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  • Sabato 12 ottobre 2019

Le critiche al premio Nobel a Peter Handke

Diversi intellettuali e politici stanno protestando perché durante e dopo le guerre jugoslave difese Slobodan Milosevic e minimizzò i massacri compiuti dai serbi

Peter Handke al funerale di Slobodan Milošević, ex presidente della Serbia e della Jugoslavia, dove tenne un discorso in suo onore, a Pozarevac, il 18 marzo 2006 (AP Photo/Petar Pavlovic)
Peter Handke al funerale di Slobodan Milošević, ex presidente della Serbia e della Jugoslavia, dove tenne un discorso in suo onore, a Pozarevac, il 18 marzo 2006 (AP Photo/Petar Pavlovic)

La decisione dell’Accademia Svedese di assegnare il premio Nobel per la letteratura 2019 allo scrittore austriaco Peter Handke sta ricevendo molte critiche, non per il valore delle sue opere letterarie ma per via delle sue prese di posizione a proposito della guerra nell’ex Jugoslavia negli anni Novanta. Handke, che per parte di madre è di origine slovena, manifestò infatti in diverse occasioni la propria simpatia per Slobodan Milošević, ex presidente della Serbia e della Jugoslavia, morto in attesa di essere giudicato dal Tribunale penale internazionale per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità, e prese in generale le parti dell’esercito serbo, responsabile durante le guerre jugoslave di tremendi e documentati massacri e operazioni di pulizia etnica.

In particolare, Handke sostenne che il massacro di Srebrenica – in cui furono uccisi più di ottomila bosniaci musulmani – non fosse mai avvenuto, per poi paragonarlo ad altri atti di violenza molto meno gravi compiuti dai bosniaci contro i serbi. A un certo punto, Handke paragonò i serbi agli ebrei durante la Seconda guerra mondiale, affermazione che successivamente ritrattò. Infine, sostenne che le uccisioni avvenute a Sarajevo durante l’assedio della città, portato avanti dai serbi e dai loro alleati dal 1992 al 1995, fossero state inscenate per diffamare i serbi. Altre grosse critiche gli furono poi rivolte nel 2006, quando tenne un discorso al funerale di Milošević.

Per queste posizioni, nel 1999 lo scrittore Salman Rushdie definì Handke uno dei «coglioni internazionali dell’anno», e dopo la vittoria del Nobel ha ribadito lo stesso concetto. La scrittrice Susan Sontag disse che molte persone non avrebbero più letto i suoi libri.

Intervistato il giorno della vittoria del premio, Handke ha provato a giustificarsi dicendo: «Io parlo solo da scrittore. Le mie non sono posizioni politiche, non sono un giornalista». Come ha riportato venerdì Repubblica, il cui inviato ha partecipato alla conferenza stampa di Handke, lo scrittore ha aggiunto: «C’è stato molto rumore quando ho scritto in modo diverso sulla guerra civile in Jugoslavia, e posso capirlo. (…) Posso tentare di cambiare natura, ci provo ogni giorno, ma non è facile riuscirci. Comunque non voglio più entrare in questa discussione».

Sul Guardian lo scrittore britannico Hari Kunzru ha commentato il Nobel a Handke dicendo che si tratta di una scelta seccante considerando che l’Accademia Svedese avrebbe dovuto cercare di «rimettere il premio sui binari giusti dopo i recenti scandali». Kunzru insegna letteratura e ha parlato più volte dell’opera di Handke ai propri studenti, perché pensa che sia un «raffinato scrittore», ma crede anche che la sua sensibilità artistica sia accompagnata da «una scioccante cecità etica».

Tra le persone che hanno criticato il Nobel a Handke ci sono anche numerosi politici dei paesi dei Balcani, ad esempio il primo ministro dell’Albania Edi Rama, che su Twitter ha scritto: «Non avrei mai pensato che mi sarebbe venuto da vomitare per un premio Nobel, ma la sfrontatezza sta diventando normale nel mondo in cui viviamo. Dopo questa scelta scellerata compiuta da un’autorità morale come l’Accademia del Nobel l’infamia è riconosciuta come un nuovo valore. NO, non possiamo diventare così insensibili davanti al razzismo e al genocidio!».

Il presidente del Kosovo Hashim Thaci invece ha scritto: «La decisione riguardo al premio Nobel ha dato un grosso dolore a innumerevoli vittime». Anche Emir Suljagic, sopravvissuto al massacro di Srebrenica, ha commentato con delusione la vittoria di Handke. L’Associazione delle Madri di Srebrenica ha chiesto che il Nobel gli sia revocato: una petizione è già stata firmata da più di 20mila persone in meno di 24 ore.

Ci sono comunque state anche molte persone soddisfatte del Nobel a Handke. I giornali austriaci hanno celebrato il riconoscimento al proprio connazionale, sottolineando il valore delle sue opere letterarie e tralasciando le sue affermazioni controverse. Il presidente austriaco Alexander Van der Bellen ha lodato la sua voce letteraria e i suoi personaggi e ha detto: «Gli dobbiamo molta gratitudine, spero che lui lo sappia». Anche in Serbia l’assegnazione del Nobel a Handke è stata vista favorevolmente: il sindaco di Belgrado Zoran Radojicic ha detto che Handke è un «grande scrittore, un umanista e un uomo che ama la Serbia». Giovedì lo scrittore ha parlato alla televisione di stato serba dicendo che avrebbe celebrato il Nobel – che prevede un premio di più di 800mila euro – con un «bicchiere di rakia [un distillato tipico dei Balcani, ndr] e uno di vino bianco».

Chi è Peter Handke, che ha vinto il premio Nobel per la letteratura 2019