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  • Giovedì 26 settembre 2019

La Casa Bianca ha cercato di nascondere la telefonata fra Trump e Zelensky

Lo racconta la stessa denuncia formale che ha fatto scoprire il contenuto della telefonata, che ora è pubblica

La commissione Intelligence della Camera degli Stati Uniti ha diffuso la versione integrale (PDF) della denuncia che ha fatto emergere una conversazione avvenuta per telefono tra il presidente Donald Trump e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Il contenuto della telefonata, la cui sintesi è stata diffusa ieri, ha portato il Partito Democratico ad aprire una procedura di impeachment contro Trump accusandolo di avere abusato del suo potere per ottenere informazioni imbarazzanti su Joe Biden, suo probabile avversario alle elezioni presidenziali del 2020.

Il caso è iniziato quando il funzionario in questione, allarmato dal contenuto della telefonata, aveva prodotto una denuncia rivolta ai suoi superiori, seguendo le procedure per i casi di questo genere, e raccontato anche che la Casa Bianca avesse cercato di far sparire ogni traccia della telefonata, capendo quanto fosse grave il suo contenuto.

«Mentre svolgevo il mio incarico», si legge all’inizio del documento, «sono stato informato da diversi funzionari governativi che il presidente degli Stati Uniti sta usando i suoi poteri istituzionali per sollecitare l’intervento di un paese straniero nelle elezioni statunitensi del 2020. Questa interferenza include, tra le altre cose, pressioni verso un paese straniero affinché indaghi su uno dei principali avversari politici del presidente. L’avvocato personale del presidente, Rudolph Giuliani, è al centro di questi sforzi. Anche il procuratore generale William Barr ha un ruolo».

Nel corso della telefonata, quando Zelensky invoca il sostegno militare degli Stati Uniti, Trump risponde chiedendo «un favore»: prima chiede che Zelensky faccia aprire un’inchiesta sulla possibilità – sostenuta dagli ambienti più complottisti della destra statunitense – che i server di posta elettronica di Hillary Clinton o del Partito Democratico durante la campagna del 2016 si trovino in Ucraina; poi soprattutto su Joe Biden, suo probabile avversario alle elezioni presidenziali del 2020, che si era occupato dell’Ucraina durante l’amministrazione Obama e il cui figlio, Hunter Biden, aveva fatto parte del consiglio di amministrazione di una società energetica ucraina.

La denuncia aggiunge i particolari su un dettaglio importante, già emerso nei giorni scorsi: il fatto che al momento della telefonata, senza un apparente motivo, Trump avesse deciso di interrompere il pagamento degli aiuti economici che gli Stati Uniti si erano impegnati a versare all’Ucraina. Questa circostanza ha alimentato i sospetti che Trump volesse ricattare il governo ucraino. Si legge nella denuncia:

Il 18 luglio un dipendente dell’ufficio governativo del bilancio ha informato tutti i dipartimenti e le agenzie governative che il presidente “all’inizio del mese” aveva dato istruzioni di sospendere ogni forma di aiuto e assistenza statunitense verso l’Ucraina. Né l’ufficio del bilancio né il Consiglio della sicurezza nazionale era a conoscenza delle ragioni di quest’ordine. Durante alcuni incontri formali tra le agenzie avvenuti il 23 e il 26 luglio i dipendenti dell’ufficio del bilancio hanno reiterato che l’ordine è arrivato direttamente dal presidente, ma non sapevano perché. All’inizio di agosto ho avuto notizia da alcuni funzionari governativi che gli ucraini sapevano di non poter più contare con certezza sul sostegno degli Stati Uniti.

Il funzionario racconta poi che, come da prassi, circa dieci funzionari della Casa Bianca hanno ascoltato in diretta la conversazione tra Trump e Zelensky, che lui è l’unica persona che non lavori alla Casa Bianca ad aver avuto una trascrizione della telefonata, e che la Casa Bianca ha cercato di far sparire ogni traccia di quel documento.

Nei giorni seguenti ho appreso da molti dipendenti del governo e dell’intelligence che alcuni alti funzionari della Casa Bianca erano intervenuti per “blindare” ogni traccia della telefonata, specialmente la trascrizione parola per parola che era stata prodotta, come da prassi, dalla “Situation Room” della Casa Bianca. Queste azioni mi hanno portato a pensare che quei funzionari fossero a conoscenza della gravità della telefonata.

Funzionari della Casa Bianca mi hanno detto di aver avuto “ordini” dagli avvocati della Casa Bianca di rimuovere la trascrizione elettronica dal sistema informatico dove di solito questo genere di documenti viene archiviato e poi distribuito ai vari rami del governo. La trascrizione è stata invece caricata dentro un sistema separato che viene utilizzato di solito per conservare materiali riservati o estremamente sensibili. Un funzionario della Casa Bianca ha descritto questa decisione come un abuso di quel sistema, visto che la telefonata non conteneva niente di nemmeno lontanamente sensibile in merito alla sicurezza del paese.

Il resto del documento mette in fila una serie di azioni intraprese soprattutto da Rudolph Giuliani, tra viaggi in Europa e dichiarazioni pubbliche, che alimentano i sospetti sul fatto che alla telefonata tra Trump e Zelensky siano seguiti altri tentativi di mettere sotto pressione il governo dell’Ucraina – impegnata da anni in un conflitto militare e politico con la Russia, e dipendente dal sostegno statunitense – perché cedesse alle richieste di Trump e aprisse un’indagine contro Joe Biden.

La denuncia è stata diffusa dalla commissione Intelligence della Camera, a cui sarebbe dovuta arrivare già nei giorni scorsi: la legge prevede che quando un funzionario dell’intelligence sporge una simile denuncia su una materia considerata “urgente”, questa debba essere sottoposta al controllo del Congresso. Nei giorni scorsi erano emersi i tentativi della Casa Bianca di evitare di trasmettere il documento al Congresso, diventati vani quando la storia è arrivata sui giornali.

Sono profondamente preoccupato e temo che le azioni descritte costituiscano un “serio o flagrante problema, abuso o violazione della legge o di un ordine esecutivo” che “non riguardino differenze di opinioni politiche”, come da definizione della “preoccupazione urgente” prevista dalla legge. Per questo è mio dovere denunciare quanto in mia conoscenza attraverso i canali legali appropriati. Credo anche che queste azioni mettano a rischio la sicurezza nazionale statunitense e compromettano gli sforzi del governo per scoraggiare le interferenze straniere nei processi elettorali.

Più tardi il funzionario facente funzioni di direttore dell’intelligence nazionale statunitense, Joseph Maguire, comparirà davanti alla commissione Intelligence della Camera per testimoniare su quanto accaduto. Secondo i giornali, la trascrizione della telefonata e la denuncia del funzionario sono state rese pubbliche solo quando Maguire ha informato la Casa Bianca che altrimenti si sarebbe dimesso.

Nel pomeriggio i giornali hanno scritto che a un evento privato a New York Trump si sarebbe sfogato contro la stampa e detto voler sapere, scrive il New York Times, «chi abbia fornito informazioni al funzionario sulla sua telefonata con il presidente dell’Ucraina, dicendo che chiunque l’abbia fatto era “simile a una spia” e che «ai vecchi tempi» le spie erano trattate in un certo modo». In serata sempre il New York Times ha scritto che il funzionario sarebbe un agente della CIA incaricato di lavorare alla Casa Bianca, stando a quanto sostenuto da tre persone che lo conoscono rimaste anonime. «Da allora l’uomo è tornato alla CIA, dicono queste persone. Non si sa molto su di lui. La sua denuncia, resa pubblica martedì, fa pensare che fosse un analista; è evidente che conoscesse i particolari della politica estera statunitense in Europa, mostra una conoscenza approfondita della politica in Ucraina e una conoscenza almeno minima della legge».

«Vorrei che ci facesse un favore»