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  • Lunedì 5 ottobre 2020

Che cosa succede ora in Serie A

Il caso di Juve-Napoli ha fatto emergere un conflitto tra il protocollo della Serie A e i provvedimenti delle autorità sanitarie che può compromettere il campionato

L'Allianz Stadium di Torino domenica sera (Getty Images)
L'Allianz Stadium di Torino domenica sera (Getty Images)

La scorsa settimana il campionato di Serie A aveva dovuto riempire un vuoto normativo nel suo protocollo sanitario emerso dopo le prime 14 positività al coronavirus tra giocatori e staff del Genoa, le quali avevano costretto al rinvio la partita di campionato contro il Torino. Nell’ultimo fine settimana gli sviluppi legati al caso del Genoa — nel frattempo divenuto un focolaio di contagi con 22 positività accertate — hanno fatto emergere una questione ancora più ampia, che rischia di compromettere il proseguimento della stagione.

Tutto è iniziato sabato, a un giorno da Juventus-Napoli, posticipo della terza giornata di Serie A, quando il Napoli, ultima squadra ad aver affrontato il Genoa, non è partito per Torino su indicazioni dell’ASL Napoli 1 Centro e della Regione Campania. Il giorno precedente la società aveva infatti rilevato due positività al coronavirus: del giocatore Piotr Zieliński e di un membro dello staff tecnico. A queste, sabato si era aggiunta inoltre quella di un altro giocatore, Eljif Elmas.

In caso siano accertate una o più positività in una squadra, il protocollo sanitario della Serie A — approvato a suo tempo dal CTS e dal ministero della Salute — prevede la quarantena dei positivi, l’isolamento della squadra in un luogo concordato con la possibilità però di allenarsi ed eventualmente disputare le partite previste dal calendario, se non si superano le soglie di giocatori positivi stabiliti della Lega (almeno 13 giocatori disponibili, o almeno 10 positività per chiedere un rinvio). Inoltre, l’isolamento è previsto solo a partire da una positività all’interno del cosiddetto gruppo squadra: nei tamponi effettuati da tutto il Napoli tre giorni dopo la partita con il Genoa non era emersa nessuna positività, motivo per cui la squadra non è andata in isolamento prima.

Secondo la Gazzetta dello Sport, la procura federale avrebbe aperto un’indagine per stabilire se il Napoli abbia effettivamente seguito il protocollo: prima di venerdì, tuttavia, per la commissione medica della FIGC ha osservato correttamente le procedure. I dubbi riguardano l’isolamento dei giocatori da venerdì, trascorso nelle rispettive abitazioni e non in un unico luogo, questo perché l’hotel di Castel Volturno indicato dalla società come quello adibito all’isolamento della squadra non era ancora pronto per ospitare il gruppo squadra.

Stando a quanto riferito dall’avvocato della società, Mattia Grassani (unica figura legata al club ad aver parlato finora), il Napoli avrebbe seguito le procedure del protocollo e sabato sera si trovava in partenza per Torino quando ha ricevuto un provvedimento da parte del capo di gabinetto della Regione Campania che ne vietava la partenza per un rischio sanitario, e così ha annullato il viaggio.

Il giorno della partita la Lega Serie A ha fatto sapere che Juventus-Napoli si sarebbe dovuta disputare regolarmente a Torino, perché il numero di positività riscontrate nel Napoli non superava le soglie previste dal protocollo. Il protocollo, tuttavia, stabilisce anche che queste regole vengano applicate «fatti salvi eventuali provvedimenti dalle autorità statali o locali». Nel caso del Napoli, questi provvedimenti sarebbero rappresentati da quelli arrivati dall’ASL 1 Napoli Centro e dalla Regione Campania.

Domenica sera la Juventus — che non aveva calciatori positivi ma anch’essa proveniente da un isolamento fiduciario — si è presentata come da regolamento allo stadio, pubblicando convocazioni e formazione e successivamente aprendo i propri spalti ai circa mille spettatori, invitati per un incontro che tutti sapevano non si sarebbe mai disputato. Alle 21.30 la Serie A ha confermato l’annullamento della partita e la squadra ha potuto lasciare lo stadio.

Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ha riferito in serata di aver ricevuto un messaggio dal presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, che chiedeva il rinvio della partita. Alla richiesta di De Laurentiis, Agnelli ha risposto di volersi attenere ai regolamenti della Serie A, posizione poi ribadita dai canali ufficiali della società. Secondo questi regolamenti, il Napoli dovrebbe quindi perdere 3-0 a tavolino: in quel caso farebbe con ogni probabilità appello a tutti i gradi della giustizia sportiva.

Ma c’è grande incertezza sull’eventualità che il Napoli venga effettivamente punito con una sconfitta a tavolino, perché se da un lato la Lega Serie A ha ritenuto fuori norma la condotta del club, dall’altro ci sono dei provvedimenti di autorità locali che prevarrebbero in qualsiasi sede. A conferma di questo ci sono le dichiarazioni del vice-ministro della Salute, il quale ha ribadito la competenza in materia delle ASL, e del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, secondo cui «l’interesse superiore della salute prevale sopra ogni logica».

Nei prossimi giorni, dunque, dovrà essere risolto il conflitto tra il protocollo sanitario della Serie A — che fino a ieri concedeva alle squadre di calcio un trattamento più permissivo rispetto ad altri ambiti — e i provvedimenti disposti dalle autorità statali o locali. Nel caso dovessero prevalere questi ultimi i rinvii potrebbero diventare più frequenti e questo potrebbe compromettere lo svolgimento del campionato: con un numero elevato di partite da riprogrammare si entrerebbe in conflitto con il calendario internazionale, fra coppe europee, partite delle nazionali e Campionati europei.

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