppositore russo, anche la notte in cui fu avvelenato

Alexei Navalny in una foto del 2019 (AP Photo/Alexander Zemlianichenko, File)
Alexei Navalny in una foto del 2019 (AP Photo/Alexander Zemlianichenko, File)

Un gruppo di testate internazionali, tra cui il sito di giornalismo investigativo Bellingcat, la CNN, il sito russo The Insider e la rivista tedesca Der Spiegel, con la collaborazione del País, ha condotto una dettagliata inchiesta che sembra provare che l’FSB — l’agenzia di sicurezza interna dello stato russo, successore del KGB — sarebbe implicata nell’avvelenamento di Alexei Navalny, il leader dell’opposizione russa finito in coma dopo essere venuto a contatto con un agente nervino, un composto chimico altamente tossico usato anche come arma chimica.

Il 20 agosto di quest’anno, Navalny collassò mentre si trovava su un aereo partito dalla città di Tomsk, in Siberia, e diretto a Mosca. L’aereo fu fatto atterrare nella città più vicina, Omsk, dove Navalny fu ricoverato in terapia intensiva. I medici dell’ospedale dissero inizialmente di non aver trovato segni di avvelenamento. Dopo un paio di giorni di tensione, le autorità russe consentirono di trasferire Navalny all’ospedale Charité di Berlino. Lì i medici scoprirono che Navalny era stato avvelenato con un agente nervino, cosa poi confermata da altri laboratori indipendenti e dall’OPCW, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. Navalny, dopo un periodo trascorso in coma, si è rimesso e intende tornare in Russia appena gli sarà possibile.

Diversi governi hanno accusato la Russia per l’avvelenamento di Navalny, sia perché negli anni il governo russo ha più volte imprigionato e contrastato il famoso oppositore, che è anche un giornalista investigativo che ha svelato diversi casi di corruzione, sia perché l’agente nervino con cui è stato avvelenato è stato individuato come una nuova variante del Novichok, la tossina di produzione russa che tra le altre cose è stata usata per avvelenare l’ex spia russa Sergei Skripal a Salisbury, nel Regno Unito. Il governo russo ha sempre negato ogni responsabilità.

– Leggi anche: Come Navalny ha cambiato l’opposizione in Russia

L’inchiesta del team di testate internazionali riesce però a svelare diverse novità importanti: sostiene che agenti dell’FSB che facevano parte di un gruppo clandestino specializzato nell’uso di tossine e sostanze velenose che seguiva Navalny fin dal 2017 sarebbero stati implicati nell’avvelenamento; che potrebbero esserci stati altri tentativi di avvelenamento, compreso uno poche settimane prima di quello di agosto; e che il gruppo sarebbe stato organizzato e guidato da ufficiali dell’FSB di alto livello, soltanto due ordini di comando sotto al presidente russo, Vladimir Putin.

Secondo Bellingcat e gli altri, l’operazione contro Navalny sarebbe stata gestita da un’unità clandestina all’interno dell’Istituto di criminologia dell’FSB, un centro di medicina legale fondato ai tempi del KGB che, sempre secondo Bellingcat, avrebbe continuato a sperimentare e sviluppare tossine e potenziali armi chimiche. Almeno 15 persone farebbero parte di questa unità, e tra loro ne sono state individuate sette che per anni hanno pedinato Navalny nei suoi viaggi. Tra queste sette persone ci sono medici ed esperti di armi chimiche.

L’FSB avrebbe cominciato a pedinare Navalny nel gennaio del 2017, pochi mesi dopo l’annuncio della sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2018. Bellingcat e gli altri hanno analizzato i viaggi aerei domestici che Navalny ha fatto nel corso della campagna elettorale del 2017, 20 in tutto, e ha scoperto che in ciascuno di questi almeno due o tre membri del team dell’FSB hanno viaggiato verso la stessa destinazione nello stesso periodo. A volte gli agenti dell’FSB viaggiavano con un giorno di anticipo, oppure prendevano voli a orari leggermente diversi. In alcuni casi viaggiavano usando il loro vero nome, in altri usavano uno pseudonimo, cambiando leggermente la propria data di nascita e adottando il cognome delle loro mogli o fidanzate. In ogni caso, tutte le volte che Navalny viaggiava fuori Mosca era seguito a distanza da membri del team.

Nel dicembre del 2017 la Commissione elettorale russa impedì a Navalny di partecipare alle elezioni. Lui interruppe la campagna elettorale e ridusse moltissimo i suoi viaggi. Terminarono anche i pedinamenti dell’FSB, che ripresero però nel febbraio del 2019 e proseguirono con maggiore intensità nel 2020, dopo che Navalny ebbe trascorso un periodo in carcere. Gli agenti hanno seguito Navalny e sua moglie, Yuliya Navalnaya, anche durante un viaggio di piacere a Kaliningrad, una città sul mar Baltico situata in un territorio russo tra Polonia e Lituania, a luglio di quest’anno. Durante la vacanza, la moglie di Navalny si sarebbe sentita male, e Bellingcat sospetta, senza però poterlo provare definitivamente, che sia stata vittima di un tentativo di avvelenamento. Bellingcat ha avuto accesso ai tabulati delle chiamate telefoniche dei tre agenti che in quei giorni pedinavano Navalny a Kaliningrad, e i tre avrebbero fatto moltissime telefonate ai loro superiori a Mosca proprio nelle ore in cui Yuliya Navalnaya si sentiva male, coinvolgendo anche alcuni ufficiali esperti di armi chimiche. Il generale Vladimir Bogdanov, uno dei massimi dirigenti dell’FSB, volò a Kaliningrad proprio quel giorno. Yuliya Navalnaya si riprese nel giro di una giornata.

Arriviamo ad agosto, quando Navalny fu avvelenato di ritorno da un viaggio in Siberia. Anche in quel caso, usando i dati dei viaggi aerei, delle celle telefoniche e della geolocalizzazione degli smartphone, Bellingcat è riuscito a verificare che tre agenti del team dell’FSB erano atterrati nella città di Novosibirsk in concomitanza dell’arrivo di Navalny e del suo team e che poi almeno uno di loro (e probabilmente anche gli altri due) aveva seguito Navalny nella città di Tomsk, la seconda tappa del suo viaggio in Siberia. I tre agenti durante l’operazione usavano dei telefoni usa e getta non rintracciabili, ma uno di loro, Alexei Alexandrov, in due circostanze in quei giorni aveva acceso il suo telefono personale, che si era agganciato alle celle telefoniche di Tomsk. Bellingcat ha anche verificato che tra gli agenti e la dirigenza dell’FBS a Mosca ci sarebbe stato un forte incremento di telefonate e messaggi durante la finestra temporale del possibile avvelenamento di Navalny.

Come nel caso di Kaliningrad, tra i dirigenti coinvolti nelle telefonate c’è il generale Bogdanov, che riporta direttamente ad Alexander Bortnikov, il capo dell’FSB, che a sua volta riporta direttamente a Putin.

Non è chiaro come Navalny sia stato avvelenato, il Novichok avrebbe potuto essere messo sulla biancheria della sua stanza d’albergo o nella bottiglia dello shampoo. In un’intervista, Navalny ha raccontato che verso le 23:15 ordinò un cocktail Bloody Mary al bar dell’albergo. Il barista gli disse che non aveva gli ingredienti per prepararlo, e gli offrì invece un Negroni. Navalny ha detto di averne bevuto solo un sorso, perché «sapeva della cosa più disgustosa che abbia mai assaggiato in vita mia». Dopo un quarto d’ora Navalny andò a letto. Poco dopo, Alexei Alexandrov riaccese il suo telefono, che lo localizzava a pochi minuti d’auto dall’hotel di Navalny. Il giorno dopo, in aereo di ritorno a Mosca, Navalny si sentì male ed entrò in coma.

– Leggi anche: Navalny ha detto che dietro al suo avvelenamento c’è Putin

Il lavoro di Bellingcat e delle altre testate non prova in maniera irrefutabile che l’FSB abbia avvelenato Navalny, ma ci va molto vicino, mostrando come un team di esperti di armi chimiche lo seguisse fin dal 2017, e fosse a poca distanza da lui quando è stato avvelenato. Questo tipo di indagine così dettagliata, con tabulati telefonici e geolocalizzazione degli smartphone, è possibile solo in Russia, dove le leggi sulla privacy sono molto lasche e i dati dei cittadini — perfino degli agenti dell’FSB, a quanto pare — sono in vendita in un mercato nero ampio e accessibile, come ha spiegato Bellingcat in un articolo ulteriore e interessante che racconta la metodologia dell’indagine.

Per scoprire l’identità degli agenti dell’FSB che seguivano Navalny, Bellingcat ha cominciato analizzando gli elenchi dei passeggeri dei voli che, in giorni compatibili con quelli di Navalny, avevano prenotato un viaggio di andata da Mosca a Novosibirsk e di ritorno da Tomsk a Mosca — il lavoro è stato facilitato dal fatto che, a causa della pandemia, i voli aerei sono scarsi e i passeggeri pochi. In questo modo sono arrivati ai nomi dei tre agenti che avevano pedinato Navalny in Siberia. Due di loro avevano usato degli pseudonimi, ma uno, Vladimir Panyaev, aveva prenotato il volo usando il suo vero nome. Piano piano Bellingcat ha cominciato a ricostruire i viaggi in aereo di Panyaev negli ultimi anni, ha verificato che combaciavano con quelli di Navalny e ha individuato i suoi compagni di viaggio frequenti, ricostruendo il team dell’Istituto di criminologia.

Per farlo, ha usato un’enorme quantità di dati personali disponibili sul mercato russo, forniti da funzionari e impiegati infedeli dello stato o di aziende private e messi in commercio a buon prezzo. Bellingcat usa come esempio un’altra indagine celebre, quella che ha svelato l’identità degli agenti coinvolti nell’avvelenamento di Sergei Skripal, tra cui Anatoliy Chepiga: «Nel giro di 2-3 minuti, dopo aver inserito il nome completo di Chepiga e il numero di una carta di credito attraverso Google Pay o un sistema di pagamento come Yandex Money, un bot di Telegram piuttosto diffuso ci fornirà la data di nascita di Chepiga, il suo numero di passaporto, la sua fedina penale, il numero di targa della sua auto, il numero identificativo dell’auto, le vetture possedute in precedenza, le multe che ha ricevuto e i luoghi in cui parcheggia di frequente a Mosca». Il tutto per l’equivalente di 10 euro. Con una cifra poco più alta, circa 100 euro, è possibile comprare i tabulati telefonici e i dati delle comunicazioni via internet corrispondenti a un numero di telefono. Con questi dati e altri ancora, Bellingcat ha potuto identificare gli agenti dell’FSB e controllare i loro spostamenti durante i pedinamenti di Navalny, in un modo che sarebbe stato impossibile in un qualsiasi paese europeo.

Come scrive Bellingcat, l’inchiesta rivela una «quantità implausibile di coincidenze» che lasciano pensare che l’FSB sia implicato nell’avvelenamento di Navalny. Il governo russo ha sempre negato ogni coinvolgimento.

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