I nazisti al Madison Square Garden

Ottant'anni fa oltre 20mila persone parteciparono a un raduno di un movimento hitleriano a New York, tra svastiche e grandi ritratti di George Washington

Ottant’anni fa, il 20 febbraio 1939, 22mila persone parteciparono a una manifestazione nazista al Madison Square Garden di New York. Ci furono saluti a braccio teso e insulti agli ebrei, mentre sullo sfondo del palco svettava una imponente immagine di George Washington, il primo presidente degli Stati Uniti d’America: solo che accanto a quell’immagine c’erano due grandi svastiche.

La manifestazione fu organizzata mentre Adolf Hitler stava facendo costruire il sesto campo di concentramento della Germania nazista e pochi mesi dopo la Notte dei Cristalli, che portò alla morte di centinaia di persone, alla distruzione di più di mille sinagoghe e alla deportazione di 30 mila persone nei campi di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen.

A organizzare la manifestazione fu il German American Bund, un movimento statunitense di dichiarata ispirazione nazista fondato nel 1936 dopo la chiusura di una precedente organizzazione nota come FONG (Friends of New Germany) e accusata di essere antipatriottica. Nel febbraio 1939 il German American Bund aveva decine di migliaia di iscritti, stampava un giornale, distribuiva copie del Mein Kampf e organizzava in diverse aree degli Stati Uniti “campi estivi”. Nel più grande di questi campi la via principale era la “via Adolf Hitler“.

La bandiera del German American Bund

Il capo del German American Bund era Fritz Kuhn, che non aveva problemi con il farsi chiamare “Bundesführer” o nell’essere definito “l’Hitler americano”. Kuhn era nato in Germania prima della Prima guerra mondiale e negli anni Venti era stato tra i primi seguaci di Hitler. Ma per problemi economici nel 1928 era emigrato negli Stati Uniti, dove aveva trovato lavoro presso la Ford e dove, poco prima dell’evento al Madison Square Garden, aveva ottenuto la cittadinanza statunitense. Kuhn era spesso circondato da membri delle Ordnungsdienst (la sua versione delle SS) e sosteneva che George Washington fosse stato «il primo fascista americano, perché sapeva che la democrazia non avrebbe mai funzionato».

Fritz Kuhn nel 1937 (AP Photo)

L’evento del 20 febbraio 1939 al Madison Square Garden fu il più grande mai organizzato dal German American Bund.

Fuori dall’arena c’erano 1.700 poliziotti mandati dal sindaco di New York, Fiorello La Guardia, con lo scopo di evitare scontri tra gli emulatori dei nazisti e le centinaia di persone che protestavano contro di loro. La Guardia era fortemente antinazista e fu criticato per non essersi opposto al raduno dei “simpatizzanti” nazisti. Si difese dicendo che l’aveva fatto per rispettare il Primo Emendamento, quello sulla libertà di parola; disse anche che quei manifestanti erano «pidocchi» e che i pidocchi era meglio non lasciarli nascosti.

Dentro l’arena c’erano il ritratto alto dieci metri di Washington, bandiere americane mischiate a svastiche e migliaia di persone vestite con divise militari tedesche. I partecipanti erano persone comuni, molte delle quali emigrate dalla Germania nei due decenni precedenti. Dopo aver teso il braccio nel saluto nazista qualcuno diceva “Sieg Heil”, qualcun altro “Free America” (ma con la stessa intonazione di “Sieg Heil”). L’evento iniziò con una versione modificata della Pledge of Allegiance, il giuramento di fedeltà alla bandiera degli Stati Uniti.

Poi salì sul palco Kuhn, in uniforme. Parlò di fermare «la dominazione giudaica dell’America cristiana» e di «media controllati dagli ebrei». Condannò «l’amalgama razziale» degli Stati Uniti e, di nuovo, gli ebrei che «volevano trasformare la gloriosa repubblica americana in un paradiso bolscevico». Nel suo discorso storpiò anche alcuni nomi: il presidente Franklin Delano Roosevelt divenne “Rosenfield” (un cognome tipico di origine ebraica) e il procuratore Thomas Dewey divenne “Thomas Jewey” (da “jew”, ebreo).

Il discorso di Kuhn fu interrotto quando un uomo salì sul parco urlando qualcosa contro Hitler. Le Ordnungsdienst lo immobilizzarono e lo picchiarono tra i boati della folla; poi arrivò la polizia che lo prese in custodia. Si scoprì successivamente che l’uomo era Isadore Greenbaum: era ebreo, aveva 26 anni, viveva a Brooklyn con la moglie e il figlio, e lavoricchiava come idraulico. Spiegò in seguito al New York Times di essere andato lì per sentire cosa si dicevano quelli del German American Bund e che il suo intento iniziale era solo ascoltare, ma che poi perse la testa sentendo quello che dicevano i nazisti.

Parte di quello che accadde quella sera al Madison Square Garden si può vedere nel cortometraggio documentario Night at the Garden. È candidato all’Oscar, dura sette minuti e l’ha realizzato Marshall Curry. Sono solo le immagini con l’audio di quella sera, montate senza alcun commento. Curry ha detto di averle recuperate in vari archivi, perché nessuno ci aveva mai pensato prima.

Dopo la manifestazione ci furono alcuni scontri e arresti. Il New York Times ne parlò in prima pagina ma non usò toni particolarmente allarmistici. Il giorno dopo uscì però una sorta di editoriale che diceva: «Non dobbiamo avere dubbi su cosa farebbe il Bund a questo paese se solo ne avesse l’opportunità. L’associazione rappresenta un dichiarato nemico della democrazia statunitense e di tutto quello che rappresentava, compreso George Washington, che ha insultato pretendendo di celebrarlo».

Nei successivi mesi del 1939 il German American Bund non organizzò più manifestazioni di quel tipo, anche perché, come spiegato da Politico, in quel momento Hitler non aveva interesse a mettersi contro gli Stati Uniti e legittimare in qualche modo Kuhn. Nel novembre 1939 i nazisti invasero la Polonia e iniziò la Seconda guerra mondiale, in cui gli americani entrarono dopo l’attacco a Pearl Harbor.

Kuhn ebbe problemi perché vennero fuori i suoi magheggi finanziari, messi in atto spesso per nascondere relazioni extraconiugali, e nel dicembre 1939, dopo un’indagine del procuratore Dewey, fu condannato a due anni di carcere per appropriazione indebita: pare avesse sottratto 14mila dollari al German American Bund, che fu sciolto nel 1941. Nel 1943 a Kuhn fu quindi tolta la cittadinanza americana e dopo la fine della guerra fu estradato nella Germania Est. Morì nel 1951 a Monaco di Bavera.

Isadore Greenbaum, che era salito per protestare sul palco contro Kuhn, fu arrestato per comportamento violento, passò dieci giorni in carcere e sua moglie dovette trovare 25 dollari per farlo uscire su cauzione. Il New York Times scrisse che, durante il suo processo, il magistrato gli disse: «Ti rendi conto che delle persone innocenti avrebbero potuto farsi male?». Al che lui rispose: «Si rende conto, lei, che tantissimi ebrei potrebbero morire, per le loro persecuzioni?».

Due anni più tardi Greenbaum andò al fronte per gli Stati Uniti e fu intervistato da un giornale militare. A proposito di quello che fece nel 1939 al Madison Square Garden disse: «Cos’altro potevo fare, mentre sentivo qualcuno baciare il culo a Hitler, tra gli applausi di migliaia di persone?».

Un paio di anni fa il Washington Post riuscì a ricostruire la storia di Greenbaum: dopo la guerra andò a vivere con la moglie in California, facendo il pescatore. Nel 1989 il New York Times lo intervistò dopo un terremoto senza sapere che cosa aveva fatto cinquant’anni prima. Morì nel 1997.