Tutto (o quasi) sulla riapertura delle scuole

Il governo deve ancora decidere molte cose, dagli autobus alle mascherine, ma ci sono già varie linee guida e protocolli

La preparazione delle aule per il nuovo anno scolastico all'istituto comprensivo Melissa Bassi di Roma. (Cecilia Fabiano/LaPresse)
La preparazione delle aule per il nuovo anno scolastico all'istituto comprensivo Melissa Bassi di Roma. (Cecilia Fabiano/LaPresse)

Mancano meno di tre settimane all’inizio del nuovo anno scolastico, che farà tornare nelle aule circa 8,5 milioni di studenti e studentesse dopo oltre sei mesi in cui le scuole sono rimaste chiuse per via dell’epidemia da coronavirus. Ma tanti aspetti che regoleranno la riapertura in sicurezza delle scuole sono ancora poco chiari, e altri sono controversi e messi in discussione dagli esperti. C’è quindi una diffusa confusione che dipende da diversi fattori, tra cui il fatto che diverse questioni devono ancora essere decise e comunicate dal ministero dell’Istruzione. Alle regioni potrebbe poi essere lasciato un certo margine di intervento, con il risultato che le cose potrebbero funzionare diversamente tra una e l’altra.

Inoltre, non sappiamo cosa succederà con l’epidemia nei prossimi mesi: se il suo andamento continuerà a essere contenuto e gestibile anche in autunno e in inverno – chiudere le scuole è stata la prima decisione radicale presa dal governo dopo i primi contagi accertati, parecchi giorni prima dei lockdown – o se ci sarà un aumento tale dei contagi da costringere a nuove misure restrittive e quindi a rivedere drasticamente le linee guida definite finora per le scuole, o addirittura a richiuderle.

Negli ultimi giorni è addirittura circolata l’ipotesi che l’attuale riapertura prevista possa slittare in avanti, perché rimangono da risolvere alcuni problemi molto importanti che al momento rendono impossibile immaginare il rientro a scuola: tra i più grossi c’è per esempio il trasporto pubblico. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha finora smentito categoricamente ipotesi simili, ma i preparativi per la ripresa dell’anno, affidati ai singoli istituti e agli enti locali, stanno procedendo in ordine sparso, e da settimane arrivano sempre più segnalazioni e lamentele di grossi ritardi nei lavori.

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Date
Nella maggior parte delle regioni, le scuole riapriranno lunedì 14 settembre. In Alto Adige ricominceranno già il 7 settembre, mentre in Friuli Venezia Giulia aspetteranno il 16 e in Sardegna addirittura il 22.

Trasporti
L’applicazione delle linee guida sui trasporti decise dal governo sembra essere molto complessa. Le linee guida prevedono infatti che sugli autobus scolastici venga mantenuto il distanziamento di un metro, misura che limiterà fortemente la capienza dei mezzi e che richiederà quindi un notevole potenziamento delle linee. Sono previste delle deroghe al metro di distanza quando è possibile far sedere gli studenti allineati “verticalmente”, cioè uno per fila, senza che siano rivolti faccia a faccia. Il distanziamento di un metro, però, può non essere rispettato per i tragitti inferiori ai 15 minuti: un punto intorno al quale sono circolate diverse perplessità, sia per la sua efficacia sia perché sembra una misura difficile da applicare.

Mercoledì c’è stato un incontro sulla scuola tra il governo e i rappresentanti delle regioni, in cui si è parlato principalmente dei trasporti: gli amministratori locali vogliono che i limiti siano allentati, permettendo che gli autobus siano più riempiti, rispetto al 50-60 per cento che comportano le attuali indicazioni sul distanziamento. Non si è arrivati però a un accordo, e il governo si è preso ancora qualche giorno per decidere.

In ogni caso, sugli autobus scolastici sarà obbligatorio indossare la mascherina, tranne che per i bambini sotto ai 6 anni e per quelli che non possono tenerla perché disabili. Prima di accedere al mezzo, a casa, sarà necessario misurare la febbre. All’interno dello scuolabus andrà rispettato il metro di distanza e solamente i fratelli, le sorelle o i bambini che vivono nella stessa casa potranno sedersi vicini. La deroga al distanziamento è ammessa per i percorsi inferiori ai 15 minuti. I comuni potranno differenziare le fasce orarie di trasporto, ma non oltre le due ore antecedenti l’ingresso a scuola e un’ora successiva all’orario di uscita.

Orari di ingresso
Differenziare gli orari di ingresso è un’ipotesi che il ministero dell’Istruzione e il Comitato tecnico scientifico, l’organo che consiglia il governo sulle misure di prevenzione, stanno valutando. Potrebbe servire anche a facilitare l’organizzazione e il potenziamento dei trasporti pubblici. Non è ancora stato deciso niente, però, e i dubbi principali riguardano la possibilità che una misura simile comporti una riduzione del monte orario scolastico totale: Azzolina ha detto che le scuole potranno ridurre la durata delle ore di lezione da 60 a 50 minuti, per organizzarsi meglio, sostenendo però che alla fine il bilancio debba rimanere uguale. Ci sono comunque leggi e sentenze passate che dicono che per cause di forza maggiore (tra le quali rientra plausibilmente una pandemia) il monte orario scolastico possa invece essere ridotto.

Mascherine
È un’altra delle questioni più dibattute, sulla quale però il governo deve ancora prendere una decisione definitiva. Azzolina ha suggerito in alcune interviste che potrebbero essere obbligatorie nelle classi soltanto quando non è possibile rispettare il metro di distanziamento (per i bambini sotto i 6 anni non sono comunque previste). Saranno probabilmente rese obbligatorie per gli spostamenti e le situazioni “di movimento”.

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Misurazione della temperatura
Altra questione dibattuta: Azzolina ha detto chiaramente che non sarà prevista una misurazione della temperatura corporea all’ingresso degli istituti scolastici, spiegando che è un compito per il quale vanno coinvolte le famiglie, e che «un termometro a casa» ce l’hanno «quasi tutti se non tutti». Diversi esperti hanno criticato questa misura: il virologo Massimo Galli e il microbiologo Andrea Crisanti, per esempio, hanno detto che misurare a casa la temperatura, con strumenti e modalità diverse, rende inutile l’operazione.

Azzolina ha aggiunto che ogni scuola potrà organizzarsi autonomamente, e a Roma per esempio è stato deciso che la temperatura sarà misurata all’ingresso dei nidi e delle scuole d’infanzia, sia ai bambini, sia ai genitori, sia agli operatori scolastici.

Cosa succede se qualcuno manifesta i sintomi della COVID-19?
I protocolli su come comportarsi sono stati pubblicati dal ministero a inizio agosto. I casi principali sono due: se uno studente o un operatore scolastico manifesta i sintomi a scuola, o a casa.

Nel primo caso la scuola avvisa i genitori, e nel frattempo lo studente viene isolato in una stanza: gli deve essere misurata la temperatura e non deve essere mai lasciato solo (lui, se ha più di sei anni, e chi sta con lui deve indossare la mascherina). I genitori dovrebbero quindi riportare al più presto lo studente a casa, e contattare il medico di famiglia o l’ASL per fare eventualmente il tampone. Se a manifestare i sintomi è un insegnante o un membro del personale, se ne andrà autonomamente da scuola e provvederà a contattare il medico o l’ASL.

Se invece gli studenti manifestano i sintomi a casa, il ministero raccomanda che siano tenuti a casa, e che le loro condizioni siano seguite da un medico e comunicate alla scuola. La stessa cosa vale per gli insegnanti e gli operatori scolastici. Questo protocollo, però, provocherà certamente problemi. Nel documento vengono descritti come sintomi compatibili con la COVID-19:

Temperatura corporea superiore a 37,5 °C, febbre, tosse, cefalea, sintomi gastrointestinali (nausea/vomito, diarrea), faringodinia, dispnea, mialgie, rinorrea/congestione nasale; sintomi più comuni nella popolazione generale: febbre, brividi, tosse, difficoltà respiratorie, perdita improvvisa dell’olfatto (anosmia) o diminuzione dell’olfatto (iposmia), perdita del gusto (ageusia) o alterazione del gusto (disgeusia), rinorrea/congestione nasale, faringodinia, diarrea.

Il protocollo, quindi, dice in sostanza che nel dubbio i bambini e i ragazzi vanno tenuti a casa. È previsto anche che se in una classe si verifica un numero alto e improvviso di studenti assenti – è indicato il 40 per cento – la scuola dovrà avvisare l’ASL, che condurrà un’indagine epidemiologica.

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E se qualcuno risulta positivo?
Il protocollo prevede che sia sanificata la scuola e che l’ASL provveda a fare la ricerca dei contatti della persona positiva al coronavirus, che sia uno studente, un insegnante o un operatore scolastico. I contatti stretti della persona positiva saranno messi in quarantena per 14 giorni: in questa categoria potrebbe essere rientrare l’intera classe, ma la decisione è rimessa all’ASL. Si dice anche che:

La chiusura di una scuola o parte della stessa dovrà essere valutata dal DdP [Dipartimento di prevenzione dell’ASL, ndr] in base al numero di casi confermati e di eventuali cluster e del livello di circolazione del virus all’interno della comunità. Un singolo caso confermato in una scuola non dovrebbe determinarne la chiusura soprattutto se la trasmissione nella comunità non è elevata.

Contatti stretti di positivi
Se invece a risultare positivo al test è un convivente di un alunno o di un operatore scolastico, scatterà per quella persona la quarantena di 14 giorni. Ma per i contatti stretti di contatti stretti di positivi – per esempio i compagni di classe dell’alunno che convive con una persona positiva – non è invece prevista la quarantena, a meno che l’ASL non valuti diversamente.

Spazi
Azzolina ha finora insistito sulla necessità di trovare nuovi spazi per fare lezione, ma le operazioni di ricerca e adeguamento degli istituti sono in molti casi in ritardo, secondo le testimonianze di chi lavora nella scuola. Repubblica scrive che l’ultimo monitoraggio del ministero dell’Istruzione, che risale a metà agosto ed è incompleto, calcolava una mancanza di spazi ancora per 150 mila studenti e che i presidi stimano la carenza di 10 mila aule soprattutto al Sud. Ieri è scaduto il bando da 70 milioni di euro rivolto agli enti locali per l’affitto di nuovi spazi da assegnare alle scuole.

Il governo aveva stanziato 330 milioni di euro per gli interventi di edilizia leggera, che servono ad aumentare lo spazio nelle aule: per esempio cambiare i perni di una porta in modo che si apra verso l’esterno invece che verso l’interno. Oltre a questi, possono essere usati anche parte dei 331 milioni di euro stanziati alle scuole con il “decreto rilancio”, e sono stati previsti altri fondi per circa 60 milioni di euro tra il “decreto agosto” e altri provvedimenti. Nei giorni scorsi il governo ha detto che per ampliare gli spazi delle scuole statali possono essere usati anche i locali delle scuole paritarie, cioè quelle private.

Concretamente, adeguare gli spazi esistenti e trovarne di nuovi è compito degli enti locali, che stanno procedendo però con velocità ed efficienze diverse. Secondo l’Associazione nazionale presidi servono in tutto 20mila nuove aule, ma a inizio agosto il 50 per cento non era ancora stato trovato.

Classi ridotte e personale aggiuntivo
Contrariamente alle ipotesi circolate nei mesi scorsi, il governo per ora non ha deciso misure omogenee per dividere le classi, riducendo così il numero di alunni presenti a ogni singola lezione. Azzolina ha parlato della necessità di ridurre le classi più numerose, per consentire il distanziamento, ma finora non sono stati fissati limiti né spiegati altri dettagli.

Anche per poter eventualmente dividere le classi più numerose, al momento è stato stanziato quasi un miliardo di euro – con il “decreto rilancio” – per nuove assunzioni di personale scolastico, tra docenti e personale tecnico e amministrativo. Secondo Azzolina, «le scuole avranno oltre 50mila unità di personale in più per la ripresa», che i presidi potranno nominare con una procedura straordinaria. I contratti però saranno praticamente delle supplenze, e potranno essere risolti in caso di nuove chiusure per la scuola «senza diritto ad alcun indennizzo».

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Referenti scolastici
Il ministero ha previsto che per ogni scuola sia scelto un Referente scolastico per la COVID-19, che avrà il compito di tenere i contatti con l’ASL di riferimento e di coordinare l’applicazione delle misure preventive con i suoi omologhi degli altri istituti. Normalmente questo ruolo dovrebbe essere assegnato al dirigente scolastico, cioè al preside, ma potrà anche essere scelta un’altra persona. È previsto che questa figura riceva una formazione specifica, ma non si parla per ora di compensi supplementari.

Banchi
Dopo l’intricata vicenda del bando nazionale per la fornitura di milioni di nuovi banchi monoposto e di quelli “innovativi’ con le ruote, si avvicina il momento in cui questi banchi dovranno essere consegnati nelle scuole. Lo scorso 12 agosto il commissario straordinario per l’emergenza da coronavirus, Domenico Arcuri, aveva annunciato che erano stati firmati 11 contratti con altrettante aziende per la consegna di 2 milioni di banchi tradizionali e 435mila “innovativi”. Arcuri ha detto che le consegne cominceranno il 28 agosto e si andrà avanti fino a fine ottobre.

Non si sa ancora quali siano queste aziende, e il 26 agosto il Sole 24 Ore in prima pagina – ponendo tre domande al commissario Arcuri – chiedeva proprio chi avesse vinto il bando. Arcuri ha risposto facendo appello a una norma del codice sugli appalti che permette di pubblicare le informazioni su una gara entro 30 giorni. Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ha però criticato la spiegazione, dicendo che «siamo al paradosso che c’è una sorta di segreto di stato su una gara pubblica».

Arcuri ha poi aggiunto che «la tipologia delle forniture non è cambiata; è sempre quella raccolta dall’analisi dei fabbisogni effettuata dai dirigenti scolastici, confluita nella richiesta espressa nel bando di gara, che prevedeva la fornitura di oltre due milioni di banchi monoposto di taglie diverse in funzione dell’ordine e grado scolastico e di circa quattrocentomila sedute innovative per le scuole secondarie». Infine, ha assicurato che i tempi di consegna saranno rispettati «secondo quanto indicato nei contratti, che includono uno scadenziario teso a garantire la conclusione delle consegne nel mese di ottobre».

Immuni
Il ministero dell’Istruzione raccomanda come «misura assolutamente opportuna» che gli studenti sopra i 14 anni, oltre agli insegnanti e agli operatori scolastici, scarichino e utilizzino Immuni, l’applicazione per il contact tracing promossa dal governo.

Didattica a distanza
Nelle linee guida per l’insegnamento, la didattica digitale a distanza è prevista «in modo complementare e integrato» solo per le scuole superiori. Per quelle di grado inferiore, sarà usata solo in caso di nuove chiusure delle scuole.

Test sierologici
A partire dal 24 agosto è stata avviata una campagna di test sierologici a cui può aderire volontariamente il personale scolastico, gratuitamente e fino al 7 settembre. Alle regioni sono stati consegnati 2 milioni di kit, ma per ora sembrano esserci diversi problemi: in molti hanno criticato il fatto che il test non sia stato reso obbligatorio (e infatti l’adesione è per ora piuttosto bassa), allo screening ha aderito un medico di famiglia su due e il lavoro sembra per ora gravare sulle Asl.

Elezioni
Il 20 e il 21 settembre, intanto, migliaia di scuole in tutta Italia saranno usate come seggi per le elezioni amministrative in Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia, e per il referendum costituzionale. Vuol dire che le scuole apriranno e saranno chiuse subito dopo per alcuni giorni: lunedì 21, quando si voterà, ma probabilmente anche il martedì per lo scrutinio, e forse anche il mercoledì per la sanificazione dei locali. Si è discusso di possibili alternative, ma sembra difficile che a meno di un mese dal voto si trovino altre soluzioni.