Una canzone di Laurie Anderson

Ogni teenager dovrebbe avere occasioni di scoprire cose "strane", invece di sole classifiche prevedibili

(AP Photo/Luca Bruno)
(AP Photo/Luca Bruno)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, ci si iscrive qui.
Un avviso per tempo: da lunedì della settimana prossima Le Canzoni vanno in una specie di vacanza. Ovvero io mi prendo un mese per smaltire altri progetti, e la newsletter continuerà ad arrivare ogni sera nella forma di repliche delle canzoni scelte un anno fa, che 4 su 5 di voi non hanno mai ricevuto perché non si erano ancora iscritti (al quinto su 5 va la mia gratitudine per la fedeltà e il consiglio di occupare questo mese riascoltando le quasi 300 canzoni spedite finora). Da lunedì 11 gennaio torno in diretta.
Oggi è quel giorno: 40 anni fa, circa a quest’ora in cui ricevete la newsletter, Mark Chapman sparò a John Lennon. Da noi non era quest’ora, in realtà, e lo sapemmo la mattina dopo.
Il Guardian ha un ritratto di Roland Gift dei Fine Young Cannibals.
Se volevo ulteriori conferme che agli americani bisogna togliergli il telecomando dello stereo, è arrivata la bruttezza della scelta delle “100 migliori canzoni del 2020” secondo Pitchfork, che pure è un sito da cui le cose buone passano.
Ok, tutto è perduto: quelle del Guardian sono simili e pure le stesse. Idem NPR. Ma ci sarà un giudice, a Berlino o da qualche altra parte.
(provo a spiegarmi: sono tutte classifiche imbottite di cose che sono state molto vendute, molto promosse, molto programmate; il rapporto di causa ed effetto non è, secondo me, che lo sono state perché piacciono, ma viceversa, e nella storia delle belle canzoni resteranno come Barbie Girl o meno)

O Superman
Chissà che effetto farebbe, oggi, O Superman? Chissà che effetto fa a quelli più giovani tra di voi per i quali non è invece rimasto un pezzo spiazzante e affascinante delle proprie culture musicali giovanili. Chissà se oggi sembra una cosa solo un po’ strana ma neanche tanto, un po’ noiosa?

Per noi fu molto spiazzante, nel 1981, per diverse ragioni. Io avevo sedici anni quando le trasmissioni di videoclip – Mister Fantasy soprattutto – cominciarono a trasmetterla. “Ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha…”. Era strana, ai limiti del riderne. Le programmazioni musicali mainstream erano più varie e belle di quelle di oggi, e le classifiche di belle canzoni meno uguali e banali: ma questa era strana. E lei che parlava come una segreteria telefonica.
E però c’era qualcosa di prezioso e speciale nella melodia che affiorava continuamente ogni volta che il resto rischiava di essere troppo strano.
Well you don’t know me
But I know you

E poi quella cosa che gli adulti la trattavano come una autorevole e importantissima artista di cui noi non avevamo mai sentito parlare: chi era? Perché dovevamo prenderla sul serio, con questa cosa strana?
Era Laurie Anderson, e allora aveva 34 anni (ora ne ha 73). Era dell’Illinois e aveva studiato in California: aveva già fatto molte cose mescolando arti figurative, elettronica, musica, performances, teatro, e frequentato i più fighi americani della “controcultura” negli anni Settanta. Se Massarini e gli altri conoscevano tutto questo quando ce la presentarono come un genio, o se lo avessero appena letto su un comunicato stampa, non lo so. Ma ci convinsero, e fummo rispettosi, malgrado la canzone fosse strana. Ma che meraviglia, subito, quando faceva:
O Superman
O judge
O Mom and Dad
Mom and Dad

Ho visto che Wikipedia certifica quello spiazzamento di noialtri ragazzi con la seguente nota: “O Superman non convinse tutti gli ascoltatori. Stando al libro del 1982 The Rock Lists Album, un sondaggio condotto da alcuni giornali britannici definì O Superman il meno amato hit single del 1981” (nel Regno Unito arrivò al secondo posto nella classifica dei singoli).
Dopo quel successo, lei non sbracò, che sarebbe stato facile e anche legittimo. Continuò a fare cose strane e formidabili senza preoccuparsi di tornare a vendere un sacco di dischi e collaborando con i maggiori altri geni in circolazione (Peter Gabriel e Brian Eno, per dirne due) e sposandone uno, Lou Reed.

Ci sarebbe anche molto da raccontare sulle citazioni e sulla complessità artistica di O Superman, che noialtri ragazzi scoprimmo più tardi (l’aria di Massenet, l’ispirazione dal famoso incidente sugli ostaggi iraniani, il motto del servizio postale statunitense: trovate tutto su Wikipedia). Voglio però ricordarla com’era, allora: strana, e stupenda.
And the voice said: Neither snow nor rain nor gloom
Of night shall stay these couriers from the swift
Completion of their appointed rounds.


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