Le notizie di lunedì sul coronavirus in Italia

Dall'inizio dell'epidemia sono stati registrati 132.547 casi di contagio: i morti sono in tutto 16.523, 636 in più di ieri

Venezia, Italia (AP Photo/Andrew Medichini)
Venezia, Italia (AP Photo/Andrew Medichini)

Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Protezione Civile, i contagi totali registrati dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 in Italia sono stati 132.547, 3.599 in più di ieri. I morti totali sono saliti a 16.523, un incremento di 636 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 1.022, per un totale di 22.837. Le persone attualmente positive sono 93.187 (ieri erano 91.246) e quelle ricoverate in terapia intensiva sono 3.898, 79 in meno rispetto a ieri.

In Lombardia, la regione più colpita, i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 297, portando il totale a 9.202. I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 1343, 26 in più rispetto a ieri.

– Leggi anche: Le macchine che respirano per noi

A proposito della Lombardia, da giorni si parla molto dell’aumento dei morti nelle case di riposo (RSA) della regione, attribuiti ufficiosamente al coronavirus ma fuori dai conteggi della Protezione Civile. Tra i casi di cui si sta discutendo maggiormente c’è quello del Pio Albergo Trivulzio, uno dei più famosi centri di assistenza sanitaria per anziani di Milano. Il Trivulzio si trova a poche decine di chilometri da Codogno, il primo focolaio italiano del coronavirus, è nelle scorse settimane ci sono state decine di morti riconducibili al coronavirus mai registrate ufficialmente come tali. Secondo diverse ricostruzioni, le morti e più in generale la diffusione del contagio vanno attribuiti a una gestione piuttosto confusa dell’emergenza da parte dei dirigenti dell’ospedale, con ritardi, negligenze e bugie. Qui abbiamo raccontato tutta la storia dall’inizio.

– Leggi anche: Cos’è questa storia del “coronavirus nell’aria”

Intanto aumentano le regioni che hanno introdotto ordinanze che obbligano ad utilizzare mascherine protettive al di fuori delle proprie abitazioni: in Lombardia è obbligatorio per tutti utilizzarle fuori casa (anche se è specificato che potrà bastare coprire la bocca con una sciarpa o un foulard); in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta saranno obbligatorie solo all’interno degli esercizi commerciali. In Emilia-Romagna per ora solo il comune di Ferrara ha imposto l’obbligo di indossare mascherine all’interno dei negozi. Inoltre, il presidente della Toscana Enrico Rossi ha annunciato di aver firmato un’ordinanza che renderà obbligatorio l’uso della mascherina, entro 7 giorni da oggi, «in tutti gli ambienti pubblici o privati in cui è necessaria la distanza sociale di 1,8 metri».

Nel frattempo la regione Lombardia ha fatto sapere di aver previsto di destinare oltre 3 milioni di mascherine gratuitamente «ai clienti delle farmacie con riferimento alle fasce della popolazione più fragili e insieme stiamo definendo i criteri per la consegna». Le prime 300mila mascherine, scrive la regione in una nota congiunta con Federazione dei farmacisti lombardi, Federfarma Lombardia e Assofarm, saranno disponibili nelle farmacie entro la metà di questa settimana. Sempre oggi l’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera ha annunciato che l’ospedale realizzato nella Fiera di Milano, e dedicato soprattutto alla terapia intensiva, ha accolto i primi pazienti risultati positivi al coronavirus, e nei prossimi giorni ne arriveranno in tutto 53.

– Leggi anche: Il disastro in Val Seriana

Oggi è stato anche annunciato che il direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) Nicola Magrini si è sottoposto a tampone ed è risultato positivo al coronavirus. Magrini si trova da ieri in isolamento, ma l’AIFA fa sapere che sta bene e che continuerà a svolgere il suo lavoro da remoto. Tutti coloro che sono stati in stretto contatto con lui saranno in isolamento domiciliare fino a verifica del loro stato. È invece risultato negativo ai due tamponi consecutivi previsti dai protocolli sanitari il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Salvatore Farina, che era risultato positivo al virus l’8 marzo.

Come leggere i dati
Leggendo i comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile bisogna usare alcune cautele. Per prima cosa bisogna tenere presente la differenza tra il numero delle persone attualmente positive e il numero complessivo dei contagiati, che vengono entrambi comunicati quotidianamente dalla Protezione Civile e possono generare qualche confusione. Per farla molto breve, il primo numero, quello più basso, si riferisce solo alle persone che sono in quel dato giorno “positive al coronavirus”, e quindi non comprende chi lo è stato ma non lo è più, cioè le persone guarite e le persone morte. Il secondo numero invece indica il totale delle tre categorie di persone, ovvero tutti coloro che sono stati contagiati finora (se vuoi approfondire, ne abbiamo scritto qui).

– Leggi anche: «Ci aspettavamo l’alta marea, è arrivato uno tsunami»

Sappiamo ormai, poi, che i dati sull’epidemia sono largamente sottostimati, sia per quanto riguarda le persone contagiate sia quelle morte. Le diverse scelte e politiche regionali su quanti test eseguire e a chi non permettono di avere un quadro chiaro di quante siano davvero le persone contagiate in Italia. I dati ISTAT diffusi sulle morti in Italia nelle ultime settimane hanno invece confermato i sospetti sul fatto che il numero di morti da coronavirus sia superiore a quello registrato dalla Protezione Civile.

C’è anche un altro punto poco chiaro riguardante la definizione di “guariti” data dalla Protezione Civile: da un’analisi svolta dalla Fondazione GIMBE in collaborazione con YouTrend è emerso che il dato non riflette la realtà, perché comprende al suo interno anche il totale delle persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate con sintomi tali da poter proseguire le terapie a casa. L’indicazione sui guariti e i dimessi è particolarmente ambigua per la Lombardia, la regione con il maggior numero di casi positivi rilevati finora e il maggior numero di decessi, dove i soli dimessi sono quasi il 70 per cento del totale.

– Leggi anche: La risposta dei grandi paesi europei alla crisi economica