Come sono cambiati gli sbarchi con il coronavirus

Gli arrivi dalla Libia sono diminuiti, quelli dalle altre rotte sono praticamente scomparsi

Un gruppo di migranti arrivati nel porto di Lampedusa, 8 aprile 2020 (ANSA)
Un gruppo di migranti arrivati nel porto di Lampedusa, 8 aprile 2020 (ANSA)

Due giorni fa il governo italiano ha approvato un decreto che di fatto vieta di sbarcare in Italia alle navi delle ONG che soccorrono le persone nel Mediterraneo: a parte alcune contraddizioni interne alla misura – che permette l’ipotetico sbarco di una nave battente bandiera italiana con 400 migranti a bordo ma non di una nave battente bandiera tedesca con 20 migranti – il governo sembra suggerire che gli sbarchi non siano gestibili in un momento di emergenza nazionale legata al coronavirus. Gli arrivi di migranti via mare sono però in netto calo da settimane: non c’è nulla, nei dati degli arrivi, che lasci pensare a una situazione fuori controllo.

«A marzo le partenze di varie rotte verso l’Italia sono crollate drasticamente», spiega Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI che si occupa da tempo di immigrazione: «dal Nord Africa su alcune rotte c’è stata una riduzione dell’80 per cento, mentre dalla Grecia e dalla Turchia non è partito nessuno». L’unica parziale eccezione è stata la Libia, dove la riduzione è stata più contenuta. Secondo i dati di Villa nel mese di marzo sono partite dalla Libia circa 800 persone: soltanto 241 sono effettivamente arrivate in Italia, stando ai dati ufficiali dell’UNHCR. «In base ai dati di gennaio e febbraio ce ne aspettavamo il doppio, circa 1.600», aggiunge Villa citando una proiezione fatta prima della pandemia.

(i dati degli arrivi via mare in Italia dal giugno 2019 a oggi, secondo l’UNHCR)

Villa si spiega il crollo dalla maggior parte delle rotte con l’«effetto paura» del coronavirus, che ha spinto trafficanti e migranti a rinviare le partenze. In Libia l’effetto paura potrebbe essere stato più attenuato, dato l’isolamento quasi totale in cui vive ormai da diversi anni: i collegamenti con gli altri paesi sono quasi del tutto interrotti, le notizie arrivano con grandi difficoltà, e il primo morto attribuito al coronavirus è stato registrato soltanto pochi giorni fa. Villa è convinto che il calo vada attribuito alle condizioni del mare, che nel tratto fra la Libia e la Tunisia è stato molto agitato per diversi giorni di marzo.

Le migliori condizioni del mare nei pressi della Libia potrebbero causare un nuovo aumento nei prossimi giorni: fra il 7 e il 9 aprile sono effettivamente partite per mare circa 290 persone, e circa 150 di loro sono ancora in mare, come segnalato dal servizio Alarm Phone. Le partenze dovrebbero riprendere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi anche sulle altre rotte – «le persone hanno rimandato le partenze ma non le hanno annullate», spiega Villa – ma parliamo di numeri piuttosto bassi, e di un contesto in cui la situazione di emergenza in Italia si sarà probabilmente attenuata.