Se Facebook rimuove dei post per sbaglio, è per via del coronavirus

Non tutti i lavori informatici possono essere fatti da casa, quindi Google, Facebook e Twitter stanno già usando di più algoritmi e intelligenze artificiali senza mediazione umana

(AP Photo/Thibault Camus, File)
(AP Photo/Thibault Camus, File)

Per provare a rallentare e limitare l’epidemia da coronavirus (SARS-CoV-2), anche le più importanti aziende tecnologiche al mondo hanno chiesto o imposto ai loro dipendenti di lavorare da casa. Alcune di queste aziende – in particolare Google e Facebook – hanno fatto sapere che una delle conseguenze sarà un maggiore utilizzo di algoritmi e intelligenze artificiali per regolare i loro servizi. Questo potrebbe portare per esempio a una maggiore lentezza e imprecisione nel modo in cui verrà gestito, controllato ed eventualmente rimosso tutto ciò che gli utenti pubblicheranno sulle piattaforme, per esempio su YouTube o Instagram.

Di solito per verificare che i contenuti pubblicati dagli utenti rispettino le regole di un sito c’è sia un controllo automatico, fatto attraverso determinati algoritmi, che uno umano, fatto da qualcuno che effettivamente legge, guarda e valuta quel contenuto. Come ha scritto Reuters, una delle possibili conseguenze di questa necessaria riorganizzazione potrebbe essere l’aumento del numero di errori (per esempio la rimozione di un contenuto che, grazie a un maggiore controllo umano, non sarebbe avvenuta) e una maggiore rimozione di contenuti ambigui.

Google
In un comunicato del 16 marzo, l’azienda ha fatto sapere che continueranno ad andare a lavorare nei suoi uffici di tutto il mondo solo i dipendenti che svolgono lavori che non possono essere fatti da casa, per esempio quelli per i quali è necessario accedere a informazioni sensibili sugli utenti (come succede quando li si deve aiutare a recuperare una password o verificare che un account non sia stato hackerato). Google ha comunque detto che, «dove possibile», sta cercando di fornire un accesso da remoto al maggior numero possibile di suoi dipendenti.

Nonostante questi sforzi, il comunicato parla però del necessario «aumento di automazione» e specifica: «Abbiamo sempre usato una combinazione di umani e macchine per controllare i contenuti sulle nostre piattaforme. Per un po’ di tempo, data la situazione, aumenteremo l’affidamento ai sistemi di automazione, per far sì che meno persone debbano andare nei loro uffici». Google ha anche parlato della possibilità che questa maggiore automazione possa portare al rallentamento nell’offerta di assistenza e supporto ad alcuni suoi clienti, in tempi maggiori necessari per verificare che certi contenuti rispettino tutte le regole e, nel caso in cui gli utenti facciano ricorso, tempi maggiori per decidere se accettarlo o meno. Google ha fornito anche informazioni più specifiche per gli utenti di YouTube.

Facebook
«Per mantenere al sicuro i nostri dipendenti», ha scritto Facebook in un comunicato aggiornato al 16 marzo, «abbiamo chiesto a tutti quelli che possono farlo di lavorare da casa». Così come Google, anche Facebook ha precisato che «per ragioni legali, di sicurezza e di privacy, certi lavori non possono essere fatti da casa».

Per quanto riguarda il controllo di ciò che viene pubblicato sulle sue piattaforme, Facebook ha scritto che «con meno persone disponibili per un controllo umano» aumenterà l’uso di altri strumenti di automazione. Ha poi aggiunto, però, che «questo approccio potrebbe avere alcune limitazioni e potrebbero esserci tempi di risposta più lunghi e maggiori errori».

Altre aziende
Anche Twitter ha fatto sapere che aumenterà i suoi processi di automazione e di “machine learning” (sfruttando quindi intelligenze artificiali) e che certi suoi processi di verifica potranno essere meno efficienti del solito. È possibile che anche altre aziende, in particolare quelle che offrono diverse funzioni di social networking, prenderanno o abbiano preso decisioni simili.

I recenti comunicati di Facebook, Twitter e Google sono tra l’altro una delle prove del fatto che per rispondere alle complicata situazione causata dal coronavirus, e applicare le misure adottate per contenerne la diffusione, le principali aziende tecnologiche statunitensi stanno cercano di muoversi insieme, come si è di recente visto in un comunicato congiunto fatto da Facebook, Google, LinkedIn, Microsoft, Reddit, Twitter e YouTube.