• Mondo
  • Giovedì 1 ottobre 2020

Cosa vuol dire «stand by»?

È l'espressione ambigua e dai molti significati possibili usata da Trump parlando di un gruppo armato di estrema destra durante il dibattito con Biden

(Nathan Howard/Getty Images)
(Nathan Howard/Getty Images)

Durante il dibattito con Joe Biden in vista delle elezioni presidenziali, al presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato chiesto di dissociarsi in maniera esplicita dai gruppi armati di estrema destra che appoggiano la sua candidatura in tutto il paese, e da cui non ha mai davvero preso le distanze. Trump è sembrato piuttosto interdetto e ha chiesto a Biden e al moderatore Chris Wallace di nominare uno di questi gruppi. Dopo che Biden gli ha suggerito un gruppo chiamato Proud Boys, Trump ha dato una risposta di cui si sta parlando parecchio.

Trump ha risposto che i Proud Boys dovrebbero «stand back e stand by»: due formule che in inglese significano cose molto diverse, come gli ha ricordato l’account Twitter del dizionario Merriam-Webster. Stand back significa essenzialmente “fare un passo indietro”, mentre stand by vuol dire soprattutto “tenersi pronti” (e non “fare una pausa”, come invece lo intendiamo spesso in italiano forse per via dei dispositivi elettronici). Il capo del gruppo estremista, Enrique Tarrio, ha detto a CNN di avere interpretato l’esortazione di Trump a continuare a fare quello che stanno facendo; il gruppo sta già usando la frase di Trump come uno slogan.

«Stand by» è un’espressione che ha molti significati diversi secondo il contesto in cui viene utilizzata. Può significare stare fermi mentre accade qualcosa («to stand by while…») oppure può significare un’espressione di sostegno a un’idea o un concetto («to stand by our view») o anche stare accanto a una persona (la canzone Stand by me vi dice niente?). Ancora, «stand by» può significare anche lasciare che altri si occupino di una certa cosa. Subito dopo il dibattito Trump ha precisato che i Proud Boys dovrebbero «lasciare che le forze di sicurezza facciano il loro lavoro». «Credo che abbia sbagliato parola e che dovrebbe correggersi», ha detto ieri Tim Scott, l’unico senatore Repubblicano afroamericano.

Da ieri i collaboratori di Trump stanno spiegando ai giornalisti che Trump intendeva proprio che i Proud Boys debbano «farsi da parte», come ha detto l’ex portavoce del comitato elettorale di Trump, Jason Miller.

Per molti invece la risposta di Trump è la prova della sua ambiguità nei confronti delle frange estreme e violente della destra statunitense, che non vuole condannare per evitare di perdere consensi fra alcuni dei sostenitori più entusiasti della sua presidenza. In passato Trump ha avuto più volte l’occasione di dissociarsi da movimenti o gruppi violenti di estrema destra – dal gruppo Bogaloo passando per i seguaci della teoria del complotto QAnon – ma non lo ha mai fatto apertamente.

I Proud Boys sono stati fondati alla fine dal 2016 da Gavin McInnes, uno dei fondatori della rivista Vice. Ormai da diversi anni organizzano manifestazioni e comizi per sostenere Trump, ed esprimono spesso prese di posizione razziste, omofobe e violente. Heidi Beirich, un’esperta di gruppi violenti che appartengono all’estrema destra, ha raccontato al Washington Post che i Proud Boys hanno centinaia di membri e sono stati molto abili nello sfruttare le recenti tensioni etniche in città come Portland per acquistare visibilità.

Nelle ultime ore Trump ha cercato di correggere il tiro spiegando che prima del dibattito non conosceva i Proud Boys: ha però nuovamente evitato di dissociarsi, continuando ad accusare le frange radicali del Partito Democratico e il movimento ANTIFA di avere causato tensioni e violenze (nate soprattutto dopo l’uccisione degli afroamericani George Floyd e Breonna Taylor da parte della polizia).