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  • Mercoledì 30 settembre 2020

Il caotico confronto fra Trump e Biden

Il primo dibattito tra i candidati alla presidenza degli Stati Uniti quasi non è stato un dibattito, tra interruzioni e insulti, e probabilmente ne resterà soprattutto una risposta di Trump

di Francesco Costa – francescocosta

Il moderatore Chris Wallace cerca faticosamente di gestire il dibattito fra Trump e Biden, Cleveland, 29 settembre 2020 (Olivier Douliery-Pool/Getty Images)
Il moderatore Chris Wallace cerca faticosamente di gestire il dibattito fra Trump e Biden, Cleveland, 29 settembre 2020 (Olivier Douliery-Pool/Getty Images)

Il primo confronto televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump e Joe Biden, è stato probabilmente il più caotico e confuso dibattito elettorale nella storia del paese. Davanti a decine di milioni di americani, quando in Italia era la notte tra martedì e mercoledì, Trump e Biden hanno discusso dei molti problemi che sta affrontando il paese e delle loro idee per risolverli, ma praticamente ogni risposta di Biden è stata interrotta da Trump, che è stato richiamato più volte e inutilmente dal moderatore a rispettare le regole che entrambi i candidati avevano concordato prima del confronto. Lo stesso Biden è sbottato più volte, perdendo la pazienza. La risposta di cui si parlerà di più – e l’unica forse che sarà ricordata del confronto – è quella in cui Trump ha deciso di non dissociarsi dai gruppi armati di estrema destra.

All’inizio del dibattito, parlando di sanità, Trump ha accusato Biden di guidare un partito con idee socialiste. Biden ha risposto dissociandosi dalla sinistra del partito e ricordando di aver vinto le primarie con grande vantaggio; ha fatto lo stesso intorno alla fine del confronto, quando Trump lo ha accusato di voler «bandire le mucche» contro l’inquinamento e Biden si è allontanato dalle idee più radicali del suo partito.


Trump ha interrotto continuamente Biden, impedendogli di parlare anche nei segmenti nei quali non erano previste interruzioni, nel tentativo di farlo incartare: nelle settimane che hanno preceduto il confronto Trump aveva accusato più volte Biden di essere troppo anziano e non più presente a se stesso, e Biden ha fin dall’infanzia un noto problema di balbuzie. Biden è riuscito a non incartarsi ma le sue risposte sono state spesso fiacche e incerte.

Il segmento che segue è un buon esempio di questa dinamica: Biden ha dato una risposta evasiva sui suoi piani di riforma dell’ostruzionismo al Senato e sull’ipotesi di aumentare il numero di seggi della Corte Suprema, Trump lo ha interrotto e Biden ha sbottato: «Ma vuoi stare zitto?». In un altro momento del confronto, dopo l’ennesima interruzione Biden ha detto: «È difficile dire anche solo una parola con questo pagliaccio – scusate, con questa persona».


Dopo aver discusso brevemente della Corte Suprema – Trump ha rivendicato di avere il diritto di nominare un nuovo giudice, perché «le elezioni hanno conseguenze»; Biden ha detto che gli americani stanno già votando e quindi bisognerebbe aspettare – il discorso si è spostato sull’economia e sulla pandemia.

Sull’economia, Trump ha detto di aver costruito «la più forte economia nella storia di questo paese» e di essere pronto a rifarlo, mentre Biden lo ha accusato di aver solo difeso i più ricchi. Il moderatore – Chris Wallace di Fox News, noto per essere un intervistatore molto tosto e molto indipendente dalla sua rete – ha chiesto conto a Trump delle pochissime tasse sul reddito che ha pagato, e Trump si è difeso sostenendo di aver pagato «milioni di dollari» in tasse. Quando Wallace gli ha chiesto esplicitamente delle tasse sul suo reddito e non quelle delle sue imprese, Trump ha ribadito una risposta con ogni evidenza falsa.

È stata una delle moltissime cose false dette nel corso del confronto da Trump, che notoriamente mente più di qualsiasi altro politico americano di qualsiasi partito. Sia sulle tasse che sul vaccino che sulla pandemia che sul razzismo, Trump ha detto un grandissimo numero di cose imprecise o apertamente infondate. «Una valanga di bugie», ha concluso il fact-checking di CNN; altri fact-checking sono stati messi insieme da ABC News, da Bloomberg, da Associated Press e dal New York Times.

Parlando della pandemia, Trump ha rivendicato il lavoro fatto dalla sua amministrazione e ha citato la decisione di limitare i voli dalla Cina come cruciale per frenare il contagio, poi ha detto che «un vaccino arriverà tra poche settimane» (un’altra cosa dimostrabilmente falsa). Biden ha criticato Trump duramente, accusandolo di non aver preso sul serio la pandemia, di aver diffuso teorie infondate e aver irriso chi indossa le mascherine. Infine si è rivolto direttamente agli elettori: «Ma credete davvero a quello che sta dicendo, dopo tutte le bugie che vi ha detto sull’epidemia?».


La discussione è diventata rapidamente ingestibile, e il moderatore Chris Wallace si è trovato più volte a richiamare Trump al rispetto delle regole concordate da entrambi i candidati. Il momento del confronto di cui si parlerà di più è arrivato proprio in una delle sue fasi più concitate.

Wallace ha chiesto a Trump se vuole intimare alle milizie di destra di fermare le violenze. Trump è sembrato acconsentire, con sufficienza, e sia Wallace che Biden lo hanno incalzato: «Allora fallo». «Cosa volete che dica?», ha risposto Trump, «a chi devo parlare?». Biden allora ha citato i Proud Boys, noto gruppo armato di estrema destra. Trump ha risposto: «Proud Boys, state fermi e state pronti. Ma vi dico una cosa: qualcuno deve fare qualcosa contro l’estrema sinistra». Pochi minuti dopo il confronto, i Proud Boys hanno già messo la frase di Trump nel logo del loro gruppo su Telegram (sono stati banditi da tutti gli altri social network).


Quando si è parlato di razzismo, Trump ha portato la discussione sulla sicurezza e sui temi “legge e ordine”, accusando Biden di non avere il sostegno dell’esercito e della polizia e dicendo che le città con le peggiori violenze sono quelle governate dai Democratici. Quando il moderatore gli ha chiesto perché abbia deciso di sospendere i corsi di formazione contro il razzismo per i dipendenti pubblici, Trump ha risposto dicendo che erano «pessime idee che insegnano alle persone a odiare il nostro paese».

Il discorso sulla sicurezza è poi arrivato a toccare le zone suburbane, i quartieri eleganti della classe media ai margini delle città, che saranno probabilmente decisive a queste elezioni: benché siano state per decenni un grosso serbatoio di voti per il Partito Repubblicano, da almeno dieci anni a questa parte si stanno spostando verso i Democratici, e questo processo è accelerato durante l’amministrazione Trump soprattutto fra le donne. Trump ha detto più volte che con Biden le zone suburbane saranno «abolite», facendo riferimento alle proposte per renderle più integrate ed eterogenee dal punto di vista etnico. Biden ha detto che le zone suburbane non sono più quelle degli anni Cinquanta, e che «Trump non va in una zona suburbana nemmeno se sbaglia strada».


Nella sua parte finale, caotica quanto le precedenti, la discussione si è spostata sulle elezioni e la regolarità del voto. Trump ha ribadito la tesi senza fondamento che il voto per posta stia già producendo truffe e brogli, e ha invitato i suoi sostenitori ad andare ai seggi per «tenere d’occhio» quello che succede: quando Wallace gli ha chiesto di impegnarsi a non dichiararsi vincitore fino al termine dello spoglio, ha eluso la domanda.

Biden, dal canto suo, ha difeso il voto per posta ma ha preferito non indugiare sul rischio che Trump possa non accettare una sconfitta o comunque provare ad alterare il voto. I sondaggi mostrano da tempo che gli elettori Democratici che pensano Trump possa restare al potere anche in caso di sconfitta perdono motivazioni per votare. Anche per questo probabilmente Biden si è rivolto direttamente al pubblico, dicendo: «i vostri voti faranno la differenza, non credete a chi vi dice che non se ne andrà: se perderà se ne andrà».


«Con interruzioni, bugie e insulti, Trump calpesta il decoro nel dibattito con Biden», ha titolato il New York Times. «Il primo confronto tra Trump e Biden segnato dalle costanti interruzioni di Trump», ha titolato il Washington Post. «Un dibattito segnato da interruzioni e insulti», ha scritto il Wall Street Journal, «con Trump che ha accusato Biden di “non aver fatto niente per 47 anni” e Biden che ha accusato Trump di essere “il peggior presidente che l’America abbia mai avuto”». «È stato un gran casino dentro un cassonetto in fiamme dentro un disastro ferroviario», ha detto il giornalista di CNN Jake Tapper subito dopo la fine del confronto. Altri hanno parlato di shitshow e «lotta nel fango».

L’opinione della gran parte degli osservatori e della stampa è che nessuno dei due candidati possa dire di aver “vinto” un confronto in cui non si è praticamente mai davvero discusso, e nel caos nessuno dei due ha tirato fuori colpi memorabili: l’unico momento che può avere qualche conseguenza è quello in cui Trump si è rifiutato di condannare la violenza delle milizie di estrema destra. È importante però tener conto del fatto che oggi Trump è dato ampiamente indietro da tutti i sondaggi, molto più indietro di quanto fosse a questo punto nel 2016: è lui che ha bisogno di rimontare, e un dibattito che si conclude con un nulla di fatto può essere considerato per Biden un buon risultato, considerata anche la sua perdita di smalto rispetto al passato. Per quel che vale – cioè poco – nei primi sondaggi post-dibattito Biden è stato considerato il vincitore del confronto dalla maggioranza degli spettatori.

Mercoledì 7 ottobre saranno i candidati alla vicepresidenza a confrontarsi in tv, Mike Pence per il Partito Repubblicano e Kamala Harris per il Partito Democratico, in quello che sarà sicuramente un dibattito più ordinato e civile. Trump e Biden torneranno a confrontarsi il 15 e il 22 ottobre.