I corti degli Oscar

Documentari, d'animazione e di finzione: e per chi ha un'oretta libera alcuni si possono vedere per intero su YouTube

Agli Oscar, la cui cerimonia di premiazione sarà nella notte tra domenica e lunedì, vengono assegnati premi per 24 categorie. Tra queste, 19 premiano un lungometraggio di finzione, e altre due premiano rispettivamente i lungometraggi documentari e di animazione. Restano poi tre categorie che premiano film di formato diverso: i cortometraggi. Rispettivamente, i cortometraggi di finzione, documentari e di animazione. Questa è una breve guida ai film candidati nelle tre categorie in cui la durata massima consentita è di 40 minuti. Circa la metà dei corti si può vedere subito, interamente, su YouTube; per gli altri c’è il trailer.

I cortometraggi
Ikhwène, di Meryam Joobeur
Nefta Football Club, di Yves Piat
The Neighbors’ Window, di Marshall Curry
Saria, di Bryan Buckley
Une sœur, di Delphine Girard

La maggior parte dei corti candidati quest’anno agli Oscar parlano di relazioni familiari, solo uno tra loro è in inglese e due sono stati girati in Tunisia. Ma, come ha scritto il New York Times, raccontano tutti storie che «trascendono le culture».

Ikhwène (“fratellanza”) parla di un uomo che dopo anni all’estero torna in Tunisia dalla sua famiglia, con una moglie siriana che indossa il niqab, il velo che copre l’intero corpo. Una cosa che aumenta il sospetto, da parte del padre, che il figlio abbia collaborato con l’ISIS.

Nefta Football Club, film francese girato in Tunisia è, secondo Variety, «una commedia con momenti drammatici». C’entrano due ragazzi che si imbattono in un asino con delle cuffie, che sta trasportando droga tra la Tunisia e l’Algeria. Yves Piat, uno dei due registi, ha detto che «è stato ispirato da un’esperienza personale». C’è football club nel titolo perché inizia tutto da una partita di calcio.

The Neighbors’ Window, l’unico film americano del mazzo, parla di come cambia la vita di una donna di mezza età quando nell’appartamento dall’altra parte della strada si trasferiscono due giovani e allegri ventenni. Per il regista Marshall Curry è la quarta nomination all’Oscar, la prima in questa categoria. Due anni fa fu candidato per il documentario che raccontava di quando, nel febbraio 1938, 20mila persone parteciparono al grande raduno di un movimento hitleriano a New York, tra svastiche e grandi ritratti di George Washington.

Saria racconta la storia vera dell’incendio in un orfanotrofio in Guatemala, nel 2017.

Une sœur (“una sorella” in francese) è un thriller belga su una donna in pericolo e su un’importantissima telefonata. C’è tanta suspense, ma anche un tema sociale.

I corti di animazione
Dcera, di Daria Kashcheeva
Hair Love, di Bruce W. Smith, Matthew A. Cherry e Everett Downing Jr.
Kitbull, di Rosana Sullivan
Mémorable, di Bruno Collet
Sister, di Siqi Song

Questo premio esiste, sebbene allora avesse un nome diverso, dagli anni Trenta, cioé da molto prima che esistesse un Oscar per i miglior lungometraggi animati. Negli anni è stato vinto da Pennuti spennatiPaperman, Piper, Bao e Dear Basketball, di e su Kobe Bryant. Secondo il New York Times, i candidati di quest’anno si distinguono per l’inventiva.

Dcera è un film senza dialoghi della Repubblica Ceca, il cui titolo significa “figlia”. È stato fatto in stop motion e parla di un padre e di una figlia, che dalla stanza di un ospedale ripensano insieme a un evento del passato.

Hair Love, della Sony Picture Animation parla di un padre che, visto che la madre non c’è, deve darsi da fare con i ricci ribelli della figlia. Prima che arrivasse la Sony Picture Animation, era stato finanziato con una campagna su Kickstarter.

Kitbull arriva dalla Pixar, da una sua sezione dedicata ai progetti più sperimentali, è stato fatto in modo semplice e tradizionale (guardate gli sfondi) e parla dell’amicizia tra un gatto e un pitbull.

Mémorable è stato girato in stop motion e parla della casa in cui vivono un pittore e sua moglie che, senza apparente motivo, inizia a disintegrarsi.

Sister, della regista cinese Siqi Song, è stato girato come tesi di laurea e parla di un uomo che ripensa a quando era giovane e, nella Cina degli anni Novanta, viveva con la giovane sorella. Anche questo è stato fatto in stop motion.

I corti documentari
In the Absence, di Yi Seung-jun
Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl), di Carol Dysinger
Life Overtakes Me, di Kristine Samuelson e John Haptas
St. Louis Superman, di Smriti Mundhra e Sami Khan
Walk Run Cha-Cha, di Laura Nix

In the Absence racconta il disastro al traghetto Sewol, che affondò nell’aprile del 2014 nelle acque della Corea del Sud, causando la morte di oltre 300 persone. Il New York Times ha scritto che è «crudo, straziante e conciso».

Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl) racconta la storia di un’organizzazione non profit che insegna alle bambine di Kabul, Afghanistan, a leggere, scrivere e ad andare in skateboard.

Life Overtakes Me è un corto documentario svedese che parla dei bambini rifugiati che sviluppano la sindrome da rassegnazione, una malattia ancora misteriosa che porta a uno stato comatoso come conseguenza dei traumi legati al viaggio fatto per raggiungere l’Europa dai propri paesi di origine. Si può vedere su Netflix.

St. Louis Superman racconta la storia di Bruce Franks Jr., attivista afroamericano che dopo i disordini di Ferguson, seguiti all’omicidio di Michael Brown, si fece eleggere nella Camera dei Rappresentanti del Missouri, uno stato fortemente Repubblicano.

Walk Run Cha-Cha parla di una coppia di vietnamiti «che hanno perso la loro giovinezza come conseguenza della guerra in Vietnam», e che a 40 anni di distanza rielaborano il trauma della guerra e ristabiliscono un legame attraverso il ballo.