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  • Giovedì 17 ottobre 2019

Trump aveva minacciato Erdoğan sulla Siria. Erdoğan lo ha ignorato

È quello che viene fuori da una bizzarra lettera inviata da Trump il 9 ottobre, riferita all'attacco contro i curdi siriani

Recep Tayyip Erdogan e Donald Trump
(Presidential Press Service via AP, Pool)
Recep Tayyip Erdogan e Donald Trump (Presidential Press Service via AP, Pool)

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scritto una bizzarra e inusuale lettera al presidente turco Recep Tayyip Erdoğan in seguito all’operazione militare della Turchia nel nordest della Siria, iniziata il 9 ottobre. Nella lettera, datata proprio 9 ottobre, Trump scrive a Erdogan: «tu non vuoi essere responsabile dell’uccisione di migliaia di persone e io non voglio essere responsabile della distruzione dell’economia turca» e aggiunge che la storia «ti considererà per sempre un diavolo se non farai le cose nel modo giusto». Conclude invitandolo a «non fare il duro, non essere stupido», gli propone di trovare un accordo insieme e gli promette che lo avrebbe chiamato più tardi.

Il tono e il contenuto della lettera sono talmente strampalati che molti commentatori e parlamentari americani ne avevano inizialmente messo in dubbio l’autenticità, mentre altri l’avevano definita semplicemente imbarazzante. Il punto più grave è la decisione di Trump di condividere con Erdoğan una lettera ricevuta dal generale Mazloum Kobani, a capo delle Forze Democratiche Siriane (SDF), la coalizione militare formata soprattutto da curdi siriani e schierata a fianco degli Stati Uniti nella guerra contro lo Stato Islamico (o ISIS). Trump scrive che Mazloum «è disposto a negoziare con te e ha intenzione di fare concessioni che in passato non avrebbe mai fatto».

Mercoledì Trump ha anche rivendicato la sua decisione di ritirare le truppe statunitensi dal nordest della Siria, lasciando di fatto via libera alle operazioni militare turche: la decisione era stata molto criticata ed era stata considerata un “tradimento” nei confronti dei curdi. Trump ha invece sostenuto che ora i curdi «sono molto più sicuri», contraddicendo la stessa posizione del governo statunitense che il 14 ottobre aveva imposto nuove sanzioni alla Turchia perché le sue azioni stavano «mettendo in pericolo civili innocenti e destabilizzando la regione, e indebolendo la campagna per sconfiggere l’ISIS».