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  • Domenica 9 agosto 2020

I supereroi internazionali della Marvel

La supereroina israeliana Sabra compie 40 anni, ma prima e dopo di lei ci furono tanti altri personaggi non americani

Fumetti esposti il primo giorno del New York Comic Con, una delle manifestazioni più importanti del settore, il 3 ottobre 2019 a New York, Stati Uniti. (AP Photo/Steve Luciano).
Fumetti esposti il primo giorno del New York Comic Con, una delle manifestazioni più importanti del settore, il 3 ottobre 2019 a New York, Stati Uniti. (AP Photo/Steve Luciano).

Nei suoi circa sessant’anni di attività, la celebre casa editrice di fumetti Marvel Comics ha creato un universo di supereroi che hanno incarnato i valori tipici degli Stati Uniti, come Iron Man e Capitan America. I loro antagonisti sono stati spesso personaggi provenienti da altre parti della Terra (e oltre, spesso). Talvolta il loro ruolo è stato marginale, talvolta invece sono diventati così noti o rilevanti che gli sceneggiatori li hanno incorporati alle storie dei supereroi statunitensi, oppure li hanno trasformati nei protagonisti di altre serie.

La funzione dei supereroi stranieri è stata anche quella di raccontare qualcosa in più su ciò che stava accadendo nel mondo reale: in questo modo, Marvel ha potuto spiegare importanti fenomeni sociali, culturali e politici in corso, decidendo di soffermarsi parallelamente sui limiti dei supereroi statunitensi. Del ruolo dei supereroi stranieri di Marvel si è parlato in questi giorni per via del 40esimo compleanno di Sabra, la supereroina israeliana attraverso la quale Marvel introdusse il tema del conflitto israelo-palestinese nelle sue serie.

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Anche se la sua storia era iniziata molto prima, Marvel iniziò ad avere davvero successo nei primi anni Sessanta, in piena Guerra Fredda, in un clima di tensione costante tra le due superpotenze mondiali, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.

Negli anni Sessanta la popolarità di Marvel crebbe grazie al celebre autore Stan Lee – creatore di tantissimi personaggi, dall’Uomo Ragno agli X-Men – e al disegnatore Jack Kirby. Lee e Kirby furono due tra i maggiori innovatori di tutto il genere. I loro supereroi erano persone comuni e imperfette, e si scontravano con banditi, criminali e organizzazioni segrete, spesso provenienti da luoghi esotici e problematici. Le storie e i personaggi di Marvel diventarono complessi e profondi, e fecero nascere una ricca sottocultura di appassionati che negli anni si è assai allargata diventando un fenomeno trasversale e mondiale.

Stan Lee all’inaugurazione della mostra ”Stan Lee: A Retrospective” presentata al Museum of Comic and Cartoon Art di New York, negli Stati Uniti, il 23 febbraio 2007. (Photo by Mat Szwajkos/Getty Images)

Negli anni della Guerra Fredda, furono diverse le storie nell’universo Marvel legate allo scontro tra Stati Uniti e Unione Sovietica.

I temibili “super soldati” sovietici, capitanati dal Guardiano Rosso, reclutato nientemeno che da Iosif Stalin, erano nemici dei Vendicatori (gli Avengers), e prima ancora lo erano stati della First Line (creata nel 1958), impegnata a difendere la sicurezza degli Stati Uniti. Ma l’Unione Sovietica non era la sola minaccia proveniente dal cosiddetto “blocco comunista”: Marvel introdusse anche un supereroe cinese, l’Uomo radioattivo, fisico nucleare e membro dei servizi segreti comunisti creato da Lee e Kirby nel 1963.

Oltre a combattere i nemici – che a loro volta erano tutt’altro che infallibili – i noti supereroi statunitensi avevano anche preziosi alleati. I Fantastici Quattro e gli Avengers furono di ispirazione per la creazione, nei decenni successivi, di altre squadre di supereroi internazionali, in particolare Alpha Fight, il gruppo di supereroi canadesi, ed Excalibur, la formazione di supereroi guidati dal fisico inglese Brian Braddock, meglio conosciuto come Capitan Bretagna.

L’universo Marvel, insomma, portò avanti un’operazione che ricordava quella con cui gli Stati Uniti stavano modellando l’ordine internazionale per diventare il punto di riferimento delle democrazie occidentali: nel 1965 Kirby e Lee idearono S.H.I.E.L.D., l’organizzazione internazionale di supereroi che doveva difendere la Terra dalle minacce tecnologiche di vari nemici.

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In quegli anni, inoltre, negli Stati Uniti entrò nel dibattito pubblico il movimento per i diritti civili degli afroamericani. Fu un momento di grande rivoluzione sociale contro le discriminazioni e la segregazione seguite all’abolizione della schiavitù, circa un secolo prima: e questo contesto venne raccontato anche attraverso una delle squadre più celebri di supereroi “stranieri”, i mutanti X-Men, creati nel 1963. Stan Lee ha raccontato al Guardian: «Mi venne in mente che anziché rappresentarli come eroi ammirati da tutti, avrei potuto farli temere e persino odiare dalle altre persone, proprio perché erano diversi. Quell’idea mi piaceva; non solo li rendeva unici, ma era una metafora perfetta per quello che stava succedendo col movimento per i diritti civili negli Stati Uniti in quegli anni».

Un’altra figura controversa che rimandava a questioni complesse di discriminazione è stata quella di Magneto, un polacco sopravvissuto all’Olocausto che conosceva profondamente la violenza umana e per questo non credeva nella convivenza pacifica tra umani e mutanti, quella che invece cercavano gli X-Men, malgrado l’intolleranza e il razzismo dell’umanità nei loro confronti.

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Per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese, Marvel lo raccontò attraverso un personaggio che proprio in questi giorni compie quarant’anni: la supereroina Sabra, che comparve per la prima volta nel numero 250 dell’Incredibile Hulk, nell’agosto 1980.

Anche il quotidiano israeliano Haaretz ha omaggiato Sabra, che al tempo fu vista come rivoluzionaria: non solo perché rappresentava una donna forte ed emancipata – da bambina era stata formata in uno speciale kibbutz per mettere i propri superpoteri al servizio del Mossad, i servizi segreti per l’estero di Israele –, ma anche perché permetteva di mostrare il lato più umano del conflitto, pur raccontato dal punto di vista di Israele, che proprio negli anni Sessanta strinse i suoi stretti legami diplomatici con gli Stati Uniti.

Nella storia in cui comparve per la prima volta, Sabra rinunciava a inseguire i terroristi palestinesi che avevano appena causato la morte di un ragazzino in un’esplosione. Prima di morire, il ragazzino aveva detto: «È dura essere un arabo in Israele», e Hulk aveva commentato: «È morto perché la sua gente e la tua gente vogliono la stessa terra. È morto perché non accettate di condividerla!».

I supereroi stranieri dell’Universo Marvel sono molti, alcuni del tutto marginali, per esempio Tigre Bianca, supereroe portoricano che combatte cartelli criminali e trafficanti di bambini, o Shamrock, supereroina figlia di un nazionalista irlandese il cui fratello viene ucciso in un attacco dell’IRA.

In anni più recenti, Marvel ha iniziato a diversificare ulteriormente i suoi personaggi, cercando di superare stereotipi di nazionalità, etnia o genere ed essendo più inclusiva anche con gli autori. Per esempio, una delle ultime novità di Marvel è Amulet, il supereroe arabo-americano ideato dall’americano di origine libanese, egiziana, irlandese e polacca Saladin Ahmed e disegnato dall’illustratrice giordano-americana Sara Alfageeh.

Pantera Nera (Marvel)

Uno dei personaggi internazionali di Marvel più noti è invece Pantera Nera, il primo supereroe africano, nonché il più celebre supereroe nero di Marvel, che comparve per la prima volta nel 1966. Pantera Nera è il sovrano del regno di Wakanda, un paese fittizio collocato nell’Africa centro-orientale e tecnologicamente avanzatissimo. Il film del 2018 su di lui, Black Panther, ha avuto un grandissimo successo e ha raccolto grandi apprezzamenti. Nel 2016, inoltre, era partita una nuova serie a fumetti sul personaggio, scritta dallo scrittore e giornalista Ta-Nehisi Coates.

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