Ci sono le elezioni in Nuova Zelanda
Secondo i sondaggi è favorita l'attuale prima ministra, Jacinda Ardern, ma come nel 2017 potrebbe non esserci subito una maggioranza per governare
Il prossimo 17 ottobre in Nuova Zelanda si concluderanno saranno le elezioni parlamentari, per le quali i seggi sono aperti già dal 3 ottobre. Secondo i sondaggi sarebbe nettamente favorito il Partito Laburista, quello dell’attuale prima ministra, Jacinda Ardern. Nonostante in questi tre anni il governo di Ardern abbia ottenuto ampi consensi, bisogna ricordare che nelle ultime elezioni del 2017 il Partito Laburista aveva ottenuto meno voti del Partito Nazionale, che governava da quasi un decennio, ed era salito al governo grazie a una coalizione con altri partiti. Per avere la maggioranza nel parlamento neozelandese servono 61 seggi: se si guarda ai sondaggi, anche in questo caso c’è la possibilità che dalle elezioni non emerga una maggioranza assoluta e per governare si debba formare una coalizione.
Il parlamento della Nuova Zelanda ha una sola Camera con 120 seggi, assegnati attraverso elezioni che solitamente si svolgono ogni tre anni. Le elezioni avrebbero dovuto tenersi il 19 settembre, ma sono state posticipate a ottobre come richiesto dai partiti di opposizione, secondo cui le restrizioni per contenere la diffusione della pandemia da coronavirus avevano dato un iniquo vantaggio ai partiti della maggioranza e impedito agli altri di fare sufficiente campagna elettorale.
Dei circa 5 milioni di abitanti della Nuova Zelanda, 3 milioni e 772mila hanno i requisiti per votare. Oltre che per eleggere i parlamentari, voteranno anche per i referendum in favore della legalizzazione della cannabis e per rendere operativo l’“End of Life Choice Act 2019”, che consentirebbe alle persone con malattie terminali di richiedere il suicidio assistito. Dopo essersi registrati, i residenti hanno potuto votare dal 3 ottobre e potranno farlo fino alle 19:00 del 17 ottobre, mentre chi risiede all’estero poteva votare già dal 30 settembre. I risultati preliminari dei referendum verranno annunciati il 30 ottobre, mentre gli esiti ufficiali verranno resi noti il 6 novembre, assieme ai risultati delle elezioni.
Labour's support slips, can't govern alone in new poll https://t.co/SyzRKtdYZZ #Decision20
— Newshub Politics (@NewshubPolitics) September 28, 2020
Il sondaggio che sta facendo più parlare in questi giorni è quello commissionato dal notiziario Newshub di MediaWorks – la maggiore società di media indipendente neozelandese – a Reid Research, una società di analisi. Il sondaggio ha misurato le preferenze dei partiti e quelle dei candidati, evidenziando che il Partito Laburista ha circa la metà delle preferenze malgrado abbia perso circa 10 punti rispetto al picco del 60,9 per cento di gradimento durante la fase critica dell’epidemia da coronavirus.
Jacinda Ardern – Labour Party
Ardern ha 40 anni, è parlamentare dal 2008 ed è la persona più giovane che abbia mai guidato il Partito Laburista, che ha un orientamento socialdemocratico. Fu scelta all’unanimità come leader del partito nell’agosto del 2017 – a poco più di un mese dalle elezioni – dopo che Andrew Little aveva dato le dimissioni per via degli scarsi risultati del partito nei sondaggi, e nell’ottobre successivo divenne prima ministra della coalizione di governo dopo settimane di trattative: la più giovane prima ministra neozelandese.
Come aveva scritto il Guardian, Ardern aveva condotto una campagna elettorale di «inarrestabile positività», tanto che sui giornali neozelandesi fu coniata l’espressione “Jacindamania” e spesso Ardern veniva paragonata ad altri politici carismatici e innovatori, come Barack Obama e Justin Trudeau. Alle elezioni Ardern andò forte soprattutto tra i giovani e le donne e in questi tre anni si è distinta per politiche progressiste e di cambiamento. Tra le altre cose, la gestione tempestiva ed efficace della pandemia da coronavirus del governo laburista è stata ampiamente lodata fin dalle prime settimane dell’epidemia.
Ciononostante, i consensi per il Partito Laburista sono calati di circa dieci punti. Come ha spiegato Lara Greaves, professoressa di Scienze politiche all’Università di Auckland, molti neozelandesi associano il «trauma collettivo» dovuto alla pandemia da coronavirus a una crisi, e «studi su studi ci dicono che quando c’è una crisi in un paese, la gente tende ad attribuirla al governo in carica». Il Partito Laburista, che sta portando avanti un piano per «ricostruire» la Nuova Zelanda e per risolvere le disuguaglianze tra non maori e maori (che rappresentano oltre il 16 per cento della popolazione) col motto di «continuare a muoversi», ha secondo i sondaggi circa il 50 per cento delle preferenze. Ardern inoltre è stabilmente al primo posto delle persone più gradite come primo ministro. Tra le altre cose, quest’anno le leader dei due principali partiti, quello Laburista e quello Nazionale, sono due donne.
Judith Collins – New Zealand National Party
Collins è stata nominata leader del principale partito di opposizione neozelandese lo scorso 14 luglio, dopo le dimissioni del predecessore, Todd Muller, per motivi di salute. È avvocata e viene descritta come una donna dura: un po’ il contrario di Ardern, insomma, che invece è nota per i suoi modi pacati e gentili.
Il Partito Nazionale è il principale partito di centrodestra, di orientamento liberal-conservatore, e attualmente ha 54 seggi in parlamento. Nel 2017 le elezioni erano state vinte col 46 per cento dei voti proprio dal Partito Nazionale, guidato dall’allora primo ministro Bill English. Sebbene il centrodestra avesse governato per i 9 anni precedenti, non aveva ottenuto la maggioranza dei seggi: per questo fu determinante la scelta del partito New Zealand First, che si alleò coi laburisti per formare la maggioranza dell’attuale governo.
Per Collins, il secondo lockdown in Nuova Zelanda – quello imposto ad Auckland a metà agosto in seguito alla scoperta di un focolaio, dopo oltre 100 giorni senza contagi nel paese – è dovuto alla mala gestione delle frontiere da parte dell’attuale governo; inoltre secondo Collins il paese starebbe per affrontare una crisi economica senza precedenti, che nel discorso di lancio della campagna elettorale ha attribuito proprio agli effetti del primo lockdown di marzo e delle restrizioni di agosto. Chi la sostiene apprezza il suo carattere combattivo, così come la promessa di tagliare le tasse e lottare contro la corruzione. Chi la critica, ritiene invece che i suoi attacchi politici nei confronti degli oppositori e la sua rigidità non la rendano popolare. I sondaggi danno il suo partito intorno al 30 per cento, con un distacco dai Laburisti compreso tra i 15 e 20 punti.
Winston Peters – New Zealand First
Peters è il leader del terzo partito della Nuova Zelanda, che venne fondato nel 1993 per «rappresentare i neozelandesi preoccupati dalla direzione sociale ed economica che aveva preso il paese, e che cercano una rappresentanza pragmatica e razionale in parlamento». È considerato un partito tendenzialmente conservatore, nazionalista e populista. Il suo leader dal 2011 è Winston Peters, che fa politica da oltre quarant’anni ed è anche l’attuale vice primo ministro, nonché il ministro per gli Affari esteri.
Attualmente New Zealand First ha 9 seggi nel parlamento neozelandese ed è un partito della coalizione di maggioranza, che è stato appunto cruciale per la formazione del governo nel 2017. Sostiene i cosiddetti “Quindici principi fondamentali” secondo cui, tra le altre cose, il governo dovrebbe essere trasparente e responsabile, e al centro delle sue politiche dovrebbe mettere gli interessi dei neozelandesi. Peters avrebbe circa l’1 per cento delle preferenze come futuro primo ministro, ma secondo i sondaggi il partito non supera il 2 per cento, e quindi non è ritenuto particolarmente rilevante, come altri partiti che hanno punteggi simili, tra cui quello dei Nuovi conservatori e quello dei maori.
James Shaw e Marama Davidson – Green Party
Il partito dei verdi neozelandesi non ha un solo leader, bensì due: un uomo e una donna. James Shaw è parlamentare dal 2014 e attuale ministro per i Cambiamenti Climatici, mentre la candidatura a co-leader di Marama Davidson, donna di origine maori, secondo alcuni significa che il partito non si è dimenticato dei problemi della povertà e della disuguaglianza dei maori in Nuova Zelanda.
Le idee politiche dei Verdi si basano sui principi dell’ecologia e della responsabilità sociale. Di recente il Partito dei Verdi è stato esposto a critiche per via della decisione di finanziare l’ampliamento di una “scuola verde” privata con l’utilizzo di oltre 11 milioni di dollari neozelandesi (circa 6,5 milioni di euro) di fondi pubblici. Per Shaw e il Partito, si trattava di un’opportunità di creare posti di lavoro per la comunità di Taranaki, nella parte ovest dell’Isola del Nord della Nuova Zelanda; per i critici, il finanziamento era largamente iniquo rispetto a quelli che venivano corrisposti alle altre scuole pubbliche.
Attualmente i Verdi hanno 8 seggi in parlamento e appoggiano il governo anche se non fanno parte della coalizione di maggioranza. I sondaggi li danno intorno al 6,5 per cento e la loro ambizione per le elezioni del 2020 è quella di ottenere almeno il 7 per cento, rimanendo uno dei partiti più influenti durante la prossima legislatura.
David Seymour – ACT
Secondo gli ultimi sondaggi, ACT sta guadagnando vantaggio e attirando le preferenze degli scettici che avrebbero appoggiato il Partito Nazionale e che non sono del tutto convinti della candidatura di Collins. Attualmente ACT è dato tra il 6 e il 7 per cento, con un incremento di alcuni punti rispetto alle indagini precedenti, e David Seymour ha il 2 per cento delle preferenze come candidato presidente.
L’acronimo del partito, fondato nel 1993, sta per “Association of Consumers and Taxpayers”: ACT ha un orientamento liberale e tendenzialmente appoggia il centrodestra, ma attualmente ha soltanto un seggio. A proposito del successo che sta avendo il partito in queste settimane, Greaves ha detto che «probabilmente il parlamento sarà un affare a quattro»: secondo Greaves, infatti, in parlamento si potrebbe creare una «dinamica incredibilmente insolita» in cui il Partito Laburista viene affiancato dai Verdi, a sinistra, mentre il Partito Nazionale da ACT, a destra, non lasciando spazio a eventuali partiti di centro che abbiano «il potere di formare una coalizione o ricattare potenzialmente» altri partiti. La cosa, ha detto Greaves, potrebbe favorire i Verdi o ACT, a seconda di chi governerà.