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  • Giovedì 7 novembre 2019

In Spagna temono tutti l’ascesa di Vox

Domenica si torna a votare per la quarta volta in quattro anni, e il partito della destra radicale spagnola, anti-femminista e anti-immigrazione, potrebbe andare molto forte

Santiago Abascal, leader di Vox (AP Photo/Bernat Armangue, Pool)
Santiago Abascal, leader di Vox (AP Photo/Bernat Armangue, Pool)

Domenica in Spagna si terranno nuove elezioni anticipate, le quarte negli ultimi quattro anni. Il voto era stato convocato dopo che le due principali forze di sinistra spagnole uscite dalle elezioni di aprile, Partito Socialista (PSOE) e Unidas Podemos, non erano riuscite a trovare un accordo per formare un governo, a causa di problemi legati per lo più alla spartizione degli incarichi. Secondo gli ultimi sondaggi, è probabile che alle elezioni di domenica uscirà un parlamento di nuovo diviso e senza una maggioranza chiara, ma con una significativa novità: una presenza molto più rilevante di Vox, un partito di destra radicale, anti-immigrazione e anti-femminista, guidato da Santiago Abascal.

La crescita di Vox nei sondaggi è stata progressiva e in un certo senso inaspettata.

Vox aveva ottenuto per la prima volta seggi nel parlamento nazionale spagnolo alle elezioni di aprile, con il 10 per cento dei voti, un risultato notevole se si considera che fino a poco prima era una forza politica quasi irrilevante. Poi però il partito di Abascal aveva smesso di crescere: alle elezioni europee, quelle autonomiche (per rinnovare i parlamenti delle comunità autonome spagnole) e locali era rimasto sotto le aspettative e molti commentatori politici avevano iniziato a credere che il suo consenso sarebbe stato riassorbito in fretta dal Partito Popolare (PP), il principale partito di destra spagnolo.

Stando agli ultimi sondaggi, però, Vox potrebbe diventare il terzo partito in Spagna con oltre il 13 per cento dei voti e con il doppio dei seggi ottenuti ad aprile, superando così l’altro partito di centrodestra che fino a non molto tempo fa se la giocava direttamente con il PP, cioè Ciudadanos, che invece potrebbe subire un crollo netto di seggi (da 57 a 14).

Secondo diversi commentatori, tra cui il giornalista del País Carlos Cué, la crescita di Vox sarebbe soprattutto dovuta all’inasprirsi della crisi catalana, tema che ha monopolizzato il dibattito tra partiti in campagna elettorale.

Dopo diversi mesi di relativa tranquillità, infatti, in Catalogna la situazione è tornata molto tesa a causa della sentenza di condanna contro gli indipendentisti catalani, pronunciata a metà ottobre da un alto tribunale spagnolo con sede a Madrid. La sentenza è stata criticata dai movimenti indipendentisti della Catalogna, che l’hanno giudicata troppo dura per i molti anni di carcere inflitti agli imputati, ma anche da Vox, che l’ha considerata invece troppo morbida. La situazione è diventata ancora più tesa negli ultimi giorni dopo che è venuto fuori che alcuni membri dei Comitati per la Difesa della Repubblica, gruppi che fanno disobbedienza civile per favorire la nascita di uno stato catalano indipendente, stavano progettando di prendere il controllo del parlamento catalano occupandolo per una settimana.

Negli ultimi anni in Spagna prendere posizioni contro l’indipendentismo catalano ha sempre pagato in termini elettorali, soprattutto a destra: ne aveva beneficiato in passato anche Ciudadanos, che prima dell’ascesa di Vox era il grande partito spagnolo che chiedeva con più insistenza politiche dure e punitive contro gli indipendentisti della Catalogna.

L’ascesa di Vox sta preoccupando sia a destra che a sinistra. I conservatori moderati temono che possa polarizzare ancora di più la politica spagnola e possa rendere più complicate eventuali alleanze post-elettorali. D’altra parte, se il voto degli elettori conservatori dovesse dividersi per la maggior parte solo tra PP e Vox, il blocco delle destre potrebbe beneficiarne in termini di seggi ottenuti, scenario che preoccupa molto a sinistra. Per il momento sembra molto improbabile che le destre possano ottenere un numero di seggi sufficiente a formare un nuovo governo, ma già in passato era successo che i sondaggi in Spagna non anticipassero con precisione i successivi risultati elettorali.