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  • Giovedì 6 febbraio 2020

Sei grandi canzoni della PFM

Che stasera suonerà con Anastasio una canzone di Renato Zero al Festival di Sanremo

(Luigi Rizzo/Pacific Press via ZUMA Wire)
(Luigi Rizzo/Pacific Press via ZUMA Wire)

Questa sera la Premiata Forneria Marconi, una delle più famose band del progressive rock italiano, conosciuta soprattutto come PFM, suonerà insieme al rapper Anastasio al Festival di Sanremo. La PFM e Anastasio faranno “Spalle al muro” di Renato Zero, presentata a Sanremo nel 1991. Con l’occasione, riproduciamo la scelta di canzoni della PFM fatta da Luca Sofri, peraltro direttore del Post, per il suo libro Playlist.

– Se guardi Sanremo, ma anche se non lo guardi, ascolta l’inaspettato podcast del Post che lo commenta serata per serata

Premiata Forneria Marconi
(1972, Milano)
Cominciarono negli anni Sessanta, e divennero grandissimi musicisti, ognuno di loro: e tutti insieme la rockband più creativa e importante della storia italiana. Furono protagonisti della vivace scena progressive italiana, funzionarono nel mercato anglosassone, e trovarono poi nuova vita in una indimenticabile collaborazione dal vivo con Fabrizio De André (un vero colpo di genio). Suonano ancora dal vivo, strafacendo come sempre.

La carrozza di Hans

(Storia di un minuto, 1972)
Il primo pezzo della PFM se lo inventò Mussida mentre guidava il “camioncino” al ritorno da un concerto, con gli altri che dormivano. Il testo poi ce lo mise Mauro Pagani. Lo usarono al “Festival d’avanguardia” di Viareggio con grande successo: e avanguardia era.

Impressioni di settembre
(Storia di un minuto, 1972)
Un capolavoro, di cui Franco Mussida dice: “È uno di quei brani che sono usciti di getto, come un dono del cielo che arriva inaspettato, e al momento giusto. Un momento di ispirazione vissuto sul divano dei miei genitori, con lo sguardo sognante, le dita che trovavano da sole gli accordi che servivano ad accompagnare una melodia che esce di getto, un canto il cui sviluppo cercava di portarmi verso un culmine, una sorta di immagine di apoteosi, di supremo appagamento, di sfogo benefico e positivo che è sfociato nell’inciso musicale. “Impressioni di settembre nacque così, e così rimase con la sola aggiunta a posteriori di un momento gridato sulla seconda parte, sollecitato dalle necessità del testo di Mogol”.

È festa
(Storia di un minuto, 1972)
Una festa di assoli, appunto, definita da loro stessi “una tarantella rock”. Si chiamò “Celebration” nella versione inglese del disco (tradotto da Pete Sinfield dei King Crimson), che entrò nelle classifiche americane.

La luna nuova
(L’isola di niente, 1974)
Patrick Djivas era stato negli Area. La PFM lo incontrò in un locale di Rimini, e lo assunse al volo. “La luna nuova” e il suo fantastico motivetto sono roba sua.

Maestro della voce
(Suonare suonare, 1980)
Gran giro di basso e Di Cioccio – appena divenuto cantante ufficiale e frontman – che urlacchia un po’ troppo: ma loro le cose migliori le hanno sempre fatte con gli strumenti. E qui anche.

Suonare suonare

(Suonare suonare, 1980)
“Ma qui per sognare mi tocca dormire” è una grande idea.