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  • Lunedì 1 giugno 2020

Cosa vuol dire “ANTIFA”

Negli Stati Uniti questa parola non indica semplicemente "antifascismo", ma è anche il nome di un movimento radicale

(Stephanie Keith/Getty Images)
(Stephanie Keith/Getty Images)

Domenica il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha scritto su Twitter di voler «dichiarare gli ANTIFA un gruppo terroristico» per via del loro coinvolgimento nelle violenze dell’ultima settimana durante le manifestazioni per l’uccisione di George Floyd. ANTIFA è una contrazione di anti fascist, antifascista, ma negli Stati Uniti non indica solo i valori che in Italia (e in Europa) associamo con l’antifascismo.

Per quanto la parola antifa esista anche in inglese nel suo senso generico di “qualcuno o qualcosa che si oppone al fascismo”, da anni quando si parla di ANTIFA negli Stati Uniti ci si riferisce normalmente a un movimento di attivisti ben preciso, nato in opposizione alla crescita dei movimenti di estrema destra e noto per il ricorso alla violenza durante le manifestazioni e per tattiche simili a quelle che in Europa vengono associate ai cosiddetti “black bloc”.

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La definizione di ANTIFA è diffusa comunque anche in Italia e in Europa, dove indica una militanza e un attivismo radicale di sinistra. È un termine che esiste da decenni, e che prende origine dalla Antifaschistische Aktion, movimento comunista tedesco che ebbe breve vita negli anni Trenta, e che era già allora abbreviato Antifa. Il moderno movimento ANTIFA europeo si sviluppò comunque molto più tardi, e il termine ebbe una prima vera diffusione grazie alla cultura punk tra gli anni Settanta e Ottanta.

Il New York Times ha pubblicato una breve guida per raccontare la storia del termine negli Stati Uniti. Il primo gruppo americano a chiamarsi esplicitamente “ANTIFA” fu stato quello dei Rose City Antifa, di Portland, in Oregon, nato nel 2007 e che si è guadagnato anche un discreto seguito online. Gli ANTIFA non sono tuttavia un movimento centralizzato e non hanno un leader nazionale. Sono un gruppo che si organizza a livello locale, di cui si sa molto poco all’estero e i cui membri sono accomunati da alcuni ideali (come l’opposizione a forme di autoritarismo, razzismo, sessismo e xenofobia) e dall’uso di precise tattiche per sostenerli. Per esempio, i gruppi ANTIFA fanno spesso ricorso alla violenza durante le manifestazioni, sviluppano strategie per combattere contro la polizia e sono altamente organizzati.

Il New York Times ricorda che il movimento ANTIFA non è che uno dei molti gruppi di attivisti di sinistra e non necessariamente il più violento. Con altri gruppi anarchici condivide però l’abitudine all’uso di vestiti neri e maschere durante le manifestazioni e «la critica al capitalismo e la volontà di smantellare le strutture di potere, incluse le forze di polizia». Negli ultimi anni gli ANTIFA sono diventati però uno dei gruppi più noti, specialmente per la loro partecipazione ad alcune importanti manifestazioni e per la loro opposizione ai gruppi della cosiddetta alt-right, i nuovi movimenti della destra razzista statunitense. A Charlottesville, nel 2017, furono gli ANTIFA a organizzare la manifestazione contraria a quella dei gruppi di destra.

Nell’ultima settimana si è spesso parlato della partecipazione di gruppi estremisti alle manifestazioni iniziate dopo l’uccisione di George Floyd. Le manifestazioni sono state in larga parte pacifiche ma c’è il sospetto che, in alcuni casi, quando sono diventate violente è stato anche per via di gruppi di agitatori che volevano alzare il livello dello scontro con la polizia. Gli ANTIFA sono stati accusati di essere uno di questi gruppi, non solo da Trump. Già nel 2017, dopo una manifestazione a Berkeley, in California, la politica Democratica e speaker del Congresso Nancy Pelosi aveva criticato «le azioni violente di quelle persone che si fanno chiamare antifa».

Diversi video di questi giorni hanno mostrato manifestanti neri impedire ad altri manifestanti bianchi di saccheggiare e danneggiare negozi. Oggi sta circolando invece un video girato dal giornalista Safvan Allahverdi a Washington in cui i partecipanti a una manifestazione fermano e consegnano alla polizia un ragazzo bianco, vestito di nero e con il volto coperto, che stava rompendo delle piastrelle presumibilmente per usarle come armi. Non è chiaro chi fosse il ragazzo fermato ma Allahverdi, che lavora per l’agenzia di stampa turca Anadolu, ha spiegato che la manifestazione di Washington è stata pacifica fino a quando la sera sono arrivati gruppi di persone che hanno cominciato a vandalizzare negozi e lanciare oggetti contro la polizia.

Il tema delle infiltrazioni nelle manifestazioni di questi giorni è molto discusso. Trump e la sua amministrazione hanno subito cercato di incolpare i movimenti di estrema sinistra per le violenze più gravi, ma anche diversi Democratici hanno parlato di gruppi sovversivi che stanno usando le manifestazioni per perseguire altri obiettivi. Tim Walz, governatore Democratico del Minnesota (lo stato di Minneapolis), ha per esempio suggerito che tra gli agitatori ci fossero gruppi di suprematisti bianchi.

Il capo della divisione anti-terrorismo della polizia di New York, John Miller, ha detto che ci sono prove piuttosto convincenti del fatto che gruppi autonomi siano stati attivi durante le manifestazioni degli ultimi giorni. Miller ha sostenuto che questi gruppi siano molto organizzati, che abbiano un sistema di vedette per individuare le zone della città meno sorvegliate dalla polizia, che abbiano sistemi di comunicazione criptati e che fossero pronti da tempo a sfruttare manifestazioni per cercare lo scontro con la polizia.

Che gli ANTIFA abbiano effettivamente avuto un ruolo nelle manifestazioni di questi giorni è comunque ancora da dimostrare. Intanto però i giornali statunitensi hanno spiegato che, anche se Trump volesse, non ci sarebbero strumenti legali per dichiarare gli ANTIFA un movimento terroristico, ammesso che qualcuno fosse in grado di definire con più esattezza il movimento stesso.

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