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  • Domenica 18 ottobre 2020

Come sta andando l’estrema destra in Europa

Litigi interni e pandemia hanno messo in difficoltà alcuni partiti in forte ascesa fino allo scorso anno, ma parlare di crisi è forzato e ci sono da fare molti distinguo

Matteo Salvini e Marine Le Pen (AP Photo/Luca Bruno)
Matteo Salvini e Marine Le Pen (AP Photo/Luca Bruno)

Negli ultimi mesi in alcuni paesi europei si è visto un calo dei consensi dei partiti populisti di estrema destra che fino allo scorso anno erano in grande ascesa, e in alcuni casi erano sembrati quasi imprendibili, come Alternativa per la Germania (AfD), il Partito della Libertà austriaco e la Lega, in Italia. Della questione se ne sono occupati di recente diversi giornali, che hanno attribuito la crisi soprattutto a vari litigi interni, alla pandemia da coronavirus e all’incapacità dei leader della destra radicale di formulare risposte efficaci e adeguarsi a un dibattito pubblico che si è allontanato sempre più dai temi su cui questi partiti hanno costruito i propri consensi, come l’immigrazione. Sebbene la crisi abbia riguardato diverse importanti forze politiche, ci sono da fare diversi distinguo, e non forzare interpretazioni generalizzate.

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Una delle forze politiche di estrema destra che ha subìto il calo più significativo è stato il Partito della Libertà austriaco (FPÖ), che alle elezioni municipali tenute domenica a Vienna è crollato al 7 per cento, dopo che nel 2015, alle stesse elezioni, aveva ottenuto il 30 per cento dei voti.

Il leader del FPÖ, Herbert Kickl, ha detto che il calo dei consensi è da attribuirsi allo stesso partito, che a maggio dello scorso anno aveva subito un colpo piuttosto duro per uno scandalo che aveva coinvolto il leader di allora, Heinz-Christian Strache: in un video girato di nascosto nel 2017, si vedeva Strache chiedere finanziamenti milionari alla nipote di un oligarca russo ritenuto vicino al presidente Vladimir Putin in cambio di favori ad aziende russe nell’assegnazione di appalti. Dopo lo scandalo, Strache si era dimesso e aveva fondato un nuovo partito, il Team HC Strache, di estrema destra e anti-immigrazione, che alle elezioni municipali di Vienna ha ottenuto solo il 4,3 per cento dei voti: «Non abbastanza per entrare nel consiglio comunale di Vienna, ma abbastanza per strappare via voti al FPÖ», ha scritto il Financial Times.

Herbert Kickl, leader del FPÖ (Sean Gallup/Getty Images)

Uno spostamento di consensi da un partito di estrema destra all’altro si è visto negli ultimi mesi anche in Italia, con un calo della Lega e una crescita significativa di Fratelli d’Italia. È una tendenza che era iniziata alla fine del 2019, ma che si è consolidata durante la pandemia da coronavirus. Secondo la supermedia di YouTrend, che rileva la media mobile quindicinale delle intenzioni di voti, il 27 febbraio, una settimana dopo la scoperta del primo caso di contagio avvenuto in Italia, la Lega era al 30,2 per cento e Fratelli d’Italia al 12,2, mentre l’8 ottobre, ultimo dato disponibile, la Lega era al 24,3 per cento, Fratelli d’Italia al 16.

Come ha detto al Financial Times lo scienziato politico Kai Arzheimer, dell’università tedesca di Mainz, nel campo populista di alcuni paesi europei, come l’Italia, «il generale sostegno verso i partiti di estrema destra non è diminuito; si è diffuso in un numero maggiore di attori».

Secondo diversi osservatori, la Lega avrebbe pagato soprattutto due cose: una serie di messaggi confusi su come rispondere alla pandemia – chiedendo per esempio la riapertura della Lombardia e subito dopo l’imposizione di un ampio lockdown – e una grande difficoltà a formulare un discorso politico efficace adeguandosi alla nuova situazione di emergenza. Riferendosi a Matteo Salvini, leader della Lega, il Financial Times ha scritto: «Al culmine della pandemia, le sue invettive quotidiane sui social media contro l’immigrazione illegale sono cadute nel vuoto, perché l’attenzione del paese si era spostata sulla crisi sanitaria». In questo senso Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, è sembrata meno scostante di Salvini e più coerente su come gestire la risposta alla pandemia.

Giorgia Meloni e Matteo Salvini a Roma (ANSA/ ANGELO CARCONI)

Un altro partito europeo di estrema destra che fino allo scorso anno andava fortissimo è Alternativa per la Germania (AfD), che di recente si è indebolito per forti divisioni interne. Lo scorso mese i gruppi parlamentari di AfD della Bassa Sassonia e dello Schleswig-Holstein si sono sciolti: in entrambi gli stati, la fazione moderata ha abbandonato il gruppo, il quale poi ha dovuto sciogliersi per mancanza del numero minimo di parlamentari. Il partito sembra averne sofferto anche a livello nazionale. Secondo gli ultimi sondaggi, AfD è al 9 per cento, quattro punti in meno dei voti ottenuti alle ultime elezioni nazionali, nel 2017, quando era diventato il principale partito di opposizione nel Bundestag, il parlamento federale tedesco.

Sebbene questi tre partiti abbiano subìto un calo di consensi – anche se con intensità diverse: in Italia la Lega continua a essere il primo partito –, non in tutta Europa le forze di estrema destra si sono indebolite con la pandemia. Nei paesi dove le forze tradizionali al governo hanno faticato, o nei paesi dove a essere al governo è l’estrema destra, come Polonia e Ungheria, la tendenza è sembrata essere stata diversa.

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In Spagna, per esempio, Vox sembra avere aumentato i propri consensi. Secondo un sondaggio pubblicato alla fine di settembre da Cinco Días, la sezione economica del País, Vox sarebbe al 17,5 per cento, oltre due punti percentuali in più rispetto alle ultime elezioni generali, tenute il 10 novembre, e sempre più vicino al Partito Popolare, la principale forza della destra spagnola. L’aumento dei consensi di Vox potrebbe essere in parte legato a una gestione piuttosto turbolenta della pandemia da parte del governo spagnolo del primo ministro Socialista Pedro Sánchez. Nelle ultime settimane Sánchez si è scontrato in numerose occasioni con i governi regionali guidati da altre forze politiche, in particolare con quello della comunità autonoma di Madrid, non riuscendo a formulare una risposta efficace contro l’epidemia. La Spagna è il paese dell’Europa occidentale finora più colpito dalla cosiddetta “seconda ondata”.

Anche il Rassemblement National, partito di estrema destra francese guidato da Marine Le Pen, sta continuando ad andare bene nei sondaggi. Le Pen è riuscita a sfruttare soprattutto le difficoltà che stanno attraversando altri partiti francesi di opposizione e il calo dei consensi verso il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro Jean Castex, dovuto tra le altre cose alle conseguenza della pandemia. Secondo gli ultimi sondaggi realizzati dall’istituto Ifop-Fiducial, se si votasse oggi per le elezioni presidenziali francesi previste nel 2022, Le Pen e Macron sarebbero testa a testa.

Marine Le Pen, leader di Rassemblement National (EPA/IAN LANGSDON)

È complicato dire come stiano andando in generale i partiti di estrema destra in Europa, anche per la difficoltà a fare valutazioni solide in un momento di piena emergenza sanitaria.

Soprattutto nei mesi più duri della pandemia, l’impressione di molti osservatori era che l’estrema destra europea avesse «sprecato» un’opportunità di aumentare i propri consensi, non riuscendo a trovare formule condivise ed efficaci: «Il centro politico sta tenendo botta», scriveva a fine giugno il Wall Street Journal: «Durante crisi precedenti, i nazionalisti e le forze populiste in Europa avevano guadagnato consensi, prendendosela con le “élite di Bruxelles” e con i partiti dell’establishment, che loro consideravano scollati dalla realtà. Ora sembra che il risultato sia diverso – almeno finora».

Passati otto mesi dall’inizio della pandemia in Europa, oggi sembra più difficile fare bilanci generali racchiudendo in un’unica tendenza la traiettoria dei partiti europei di estrema destra. In alcuni paesi, come la Germania, la pandemia sembra avere rafforzato i partiti tradizionali al potere, considerati più affidabili, e avere spinto parzialmente ai margini le forze della destra radicale; ma non è andata così ovunque: in altri paesi, come l’Italia, c’è stato uno spostamento di voti da un partito di destra radicale all’altro, mentre in altri ancora, come Spagna e Francia, la destra radicale è riuscita a ritagliarsi il suo spazio, sfruttando la debolezza dei governi nazionali e dei propri diretti avversari politici.