Le sette migliori canzoni di Bryan Adams

Da riascoltare oggi che compie 60 anni

(Chris Young/The Canadian Press via AP)
(Chris Young/The Canadian Press via AP)

Oggi Bryan Adams – cantautore, musicista e fotografo canadese, tra le altre cose – compie 60 anni. Questo è quello che ne scriveva il peraltro direttore del Post Luca Sofri nel suo libro Playlist, La musica è cambiata, per il quale aveva scelto sette delle sue canzoni.

Bryan Adams
(1959, Kingston, Canada)
Bryan Adams è quel chitarrista canadese piccoletto col ciuffo che ha portato un rock da ragazzini in cima alle classifiche, ha scritto decine di canzoni inutili per quasi tutti i cantanti mainstream americani, ha avuto fidanzate notevoli e poi si è buttato a fare il fotografo di celebrities. Non lo si confonda col più valido Ryan Adams. Ma in macchina, certe estati, alcune sue vecchie cose sono ancora piacevoli.

Heaven
(Reckless, 1984)
Gli americani usano questo termine: “power ballad”. Sta per canzonaccia sentimentale ma con un robusto tono rock piuttosto convenzionale. Secondo il sito Allmusic.com, “Heaven” è il paradigma della power ballad.

Ain’t gonna cry

(Reckless, 1984)
Insomma, non fosse stato per la vocetta, un po’ di casino rock l’avrebbe saputo fare anche lui, no?

Cuts like a knife
(Cuts like a knife, 1983)
Erano gli anni Ottanta, il rock dei ragazzotti di allora era questo, o gli Europe di “The final countdown”: bisogna essere indulgenti.

Summer of ’69

(Reckless, 1984)
Considerato che nell’estate del ’69 lui aveva nove anni, la pretesa che abbia suonato allora nella sua prima band e fatto lo scemo con la sua prima ragazza suona un po’ implausibile. Da qui (e dal conclusivo equivoco “me and my baby in 69”) l’ipotesi che quel 69 non sia un anno.

Somebody

(Reckless, 1984)
“I need somebody (somebody like you), everybody needs somebody”: siamo un po’ al livello di cuore e amore dal punto di vista dell’originalità, però si canticchia, e lui sembra così convinto che pare brutto disturbare.

(Everything I do) I do it for you
(Waking up the neighbours, 1991)
Dalla musica di quella baracconata che fu il Robin Hood con Kevin Costner, un piagnisteo irresistibile composto assieme al Mida delle colonne sonore Michael Kamen, che però fu insoddisfatto della disomogeneità con la colonna sonora: e la canzone finì sui titoli di coda. Ciò nonostante, divenne uno dei singoli più venduti nella storia della musica mondiale.

Back to you

(MTV Unplugged, 1997)
Un bel rocchettino allegro e ispirato: gliene sono successe di tutte, ma poi ha trovato lei e lei l’ha aiutato e gli ha mostrato come fare, e insomma ecco perché sta tornando da lei, con tutte le solite metafore naturalistiche: il mare, le stelle eccetera.