Le notizie di giovedì sul coronavirus in Italia

Dall’inizio dell’epidemia i contagi registrati sono 143.626, mentre le morti sono 18.279, 610 in più di ieri

(ANSA / CIRO FUSCO)
(ANSA / CIRO FUSCO)

Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Protezione Civile, i contagi totali registrati dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 in Italia sono stati 143.626, 4.204 in più di ieri. I morti sono 18.279, un incremento di 610 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 1.979, per un totale di 28.470. Le persone attualmente positive sono 96.877 (ieri erano 95.262) e quelle ricoverate in terapia intensiva sono 3.605, 88 in meno rispetto a ieri.

In Lombardia, la regione italiana più colpita, i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 300, portando il totale a 10.022. I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 1.236, 21 in meno rispetto a ieri.

Leggendo i comunicati giornalieri della Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: questo dato infatti comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervistato dal quotidiano tedesco Bild, ha parlato dell’esigenza che l’Unione Europea si doti di nuovi e adeguati strumenti fiscali ed economici per affrontare la crisi legata al coronavirus. In particolare Conte ha fatto riferimento ai cosiddetti eurobond, i titoli di stato emessi dall’Unione Europea che potrebbero essere usati per finanziare misure di emergenza, chiesti da altri otto leader europei oltre che dall’Italia, ma alla cui introduzione la Germania è contraria (come altri paesi del Nord Europa, ad esempio i Paesi Bassi).

«È nell’interesse reciproco che l’Europa batta un colpo, che l’Europa sia all’altezza della sfida», ha detto Conte, «altrimenti dobbiamo assolutamente abbandonare il sogno europeo e dire: ognuno fa per sé. Ma impiegheremo il triplo, il quadruplo, il quintuplo delle risorse per uscire da questa crisi e non avremo garanzia che ce la faremo nel modo migliore, nel modo più efficace e tempestivo».

Intanto oggi è stato arrestato l’imprenditore Antonello Ieffi, con l’accusa di aver messo in atto una truffa sulle mascherine chirurgiche: l’azienda collegata a Ieffi aveva vinto un bando con Consip (la centrale acquisti della pubblica amministrazione) per la fornitura di 24 milioni di mascherine ma non aveva nessun contatto in Cina per approvvigionare il mercato italiano, come invece aveva dichiarato. I reati ipotizzati nei suoi confronti sono turbativa d’asta e inadempimento di contratti di pubbliche forniture.

L’indagine della Guardia di Finanza era nata da una denuncia presentata alla procura di Roma dalla stessa Consip, che già il 17 marzo aveva bloccato la commessa. La gara era stata bandita d’urgenza per garantire l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e di apparecchiature elettromedicali, per valore di oltre 253 milioni di euro. Una società riconducibile a Ieffi si era aggiudicata la fornitura delle mascherine vincendo il lotto 6 della gara, dell’importo di 15,8 milioni di euro.

Per quanto riguarda le misure di limitazione agli spostamenti previste dalle singole amministrazioni locali, una nuova ordinanza del presidente della Sicilia Nello Musumeci prevede che nessuno potrà attraversare lo stretto di Messina da domani e fino al 13 aprile, a eccezione di forze dell’ordine e forze armate, operatori sanitari, lavoratori pendolari o chi debba farlo per comprovati motivi di gravità e urgenza.

Il Consiglio dei ministri ha annullato invece l’ordinanza del sindaco di Messina Cateno De Luca sulle registrazioni obbligatorie online per chi volesse attraversare lo Stretto, che De Luca aveva deciso di non ritirare nonostante nonostante la bocciatura arrivata ieri dal Consiglio di Stato, dopo la segnalazione del ministero dell’Interno. Il provvedimento di De Luca aveva un difetto di competenza, poiché interveniva su un ambito territoriale regionale e non circoscritto al comune di Messina.

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Come leggere i dati della Protezione Civile
Per prima cosa bisogna tenere presente la differenza tra il numero delle persone attualmente positive e il numero complessivo dei contagiati, che vengono entrambi comunicati quotidianamente dalla Protezione Civile e possono generare qualche confusione. Per farla molto breve, il primo numero, quello più basso, si riferisce solo alle persone che sono in quel dato giorno “positive al coronavirus”, e quindi non comprende chi lo è stato ma non lo è più, cioè le persone guarite e le persone morte. Il secondo numero invece indica il totale delle tre categorie di persone, ovvero tutti coloro che sono stati contagiati finora (per approfondire, ne abbiamo scritto qui).

Sappiamo poi che i dati sull’epidemia sono largamente sottostimati, sia per quanto riguarda le persone contagiate sia quelle morte. Le diverse scelte e politiche regionali su quanti test eseguire e a chi non permettono di avere un quadro chiaro di quante siano davvero le persone contagiate in Italia. I dati ISTAT diffusi sulle morti in Italia nelle ultime settimane hanno invece confermato i sospetti sul fatto che il numero di morti da coronavirus sia superiore a quello registrato dalla Protezione Civile.

C’è anche un altro punto poco chiaro nella definizione di “guariti” data dalla Protezione Civile: da un’analisi svolta dalla Fondazione GIMBE in collaborazione con YouTrend è emerso che il dato non riflette la realtà, perché comprende al suo interno anche il totale delle persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate con sintomi tali da poter proseguire le terapie a casa. L’indicazione sui guariti e i dimessi è particolarmente ambigua per la Lombardia, la regione con il maggior numero di casi positivi rilevati finora e il maggior numero di decessi, dove i soli dimessi sono quasi il 70 per cento del totale.

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