I problemi del bando per comprare i banchi scolastici

Per partecipare alla gara indetta dal commissario Arcuri serve una capacità produttiva enormemente superiore a quella delle aziende italiane, che infatti protestano

(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Il bando pubblicato lo scorso 20 luglio dal commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri per acquistare centinaia di migliaia di nuovi banchi, ritenuti molto importanti per riaprire le scuole in sicurezza durante l’epidemia da coronavirus, è già stato modificato due volte da quando è stato pubblicato, dieci giorni fa. L’ultima volta è successo martedì, per prorogare la scadenza per la pubblicazione delle offerte di cinque giorni.

Il motivo è che i requisiti contenuti nel bando originale, ma anche nella sua versione modificata, rendono difficilissimo – secondo molti impossibile – parteciparvi: perché è richiesta una quantità di banchi e una velocità di produzione insostenibili dalle aziende italiane. Ci vorrà ancora qualche giorno, però, per capire se – come suggeriscono alcuni giornali – il bando andrà deserto, cioè senza adesioni.

Il bando, prodotto concretamente dall’ufficio di Arcuri, era stato voluto dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che aveva molto insistito sulla necessità di dotarsi dei nuovi banchi singoli per sostituire quelli doppi e facilitare il distanziamento fisico degli studenti, riducendo così il rischio di contagi. Inizialmente se ne era parlato soprattutto perché prevedeva l’acquisto di un massimo di 1,5 milioni di banchi definiti “innovativi”, quelli di plastica e con le ruote. Intorno a questa ipotesi erano circolati molti scetticismi e prese in giro, ma in realtà l’aspetto del bando che si è rivelato più problematico riguardava i banchi monoposto tradizionali, in legno (anche in questo caso, quelli oggetto del bando sono «fino a 1,5 milioni»).

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Secondo i requisiti originali per partecipare alla gara, infatti, le aziende avrebbero dovuto garantire lotti minimi di 200mila banchi e 70mila sedie, entro fine agosto. Come aveva spiegato Luciano Capone del Foglio, è molto più dell’intera capacità produttiva nazionale. Emidio Salvatorelli, presidente di Vastarredo, la più grande azienda italiana di arredo scolastico, aveva detto al Foglio di poter realizzare 20-30mila banchi al mese. Secondo una stima di Federlegno e Assodidattica la capacità produttiva nazionale attuale raggiungerebbe al massimo 120mila banchi entro fine settembre.

I problemi sono di approvvigionamento delle materie prime, di tempi di produzione, di trasporto del materiale: riguardano insomma tutta la filiera, e non sono risolvibili, specialmente in così poco tempo e ad agosto. Senza contare il problema di consegnare centinaia di migliaia di banchi nelle scuole di tutta Italia nel giro di pochi giorni o settimane, operazione per cui sono necessarie diverse centinaia di tir o camion. E ancora, c’è il problema analogo dello smaltimento dei banchi vecchi.

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Salvatorelli aveva parlato di «200 autotreni di materiale che devo ordinare» dai fornitori, con tempi di attesa di 4 o 5 settimane: «è un appalto da 10 milioni per tre settimane, ma io non li fatturo in un anno 10 milioni». Aveva quindi previsto che la gara indetta da Arcuri sarebbe andata deserta, mentre qualcuno aveva ipotizzato che le aziende italiane potessero mettersi d’accordo per non rispondere, e chiedere quindi un nuovo bando scritto meglio. La gara è comunque europea, quindi non è detto che qualche azienda estera non possa fare un’offerta che rispetti il bando.

Arcuri ha parlato di questo problema mercoledì in una audizione alla commissione Cultura alla Camera. Ha ammesso che «il fabbisogno richiesto al mercato è straordinario: la produzione e la distribuzione di banchi scolastici nel nostro paese è di norma clamorosamente inferiore» ma si è giustificato dicendo di avere avuto pochi giorni per preparare la gara, e di aver preferito indire un bando piuttosto che procedere acquistando direttamente i banchi sul mercato, come avrebbe potuto fare. «Credo che il requisito della sicurezza prevalga rispetto al normale andamento dell’incontro tra la domanda e l’offerta» ha aggiunto.

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Martedì il bando era stato modificato prorogando la scadenza per la presentazione delle offerte dal 30 luglio al 5 agosto, quella per la sottoscrizione del contratto dal 7 al 12 agosto, e quella per la consegna del materiale dal 31 agosto all’8 settembre. Ma anche le nuove tempistiche non sembrano poter risolvere i problemi dei requisiti della gara.

In realtà, il bando era già stato cambiato perché conteneva anche un altro requisito che rendeva di fatto impossibile partecipare alle aziende italiane: una produzione di almeno il doppio dei banchi offerti – quindi almeno 400mila – nei tre anni precedenti. Serviva ad assicurarsi della capacità di produzione delle aziende, ma di fatto era una quantità che le escludeva tutte o quasi. È infatti stato modificato pochi giorni dopo la pubblicazione del bando: la nuova versione richiede, sempre per gli ultimi tre anni, l’elenco delle principali forniture e una documentazione sul fatturato.