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  • Lunedì 1 giugno 2020

Il sesto giorno di proteste negli Stati Uniti

Migliaia di persone hanno partecipato a manifestazioni pacifiche in tutto il paese, ma ci sono stati ancora scontri e violenze

Domenica 31 maggio a New York (John Moore/Getty Images)
Domenica 31 maggio a New York (John Moore/Getty Images)

Le proteste cominciate negli Stati Uniti dopo la morte di George Floyd sono continuate anche domenica, per il sesto giorno consecutivo, diventando tra le più partecipate e diffuse della storia recente degli Stati Uniti. In decine di città americane migliaia di persone hanno partecipato a cortei e manifestazioni pacifiche, ma in alcuni casi ci sono stati scontri con la polizia, incendi di auto ed edifici e il saccheggio di negozi.

Dopo giorni di manifestazioni, i sindaci di tantissime città avevano imposto coprifuoco notturni, mentre i governatori degli stati dove c’erano state le maggiori proteste avevano chiesto l’intervento della Guardia Nazionale, la principale forza militare di riservisti americana, per dare sostegno alla polizia. Questo non ha fermato le proteste e le violenze.

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A Minneapolis, in Minnesota, dove sono cominciate le proteste dopo la morte di Floyd, anche domenica ci sono state grandi manifestazioni. Durante una di queste, un camion cisterna ha provato a superare centinaia di persone che avevano occupato le corsie di un’autostrada, accelerando contro i manifestanti. Il camion è stato fermato e l’autista, poi arrestato dalla polizia, è stato trascinato a terra con rabbia mentre molti manifestanti provavano a difenderlo dalle aggressioni di altri di loro.

Anche a New York le proteste sono continuate, con cortei iniziati pacificamente in tantissime aree della città e diventati violenti verso sera, quando a Union Square (Manhattan) sono cominciati scontri con la polizia. I manifestanti hanno cominciato a dare fuoco a bidoni dell’immondizia e in alcuni casi ci sono stati saccheggi di negozi, inclusi Bloomingdale – un famoso centro commerciale della città – e Chanel.

A Washington, la polizia ha allargato il perimetro di protezione della Casa Bianca, dopo che tra venerdì e sabato aveva dovuto metterla brevemente in lockdown (isolandola e aumentando le misure di sicurezza) per via delle proteste nelle strade circostanti. Le manifestazioni sono continuate anche domenica e anche a Washington ci sono stati incendi di cassonetti e negozi e i manifestanti hanno lanciato bottiglie e sassi contro la polizia.

Nel corso del fine settimana le proteste si sono allargate a tantissime città degli Stati Uniti, diventando spesso molto violente al punto che si è parlato anche di rivolte. La polizia è intervenuta a sua volta con forza e violenza e in tantissime città ci sono stati evidenti casi di abusi di potere e uso eccessivo della forza contro i manifestanti. È uno dei temi di cui si è più parlato nel fine settimana, dopo la pubblicazione di decine di video girati da cittadini, giornalisti e manifestanti che mostravano casi di gravi violenze da parte della polizia o della Guardia Nazionale.

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A New York, dove sabato un’auto della polizia era stata filmata mentre accelerava contro un gruppo di manifestanti che la stavano bloccando, il sindaco Bill de Blasio ha assicurato che ogni presunto abuso verrà indagato (dopo che sabato era sembrato incolpare i manifestanti che avevano bloccato l’auto). Ad Atlanta, la sindaca Keisha Lance Bottoms ha annunciato il licenziamento di due agenti di polizia filmati mentre arrestavano brutalmente un ragazzo e una ragazza mentre viaggiavano nella loro auto durante una manifestazione. Bottoms ha ricordato le difficoltà nel lavoro degli agenti in questi giorni ma ha anche detto che l’uso eccessivo della forza da parte della polizia non può essere mai tollerato. Altri tre agenti coinvolti nell’arresto sono stati sospesi dal lavoro nelle manifestazioni.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha continuato anche nel corso del fine settimana a diffondere messaggi molto divisivi, chiedendo l’uso della forza contro i manifestanti e scrivendo su Twitter di voler designare gli “ANTIFA” come gruppo terroristico. “ANTIFA” – contrazione di “anti fascist”, antifascista – è un termine che negli Stati Uniti viene usato anche per definire vagamente i gruppi di attivisti di estrema sinistra, spesso molto presenti nelle manifestazioni contro la polizia. Gli “ANTIFA” non sono comunque un gruppo con un’organizzazione centrale e anche se lo fossero, ha spiegato il New York Times, non ci sono leggi che permetterebbero a Trump di dichiararlo “organizzazione terroristica”.

Domenica, invece, l’ex vice presidente Joe Biden, candidato dei Democratici alle presidenziali di novembre, è andato a una manifestazione nello stato del Delaware, dove vive, per parlare con i manifestanti. «Siamo una nazione addolorata, ma non possiamo lasciare che questo dolore ci distrugga. Siamo una nazione arrabbiata, ma non possiamo lasciare che questa rabbia ci consumi. Siamo una nazione stanca, ma non possiamo lasciare che questa stanchezza ci sconfigga», ha poi scritto in un messaggio diffuso sui social network.

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Le proteste erano iniziate dopo la morte di George Floyd, avvenuta il 25 maggio a Minneapolis dopo che per più di otto minuti un agente di polizia che lo stava arrestando gli aveva premuto il ginocchio sul collo. Floyd non stava opponendo resistenza all’arresto e i motivi dell’intervento della polizia erano legati al presunto uso di una banconota falsa da venti dollari (meno di venti euro) da parte di Floyd. Un video girato da una passante aveva mostrato il lungo arresto di Floyd e le sue richieste che lo lasciassero respirare, ripetute più volte, finché aveva perso i sensi.

L’agente accusato di aver ucciso Floyd, Derek Chauvin, è stato arrestato venerdì e successivamente accusato di omicidio dal procuratore di Minneapolis, che ha detto di avere prove sufficienti per ottenere una condanna. Oltre a Chauvin, altri tre agenti coinvolti nell’arresto di Floyd sono invece stati licenziati dalla polizia. L’arresto di Chauvin, avvenuto in tempi inusualmente brevi rispetto ad altri casi di abusi della polizia, non ha comunque fermato le proteste, diventate ormai in larga parte una forma di rivendicazione contro i diffusi abusi e le discriminazioni nei confronti dei neri negli Stati Uniti.