Guida alle elezioni in Emilia-Romagna

Si vota domenica e il risultato riguarderà un po' tutti

(ANSA)
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Domenica si vota per le elezioni regionali in Emilia-Romagna, una regione da sempre guidata dalla sinistra e simbolicamente molto importante per questo schieramento. I due principali sfidanti sono Stefano Bonaccini del PD, presidente uscente della regione e sostenuto da tutto il centrosinistra, e Lucia Borgonzoni, senatrice della Lega appoggiata dal centrodestra. I sondaggi danno i due candidati molto vicini ed è probabile che la vittoria sarà assegnata per pochi voti.

Ci sono anche altri cinque candidati che però hanno poche possibilità di raccogliere un numero significativo di voti. Si tratta di Simone Benini, un imprenditore di Forlì candidato dal Movimento 5 Stelle; Marta Collot, lavoratrice precaria candidata da Potere al Popolo!; Stefano Lugli, candidato di Rifondazione Comunista; Laura Bergamini, del Partito Comunista e infine Domenico Battaglia, del Movimento 3V.

Domenica 26 si voterà anche in Calabria, dove il centrodestra è considerato favorito e dovrebbe riuscire a scalzare il centrosinistra, che guida la regione dal 2015. Ma, anche a causa della storia della regione, le elezioni in Emilia-Romagna sono considerate in qualche maniera più importanti, in particolare per il futuro del Partito Democratico e quindi, indirettamente, per quello del governo, e per questo hanno attirato molta più attenzione.

In molti, ad esempio, hanno ipotizzato che una netta sconfitta della sinistra potrebbe portare alle dimissioni del segretario PD Nicola Zingaretti o addirittura a una caduta del governo. Sia il Partito Democratico che diversi esponenti del governo hanno però smentito che le elezioni in Emilia-Romagna possano avere effetti così significativi. Queste rassicurazioni non hanno tuttavia convinto tutti e, in caso di grave sconfitta, è probabile che ci saranno parecchi malumori nella maggioranza che sostiene il governo.

Il PD e la sinistra sono storicamente molto forti nella regione, una delle più ricche e meglio amministrate del paese, ma negli ultimi anni si sono spesso trovati in difficoltà nel mantenere i loro consensi. Alle elezioni del novembre 2014, ad esempio, l’attuale presidente Bonaccini fu eletto con un’affluenza bassissima (appena il 37 per cento degli aventi diritto) e con una percentuale molto inferiore rispetto a quelle che ottenevano i suoi predecessori (49 per cento).

Negli ultimi cinque anni la situazione per il centrosinistra è ulteriormente peggiorata. Alle europee dello scorso maggio la Lega è risultata il primo partito in regione, con il 33 per cento e 760 mila voti, un discreto vantaggio rispetto ai 700 mila voti raccolti dal PD. Complessivamente, la coalizione di centrodestra aveva quasi dieci punti di vantaggio su quella della sinistra. I sondaggi, svolti nello scorso autunno e poi in inverno, hanno inizialmente confermato questo vantaggio del centrodestra, ma gli ultimi pubblicati hanno mostrato un recupero del centrosinistra e del suo candidato Bonaccini, oggi dato quasi alla pari o in leggero vantaggio su Borgonzoni.

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La campagna elettorale è stata intensa, con i principali candidati e i leader dei rispettivi partiti che si sono impegnati in tour che hanno previsto fino a dieci tappe al giorno. Bonaccini ha realizzato una campagna elettorale molto personale, nascondendo il simbolo del PD dai suoi manifesti elettorali e puntando molto sulla sua immagine di amministratore capace e competente. Bonaccini ha spesso attaccato la sua avversaria Borgonzoni, accusandola di essere soltanto un paravento di Matteo Salvini, leader della Lega e vero animatore della campagna elettorale del centrodestra. Uno degli slogan che ha più utilizzato è stato «Dopo il 26 gennaio Salvini se ne andrà, ma Borgonzoni rimarrà in regione».

Il centrodestra ha fatto una campagna elettorale per certi versi speculare, tutta focalizzata su Salvini e sui temi nazionali e mediatici che più gli sono cari, dalle questioni legate all’immigrazione alle indagini della magistratura sul sistema degli affidi del comune di Bibbiano, evitando invece di parlare di specifiche questioni locali, se non per sottolineare l’importanza per la regione di cambiare amministrazione dopo cinque decenni di governo ininterrotto della sinistra. Un foglio di appunti fotografato da un giornalista dopo una riunione di Salvini con alcuni candidati locali sembra confermare che questa sia la strategia adottata dalla Lega. Nel foglio si potevano infatti leggere consigli come: non parlare del governo della regione, che rischia di favorire il PD, e  concentrarsi su Bibbiano usando «la clava».

La candidata Borgonzoni ha seguito attentamente questa strategia con il risultato che è di fatto scomparsa dalla campagna elettorale, sostituita quasi completamente da Salvini (un fenomeno accaduto in tutte le ultime regionali, tutte vinte dal centrodestra). Il leader della Lega si è presentato quasi sempre da solo nei comizi e molti hanno notato che mentre lui batteva la regione palmo a palmo, spesso recandosi in comuni piccoli e periferici (dove i sondaggi indicano che la Lega è più forte), Borgonzoni è invece stata quasi assente dalle piazze, recandosi soprattutto a incontri istituzionali con artigiani e imprenditori.