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  • Mercoledì 8 luglio 2020

Il ritiro degli Stati Uniti dall’OMS

La decisione, già annunciata, ora è effettiva: visto l'obbligo di preavviso, entrerà in vigore tra un anno

Donald Trump, Washington, 7 luglio 2020 (Chip Somodevilla/Getty Images)
Donald Trump, Washington, 7 luglio 2020 (Chip Somodevilla/Getty Images)

Donald Trump ha deciso il ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e lo ha comunicato ufficialmente alle Nazioni Unite, da cui dipende l’OMS, e al Congresso statunitense. La decisione, visto l’obbligo di preavviso un anno, entrerà in vigore il 6 luglio del 2021 e nel frattempo gli Stati Uniti dovranno rispettare impegni e obblighi finanziari. Il bilancio annuale dell’OMS è di circa 6 miliardi di dollari, che provengono dai paesi membri di tutto il mondo. Nel solo 2019 gli Stati Uniti hanno contribuito con più di 400 milioni di dollari, circa il 15 per cento dei finanziamenti totali. Una sospensione potrebbe dunque avere conseguenze molto pesanti.

Le accuse di Trump all’OMS proseguono da tempo: il 14 aprile il presidente degli Stati Uniti aveva annunciato di voler sospendere temporaneamente i finanziamenti all’Organizzazione mondiale della sanità, in attesa di un’indagine che ne verificasse «il ruolo nella cattiva gestione e insabbiamento della diffusione del coronavirus». La principale accusa di Trump era poi che pur essendo in gran parte finanziata dagli Stati Uniti l’organizzazione avesse avuto un’attenzione particolare per la Cina. A maggio era tornato a minacciare l’interruzione dei rapporti dicendo che l’OMS non aveva saputo affrontare adeguatamente l’emergenza coronavirus perché sotto il «totale controllo» della Cina.

L’OMS, dal canto suo, aveva criticato il mantenimento dei dazi durante la pandemia e rifiutato qualsiasi «stigmatizzazione o discriminazione», facendo riferimento all’abitudine di Trump di parlare di «virus cinese». Alle limitazioni dei viaggi Trump non aveva fatto seguire adeguate misure di contenimento interne, minimizzando il coronavirus e paragonandolo all’influenza ancora a metà marzo, dopo aver svuotato fin dall’inizio del suo mandato gli uffici governativi che avrebbero dovuto occuparsi del contenimento della pandemia.

Leggi anche: Le accuse all’OMS sono fondate?

Sempre in aprile Trump aveva chiesto all’OMS di approvare una serie di riforme «sostanziali» entro 30 giorni. Nelle ultime ore, un alto funzionario dell’amministrazione statunitense ha detto a CBS News che Trump aveva indicato nei dettagli le riforme da intraprendere, ma che l’OMS si era rifiutata di agire. «Dato che non sono riusciti a realizzare le riforme richieste e di cui abbiamo molto bisogno, oggi metteremo fine alle nostre relazioni», ha detto il funzionario.

La presidente della Fondazione delle Nazioni Unite Elizabeth Cousens ha definito la mossa di Trump «miope, superflua e inequivocabilmente pericolosa. L’OMS è l’unico organo in grado di guidare e coordinare la risposta globale alla COVID-19». Mettere fine alle relazioni dell’OMS con gli Stati Uniti «minerebbe lo sforzo globale per sconfiggere questo virus, mettendo tutti noi a rischio».

Il prossimo 3 novembre ci saranno comunque le elezioni negli USA, e Donald Trump potrebbe non essere confermato. Il candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, ha condannato la decisione dell’amministrazione Trump e ha subito fatto sapere che «gli Stati Uniti si uniranno di nuovo all’OMS» nel primo giorno della sua presidenza.