Una canzone di Antonello Venditti

Quella dove aveva già immaginato anche gli sbagli successivi

Titoli di settembre.
Ieri in un articolo
che avevo linkato a proposito di Leon Russell e Rita Coolidge, e che parlava di un’autobiografia di Coolidge, ho scoperto questa cosa spiazzante che mi ero perso. Che nel 2016, in quel libro, Coolidge sostenne che la leggendaria e amata/odiata (da me amata) coda di Layla di Eric Clapton in sostanza sia un’invenzione sua, di Coolidge. Ovvero una canzone che aveva scritto lei insieme a Jim Gordon (coautore di Layla) e che poi divenne questa. E altri testimoni hanno confermato.
Suddenly, it dawned on me: the song on the radio was my song—except that I’d never recorded it. The veins must have been popping out on my neck. I cried, “That’s my music! That’s my music!” It was “Time,” the song Jim and I had written and played for Eric at Olympic.
Qui c’è la famosa parte di Goodfellas con la coda di Layla. Intanto, per dirvene un’altra, Jim Gordon è in carcere da 37 anni per avere ucciso sua madre in una crisi di schizofrenia.
E in tutto questo, scopro sul Post prima di mandare la newsletter, oggi Goodfellas compie trent’anni.
Intanto BBC ha celebrato i 30 anni di Listen without prejudice di George Michael raccontandolo come un “capolavoro del pop moderno” e un disco di svolta. Malgrado io sia fan, e affezionato, non so se arriverei a tanto e non mi ha mai convinto molto la tesi della discontinuità dal passato (nel disco precedente, il primo da solo, c’erano almeno altrettante ottime canzoni pop). Comunque, aveva cose ottime, quel disco, e soprattutto il singolo e – per questa newsletter notturna  – Waiting (reprise) che lo chiudeva, e apriva i concerti.

Le cose della vita
La foto qui sopra non è granché, l’ho fatta io, ma mi stanno simpatici loro due, e mi ricorda una serata catastrofica e commovente di due anni fa, che raccontai qui.
Di questi tempi, poi, qualunque ricordo di concerto è commovente.

Le cose della vita è una canzone del 1973, con alcuni versi di grande bellezza. Uscì su un 45 giri insieme all’altra gran canzone di quel disco, Le tue mani su di me (tutti e due titoli di monosillabi e bisillabi, che è una cosa molto Venditti). Ho letto in giro una buona battuta sul fatto che il verso “Le cose della vita fanno piangere i poeti, ma se non le fermi subito diventano segreti” prende una luce preveggente se si pensa alla mediocre canzone di parecchi anni dopo che si chiamerà Segreti. Ma qui eravamo ancora a quando le fermava subito, le cose della vita.

E per la prima volta
non cercare le parole
difficili, poetiche,
che stuzzicano il cuore.

Anche perché tutte quelle che avevo da scrivere, su Venditti e sulle sue canzoni, le ho già scritte.

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