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  • Martedì 13 agosto 2019

Il governo degli Stati Uniti limiterà la difesa degli animali a rischio d’estinzione

Prima di decidere se una specie meriti o meno protezione, si potrà tenere in considerazione l'impatto economico di quella protezione

Un'aquila di mare testabianca il 15 agosto 2018 a Centerport, nello stato di New York (Bruce Bennett/Getty Images
Un'aquila di mare testabianca il 15 agosto 2018 a Centerport, nello stato di New York (Bruce Bennett/Getty Images

Lunedì il governo degli Stati Uniti ha annunciato che renderà più semplice la procedura per rimuovere una specie animale o vegetale dalla lista di quelle considerate a rischio di estinzione. Per farlo cambierà il modo in cui viene applicato l’Endangered Species Act, la legge introdotta dal presidente Richard Nixon nel 1973 che ha permesso di proteggere dall’estinzione specie come l’aquila di mare testabianca (Haliaeetus leucocephalus), l’animale simbolo degli Stati Uniti, e l’orso grizzly (Ursus arctos horribilis).

Le nuove regole renderanno meno restrittive le misure per proteggere le specie minacciate, cioè quelle un po’ meno in pericolo di quelle giudicate a rischio d’estinzione. Prevedono inoltre che prima di decidere se una specie meriti o meno protezione, si potranno condurre degli studi sul possibile impatto economico delle misure necessarie a preservarla: per esempio le perdite derivanti da un divieto di diboscamento nell’habitat di una data specie. Secondo il segretario dell’Interno David Bernhardt, che è un ex lobbista per le compagnie petrolifere, le nuove regole ammoderneranno l’Endangered Species Act e miglioreranno la trasparenza nelle sue applicazioni.

Da tempo i Repubblicani cercavano di ridurre l’impatto della legge su proprietari terrieri e industrie, dicendo che limita la crescita economica. Dicono anche che i termini della legge non sono ragionevoli, perché è raro che una specie venga rimossa dalla lista di quelle a rischio d’estinzione: da quando entrò in vigore più di 1.650 specie vi sono state inserite, nelle categorie a rischio o minacciate, ma solo 47 ne sono state rimosse. È successo perché solo in questi casi le popolazioni delle specie in questione sono ridiventate sufficientemente popolose.

Molti gruppi ambientalisti e politici Democratici hanno criticato l’annuncio dell’amministrazione Trump, perché è probabile che con le nuove regole – che entreranno in vigore il mese prossimo – diventi più difficile contrastare gli effetti del cambiamento climatico sulla vita di altre specie, dato che alcuni degli effetti saranno visibili tra decenni e non immediatamente. È possibile che le nuove regole siano usate per rendere più semplice lo sfruttamento di nuove miniere e giacimenti petroliferi, o la costruzione in zone in cui vivono specie protette.

Tra le specie che sono state difese grazie all’Endangered Species Act ci sono il falco pellegrino (Falco peregrinus), la megattera (Megaptera novaeangliae) e i lamantini della Florida (Trichechus manatus): secondo gli scienziati si sarebbero estinte senza questa legge.