Le notizie di lunedì sul coronavirus in Italia

I casi totali sono 1.739 in più di ieri (il numero più basso dal 10 marzo), i morti sono 333 in più

Un tram con segnaletica per la distanza durante l'emergenza da coronavirus, a Milano, il 27 aprile 2020 (ANSA/Mourad Balti Touati)
Un tram con segnaletica per la distanza durante l'emergenza da coronavirus, a Milano, il 27 aprile 2020 (ANSA/Mourad Balti Touati)

I contagi da coronavirus totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia in Italia, secondo gli ultimi dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, sono 199.414, 1.739 in più di ieri (l’incremento più basso dal 10 marzo). I morti sono 26.977, un incremento di 333 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 1.696, per un totale di 66.624. Le persone attualmente positive sono 105.813 (nuovamente in calo, di 290 unità), mentre quelle ricoverate in terapia intensiva sono 1.956, 53 in meno rispetto a ieri.

In Lombardia, la regione italiana più colpita, i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 124, portando il totale a 13.449; i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 680, 26 in meno rispetto a ieri.

Leggendo i dati comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: si è scoperto infatti che questo dato comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, mentre non comprende tutti quelli che sono guariti dopo essere stati malati, ma che non avendo fatto il tampone non sono mai entrati nei numeri ufficiali dei malati.

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Le altre notizie di oggi

Dopo la conferenza stampa di ieri sera in cui il presidente del Consiglio ha spiegato le misure contenute nel Dpcm che entreranno in vigore dal prossimo 4 maggio e che daranno il via alla cosiddetta “fase 2” della gestione dell’emergenza da coronavirus, si è aperto il dibattito sull’interpretazione da dare al termine “congiunti”, le persone che il decreto permette di raggiungere se residenti all’interno della stessa regione.

Intanto il presidente del Veneto Luca Zaia ha firmato oggi una nuova ordinanza che consente lo spostamento individuale per fare attività motoria e attività all’aria aperta, anche con bicicletta o altro mezzo, in tutto il territorio comunale di residenza o dimora, con divieto di assembramenti e con obbligo di rispetto della distanza di un metro tra le persone.

Ai residenti nella regione sarà inoltre consentito raggiungere individualmente le seconde case o le imbarcazioni e i velivoli di proprietà, anche se si trovano fuori dal comune di residenza, per le attività di manutenzione e riparazione. Un’ordinanza che prevede misure analoghe per le seconde case è stata firmata anche dal presidente della Liguria Giovanni Toti, che ha però chiarito che nei singoli comuni liguri i sindaci potranno decidere se far farla applicare o meno, anche solo in parte..

Nella serata di ieri, dopo la conferenza stampa del presidente Conte, la CEI, la Conferenza Episcopale Italiana, ha diffuso una dura nota in cui chiedeva che fosse ripristinata la possibilità di officiare le messe in presenza dei fedeli, esigendo (testualmente) di poter riprendere la sua azione pastorale. La presidenza del Consiglio aveva risposto con un comunicato in cui chiariva che, nei prossimi giorni, «si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza».

La Lombardia, intanto, oggi ha annunciato in una nota che potrebbe fare da sé e ha detto che «è al lavoro con Prefettura, Comune e Arcidiocesi di Milano per sostenere la possibilità di riaprire le chiese per le celebrazioni religiose in una cornice di massima sicurezza, all’insegna del distanziamento e dell’uso dei dispositivi di protezione».

Il ministero della Salute ha informato che da oggi 27 aprile sarà operativo il numero verde di supporto psicologico 800.833.833 per chi si trovi in difficoltà in conseguenza delle misure di isolamento dovuto al contenimento dell’epidemia. Il numero è stato attivato in collaborazione con la Protezione Civile ed è stato scelto rendendo omaggio alla Legge 23 dicembre 1978, numero 833, che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale. Il numero sarà raggiungibile anche dall’estero al 02.20228733 e saranno previste modalità di accesso anche per i non udenti.

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Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.

Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano, come ha detto Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma, durante la conferenza stampa del 13 aprile. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.

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