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  • Giovedì 29 ottobre 2020

Come stanno chiudendo i paesi europei

In Francia è stato annunciato un nuovo lockdown e in Germania chiuderanno bar e ristoranti

(Kiran Ridley/Getty Images)
(Kiran Ridley/Getty Images)

Il numero di casi di contagio da coronavirus continua a crescere in tutta Europa nella cosiddetta “seconda ondata” e diversi paesi hanno approvato, o stanno approvando, misure sempre più restrittive per cercare di rallentare la diffusione del virus e per allentare la pressione sui sistemi ospedalieri. Il 28 ottobre la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno annunciato nuove restrizioni previste in Germania a partire da lunedì 2 novembre e in Francia da venerdì 30 ottobre.

Germania
Merkel, durante una conferenza stampa, ha detto che fino alla fine del mese di novembre bar e ristoranti si limiteranno al servizio d’asporto, e saranno chiusi cinema, teatri, palestre e piscine. Il lavoro da casa sarà incoraggiato per le aziende di ogni settore, mentre gli incontri privati saranno consentiti solo negli spazi pubblici e fino a un massimo di 10 persone, a patto che appartengano a un massimo di due famiglie. Scuole, negozi e luoghi di culto rimarranno aperti.

In Germania il numero dei casi è tornato a salire improvvisamente dopo mesi di progressiva diminuzione, come nel resto d’Europa: mercoledì i nuovi casi individuati nelle ultime 24 ore sono stati 14.964, una cifra mai raggiunta prima. «La situazione è molto seria e dobbiamo agire adesso se vogliamo evitare una grave emergenza sanitaria a livello nazionale», ha aggiunto Merkel illustrando le nuove restrizioni. Merkel ha lasciato intendere che il sistema sanitario è in difficoltà in varie zone del paese, anche che in alcuni stati le strutture per il tracciamento dei contatti – che in Germania hanno funzionato sempre piuttosto bene – non sono più in grado di individuare i nuovi focolai. «In media, a livello nazionale, non siamo in grado di capire da dove arriva il 75 per cento dei nuovi casi», ha spiegato Merkel.

Francia
Macron invece, in un messaggio alla nazione, ha annunciato quello che è di fatto un nuovo lockdown, il primo di un grande paese europeo nella “seconda ondata”. Le nuove regole per limitare la diffusione del coronavirus saranno in vigore almeno fino all’1 dicembre. Macron ha spiegato che si potrà uscire di casa soltanto per andare al lavoro – per chi non riuscirà a farlo da casa – e per prendersi cura di una persona vulnerabile, oltre che per fare una passeggiata a brevissima distanza da casa. I bar e i ristoranti saranno chiusi, così come i negozi che non vendono prodotti essenziali. Saranno proibiti sia gli incontri privati sia gli assembramenti pubblici di qualsiasi dimensione. Non saranno permessi gli spostamenti fra regioni, tranne quelli per tornare al proprio domicilio.

A differenza del primo lockdown rimarranno invece aperte le scuole – con quelli che Macron ha definito protocolli di sicurezza più stringenti rispetto a quelli attuali – e le frontiere con i paesi dell’Unione Europea, mentre saranno chiusi i collegamenti con i paesi extra-europei. L’annuncio delle misure è stato preceduto da un lungo discorso in cui Macron ha spiegato che la seconda ondata rischia di essere «più mortale» rispetto alla prima, e che a prescindere dalle misure annunciate oggi i posti letto in terapia intensiva si riempiranno nei prossimi giorni di pazienti malati di COVID-19, rischiando di arrivare vicini alla capienza massima di circa 10mila posti in tutto il paese.

Macron ha aggiunto che la seconda ondata sta colpendo tutti i paesi d’Europa a prescindere dai preparativi che avevano adottato in estate: «avevamo creato delle condizioni favorevoli ma non è bastato», ha detto riguardo alla Francia, «e il fatto che in Europa ci siano situazioni di saturazione non ci fa ben sperare». Nei giorni scorsi il governo francese aveva approvato diverse restrizioni parziali – come ad esempio un esteso coprifuoco notturno – per cercare di limitare la diffusione del contagio, senza molto successo. Negli ultimi giorni la Francia ha superato i 50mila nuovi casi giornalieri e nelle ultime 24 ore ha registrato 523 morti, un dato simile ai giorni di picco della prima ondata.

Regno Unito
Nel Regno Unito le restrizioni prese dal governo centrale britannico si applicano direttamente soltanto all’Inghilterra. Scozia, Galles e Irlanda del Nord sono responsabili delle proprie politiche di salute pubblica e decidono autonomamente le misure da adottare per l’emergenza sanitaria.

In Inghilterra sono tutt’ora in vigore le restrizioni decise dal governo britannico il 12 ottobre per cercare di controllare la diffusione di contagi dopo il grande aumento giornaliero dei casi dei giorni precedenti. L’Inghilterra è stata divisa in tre aree a seconda del rischio di contagio, che può essere valutato come medio, alto e molto alto. Nelle aree in cui i livelli di contagio sono relativamente bassi restano in vigore le misure decise dal governo il 22 settembre, cioè “la regola del 6” (il divieto di incontrare tra più di sei persone di diversi gruppi familiari, sia all’aperto che al chiuso), la chiusura alle 22 di ristoranti e pub, l’obbligo dell’utilizzo delle mascherine anche sui taxi e del rispetto del distanziamento fisico.

Nelle zone che sono considerate a rischio alto è inoltre vietato alle persone di diversi gruppi familiari di incontrarsi sia in casa che in bar e ristoranti. Per le aree ad alto rischio, oltre al rispetto delle norme disposte per le aree a rischio minore, è prevista la chiusura di bar, pub, palestre e sale da gioco, mentre i ristoranti dovranno chiudere alle 22.

In Irlanda del Nord dal 16 ottobre hanno chiuso per quattro settimane pub e ristoranti, tranne quelli che fanno consegne a domicilio e servizi d’asporto. Da lunedì 19 sono state chiuse anche tutte le scuole per due settimane (prolungando di una settimana la tradizionale pausa scolastica di fine ottobre). Supermercati e negozi non possono vendere alcolici dopo le venti.

Il Galles dal 14 ottobre ha vietato alle persone che vivono nelle zone considerate a maggior rischio di contagio di Inghilterra, Irlanda del Nord e Scozia di entrare nella nazione. Il 17 ottobre è poi stato deciso un rigido lockdown dal 23 ottobre fino 9 novembre, con la chiusura di tutte le attività non essenziali e la richiesta ai cittadini di rimanere a casa. Il primo ministro gallese, Mark Drakefors, si è augurato che il lockdown di 15 giorni sia uno choc “breve ma intenso” per fermare l’aumento dei positivi, più di 9mila dal 4 al 17 ottobre.

Il 28 ottobre l’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, ha inserito il Regno Unito tra i paesi in cui la situazione dell’epidemia è più preoccupante. Nel Regno Unito i nuovi casi sono aumentati del 30 per cento nell’ultima settimana. Nonostante il lockdown continua a preoccupare il Galles, dove è cresciuta la pressione sul personale ospedaliero. In Inghilterra inoltre l’Oms registra un forte aumento del numero di ricoveri in terapia intensiva tra gli over 65. Mercoledì nel Regno Unito i nuovi casi di contagio erano stati 22.885. Il 22 ottobre era stato registrato l’aumento di casi giornalieri più alto dall’inizio dell’epidemia: 26.687.

Spagna
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez il 25 ottobre ha firmato lo stato di emergenza per tutta la Spagna per contenere il contagio da coronavirus: resterà in vigore fino al 10 novembre. Prevede un coprifuoco nazionale dalle 23 alle 6 del mattino e che gli incontri non superino le sei persone non conviventi. Il governo garantisce alle regioni una certa autonomia: possono far slittare o anticipare il coprifuoco di un’ora e chiudere i confini regionali o altre zone del loro territorio in caso di necessità. Il coprifuoco non si applica per le isole Canarie, dove la situazione è sotto controllo e dove si spera di mantenere vivo il turismo.

Nelle ultime ore Sanchez e i governatori Isabel Natividad Díaz Ayuso, presidente della Comunità di Madrid, Emiliano García Page, presidente della Castilla-La Mancha, e Alfonso Fernández Mañueco, presidente della Castilla y León, si stanno confrontando su una nuova possibile chiusura dei confini regionali per quanto riguarda i ponti di Todos Los Santos (Ognissanti) questo fine settimana e quello di La Almudena, previsto solo per i madrileni, il 9 novembre. Mentre Page e Mañueco hanno annunciato la chiusura dei confini fino al 9 novembre, Ayuso, quando  l’accordo sembrava trovato, ha detto che chiederà al governo che le chiusure interregionali siano limitate solo a singoli giorni, confermando la volontà di autonomia manifestata durante tutto il corso dell’epidemia. Le comunità di Navarra, La Rioja, Aragona, Asturie, Paesi Baschi e Murcia avevano già deciso per la chiusura dei confini. L’Andalusia e la Cantabria decideranno nelle prossime ore.

Secondo quanto scrive El Pais, in Spagna la seconda ondata è iniziata a luglio, e da allora non si è più fermata, peggiorando nelle ultime settimane. La regione di Navarra sta registrando più di 1000 casi ogni 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni, con un aumento del 60 per cento rispetto a due settimane fa. Sopra i 500 casi bisettimanali ogni 100mila abitanti ci sono anche Aragona (il 160% in più di una settimana fa), La Rioja (100%) e Castilla y León (80%). Cantabria (190%), Asturie (130%), Paesi Baschi (110%), Andalusia (110%), Catalogna (100%), Estremadura (80%), Galizia (70%) e Comunità Valenciana (60 %). Nonostante il numero di morti giornalieri sia sensibilmente più basso rispetto a quello della prima ondata, il ministero della Salute ha comunicato che da luglio sono morte 6mila persone che si erano ammalate di Covid-19; l’Ine, l’Instituto Nacional de Estadística, l’equivalente dell’Istat italiano, in quel periodo ha registrato 13mila morti in più rispetto allo stesso periodo del 2019.

Belgio
Secondo il conteggio giornaliero del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) il Belgio, con 1.390,9 casi ogni 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni è il paese europeo più colpito dalla “seconda ondata” di coronavirus. Nell’ultima settimana sono stati registrati in media 13.052 nuovi contagi giornalieri e l’aumento medio settimanale è del 38 per cento. I ricoveri per Covid-19 in Belgio sono aumentati a un tasso settimanale dell’88 per cento, con 502 in media al giorno.

Il 19 ottobre il ministro della Salute Frank Vandenbroucke aveva detto che il paese rischiava di essere travolto da uno «tsunami» di contagi e aveva definito la situazione come «la peggiore di tutta Europa». Vandenbroucke aveva detto che il governo riusciva a controllare «con molta difficoltà» l’evoluzione dei contagi e che se fossero continuati ad aumentare il numero dei ricoveri per Covid-19 gli ospedali belgi avrebbero dovuto rimandare le cure per i pazienti con altre patologie. Lo stesso giorno è stato introdotto un coprifuoco notturno in tutto il Paese. Il governo di Alexander de Croo ha detto che attenderà fino alla scadenza delle ultime restrizioni, decise dieci giorni fa, per capire se sarà necessario un nuovo lockdown generalizzato come quello della scorsa primavera.

Repubblica Ceca
Sempre secondo i dati dell’Ecdc, la Repubblica Ceca segue il Belgio come casi in media ogni 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni: 1.379,8. Il 28 ottobre è stato registrato un aumento di casi giornalieri di 12.977. Dal 13 ottobre e fino al 3 novembre in Repubblica Ceca scuole e bar devono restare chiusi, mentre i ristoranti possono vendere solo cibo da asporto fino alle 20. È vietato il consumo di alcolici in pubblico. Rimangono chiusi anche i dormitori universitari e le lezioni per tutte le classi scolastiche si svolgono da remoto. L’uso della mascherina, già obbligatorio all’interno dei negozi e dei mezzi pubblici, era stato esteso anche alle fermate dei tram e ai binari dei treni. In Repubblica Ceca, sia all’aperto che al chiuso, vale come in Inghilterra la “regola del 6”.