“Pretty Woman” ha 30 anni

E prima di diventare quello per cui è famoso, si chiamava "3.000" ed era una storia drammatica senza lieto fine

Trent’anni fa uscì negli Stati Uniti Pretty Woman, una delle commedie romantiche più famose di sempre, diretta da Garry Marshall e interpretata da Richard Gere e Julia Roberts. Visto da qui sembra quasi ovvio che un film come Pretty Woman, con quei due protagonisti, non potesse che andare benissimo e incassare quasi 40 volte i 14 milioni di dollari che era costato. Invece Pretty Woman fu uno strano azzardo, perché all’inizio non aveva Gere e Roberts, non si chiamava Pretty Woman e non era nemmeno una commedia romantica.

Prima di diventare tutto il resto, quello che sarebbe poi stato Pretty Woman era una sceneggiatura cruda e drammatica scritta dal non ancora trentenne e praticamente sconosciuto J. F. Lawton. Il titolo iniziale del film era 3.000 (come i dollari che all’inizio del film l’uomo d’affari offre alla prostituta perché passi qualche giorno con lui) e sia lui che lei dovevano essere due tipi molto diversi. Lei, per esempio, era descritta come una tossicodipendente, tanto che il patto tra i due prevedeva anche che lei riuscisse a non drogarsi per un certo numero di giorni.

3.000 non aveva nemmeno un lieto fine: la sceneggiatura raccontava infatti come dopo alcuni giorni insieme i due litigassero, con lui che praticamente la sbatteva fuori da un’auto dopo averla obbligata a prendere i soldi e lei che, insieme a un’amica, anche lei prostituta, prendeva un autobus per andare verso Disneyland. La sceneggiatura si chiudeva con l’amica che diceva quanto era contenta di poter passare un weekend spendendo quei tremila dollari, e con la protagonista che invece «fissava il vuoto davanti a lei».

Qualche anno fa Lawton, lo sceneggiatore, raccontò a Vanity Fair che aveva scritto 3.000 ispirandosi in particolare al film Wall Street, uscito nel 1987, e chiedendosi come sarebbe stato l’incontro tra “uno di quei finanzieri che distruggevano le società degli altri” e una donna, in questo caso una prostituta, a suo modo vittima della distruzione di quelle società.

La sceneggiatura originale (che si può leggere qui) fu via via modificata – non è ben chiaro quanto dal regista e quanto dai produttori e dalla Disney, la società che finì per produrlo – ma Lawton spiegò che la cosa non gli creò particolare fastidio: «È come se sei un architetto, costruisci una casetta nel bosco e poi arriva qualcuno che ti dice che vuole trasformarla in un grattacielo. […] L’arrivo della Disney, di un alto budget e di un regista famoso furono una gran cosa».

La riscrittura trasformò il film in una commedia romantica con lieto fine, spostando sul personaggio dell’amica della protagonista (Kit De Luca) alcune delle caratteristiche della protagonista di 3.000, e togliendo gran parte dei momenti più espliciti.

Non fu semplice nemmeno la scelta degli attori. Pretty Woman fu uno di quei film di cui si dice che furono prese in considerazione diverse possibili coppie. Per il ruolo di lui, Edward Lewis, si dice che furono presi in considerazione, tra gli altri, Christopher Reeve, Daniel Day-Lewis, Denzel Washington e Al Pacino. Per interpretare lei, Vivian Ward, si pensa che furono considerate Karen Allen, Meg Ryan, Michelle Pfeiffer e Valeria Golino. Si scelse invece il già molto famoso Richard Gere, che aveva recitato in American Gigolò e Ufficiale e gentiluomo, e la allora non molto famosa Julia Roberts, che comunque si era già fatta notare in Mystic Pizza e in Fiori d’acciaio.

Dopo essere diventato commedia romantica con lieto fine e grazie alla particolare sintonia tra Gere e Roberts, Pretty Woman riuscì a trovare il giusto tono per raccontare l’inizio di una storia d’amore tra un ricco e apparentemente cinico affarista e una prostituta da lui conosciuta sull’Hollywood Boulevard. Ma anche Pretty Woman, nella sua versione definitiva, quella in cui l’abbiamo visto tutti, non piacque a molti critici. Owen Gleiberman di Entertainment Weekly scrisse che era «lento, serioso e senza ritmo» e Richard Corliss di Time scrisse che era «prevedibile e vecchio, fatto come i vecchi film ma senza il fascino dei vecchi film».

Nonostante certe recensioni, grazie ai suoi due protagonisti, ad alcuni ottimi comprimari, all’efficacia di certe scene, frasi e canzoni e a tutto quel misto di cose che servono per fare una bella commedia romantica, Pretty Woman fu uno dei maggiori successi del suo anno e, insieme a Harry ti presento Sally, un film che rilanciò le commedie romantiche.

Un po’ di anni fa, parlando del film, Gere disse all’Hollywood Reporter: «Gli attori erano quelli giusti. Julia fu magica. Gary Marshall fu uno Svengali. Era tutto giusto. Fu una di quelle cose chimiche che non possono essere pianificate o replicate». Gere ricordò anche che nello spiegargli come voleva che fosse quel film, Marshall gli disse: «In questo film si muove solo una persona. E quella persona non sei tu».