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  • Mercoledì 9 settembre 2020

In Francia vogliono dimezzare la quarantena

Il governo sta valutando di portarla da 14 a 7 giorni per incentivare la popolazione a rispettarla, ma la modifica va contro le linee guida dell'OMS

(Pascal Le Segretain/Getty Images )
(Pascal Le Segretain/Getty Images )

In Francia il governo sta valutando di dimezzare i tempi di quarantena per il coronavirus, portandoli dai classici 14 giorni a una settimana, o dove possibile a cinque giorni. La modifica sarà discussa alla fine della settimana, ma ha già ricevuto l’assenso del comitato di medici e ricercatori che fornisce consulenze scientifiche al governo. Una scelta di questo tipo sarebbe in contraddizione con le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che raccomanda due settimane di quarantena per le persone venute in contatto con casi positivi, verificati o probabili.

Incubazione e quarantena
L’obiettivo della quarantena è fare in modo che un individuo che potrebbe essere stato contagiato (ed è per esempio in attesa di un tampone per averne la conferma) resti isolato dagli altri, in modo da ridurre il rischio di nuovi contagi. Determinarlo non è sempre semplice, per esempio perché nell’ultima fase del periodo di incubazione (il tempo da quando si viene infettati a quando si sviluppa la malattia) molti individui sono già contagiosi, anche se non hanno sviluppato sintomi, che potrebbero inoltre non comparire mai, nel caso in cui la COVID-19 abbia un decorso asintomatico.

Il periodo di incubazione varia sensibilmente da persona a persona, ma sulla base dei dati raccolti finora è in un intervallo compreso tra i 2 e i 14 giorni: il periodo mediano di incubazione per la COVID-19 è di 4-5 giorni. Gli individui che sviluppano sintomi tendono a segnalare i primi effetti della malattia entro 2-7 giorni, e quasi tutti i sintomatici mostrano almeno un sintomo entro il dodicesimo giorno dal momento del contagio.

A oggi non è chiaro quanto siano contagiosi i positivi nel periodo di incubazione, ma alcune ricerche hanno evidenziato un picco nella carica virale nelle alte vie respiratorie a circa 4 giorni dall’infezione o entro 7 dalla comparsa dei sintomi.

Che cosa dice l’OMS
Sulla base di queste informazioni, finora l’OMS ha raccomandato di mantenere una quarantena di 14 giorni per i contatti dei positivi o presunti tali, in attesa di riscontro tramite test sulla loro effettiva positività:

L’OMS raccomanda che tutti i contatti degli individui con COVID-19 probabile o confermata siano messi in quarantena in una struttura dedicata o a casa per 14 giorni dal momento dell’esposizione.

Un contatto è una persona in qualsiasi delle seguenti situazioni da 2 giorni prima e fino a 14 giorno dopo la comparsa dei sintomi nel caso confermato o probabile da COVID-19:

• contatto viso-a-viso con un caso probabile o confermato di COVID-19 entro un metro di distanza e per più di 15 minuti;
• contatto diretto fisico con un caso probabile o confermato di COVID-19;
• assistenza diretta per un individuo con un caso probabile o confermato di COVID-19 senza le adeguate protezioni personali;
• altre situazioni, come indicato dalle valutazioni sul rischio a livello locale.

Come funziona in Italia
La maggior parte dei paesi ha finora seguito le linee guida dell’OMS applicando i 14 giorni di quarantena. In Italia, per esempio, la quarantena è prevista per:

Una persona sana (contatto stretto) che è stata esposta ad un caso COVID-19, con l’obiettivo di monitorare i sintomi e assicurare l’identificazione precoce dei casi. Per COVID-19 il periodo di quarantena è di 14 giorni successivi alla data dell’ultima esposizione (periodo massimo di incubazione della malattia, se il contatto dovesse avere acquisito l’infezione).

L’isolamento si applica invece alle persone certamente infette e ha lo scopo di separarle da quelle sane, in modo da ridurre la diffusione dell’infezione. Per il ministero della Salute, in questo caso l’isolamento non ha un tempo predeterminato e viene applicato fino a quando l’individuo non è più contagioso.

Riduzione
Martedì 8 settembre, intervenendo in una trasmissione radiofonica, il ministro della Salute francese, Olivier Véran, ha detto di avere ricevuto dal comitato scientifico un parere favorevole a ridurre i tempi della quarantena in Francia “in un certo numero di situazioni”. Véran ha spiegato che molti francesi non rispettano le due settimane di quarantena e che una riduzione dei tempi potrebbe favorire una maggiore osservanza:

Siamo più contagiosi nei primi cinque giorni dalla comparsa dei sintomi o dal test di positività. Poi questa contagiosità si riduce sensibilmente: è presente anche dopo una settimana, ma è molto debole.

La proposta sarà discussa dal governo venerdì prossimo e ha suscitato diverse reazioni in Francia, soprattutto in un periodo in cui il numero di nuovi casi positivi rilevati quotidianamente è tornato ad aumentare notevolmente. Un numero inferiore di giorni di quarantena potrebbe incentivare comportamenti più virtuosi da parte degli interessati, ma potrebbe anche comportare qualche rischio in più nella diffusione dell’epidemia.

Véran ha anche detto che non c’è “praticamente nessuna differenza” in una situazione in cui il 5 per cento degli individui potrebbe essere ancora contagioso dopo cinque giorni, rispetto al 2-4 per cento delle persone che possono esserlo ancora dopo i 14 giorni di quarantena. Non tutti sono però convinti di questa stima, considerato che restano ancora da chiarire alcuni aspetti sulle modalità di contagio non solo da parte dei sintomatici, ma anche da parte di chi non manifesta sintomi.

Le linee guida dell’OMS non sono vincolanti, quindi ogni paese può regolarsi in autonomia, ma il loro senso è comunque di fornire ai governi un approccio omogeneo alla gestione della pandemia, evitando che ci siano scelte diverse e contraddittorie tra i vari paesi. Eccezioni alla regola dei 14 giorni per casi specifici potrebbero complicare la comunicazione delle norme alla popolazione, creando confusione su un argomento molto delicato per la salute di tutti.