Cinque risposte sul caso Lega-Russia

Cosa sappiamo della registrazione diffusa da BuzzFeed, da dove arrivano i rapporti fra Salvini e la Russia e molto altro sull'inchiesta che sta agitando la politica italiana

(ANSA/CHIGI PALACE PRESS OFFICE/FILIPPO ATTILI)
(ANSA/CHIGI PALACE PRESS OFFICE/FILIPPO ATTILI)

Da ieri in Italia si parla molto dell’inchiesta pubblicata dal sito statunitense BuzzFeed News sulla trattativa tra un importante collaboratore di Matteo Salvini e alcuni cittadini russi per far arrivare illegalmente alla Lega 65 milioni di euro. L’incontro – di cui è stata diffusa una registrazione parziale, e una sbobinatura integrale – è avvenuto lo scorso 18 ottobre, mentre Salvini si trovava in visita a Mosca. Dopo anni di ipotesi e speculazioni è la prima volta che viene pubblicata una registrazione di persone vicine alla Lega che trattano con cittadini russi di possibili finanziamenti.

Cos’è successo, in breve
Intorno a mezzogiorno di mercoledì il sito statunitense BuzzFeed News – la sezione di notizie e inchieste del sito BuzzFeed – ha pubblicato una lunga inchiesta su una trattativa fra un importante collaboratore di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, e alcuni cittadini russi, in cui si è discusso di un accordo illegale per far arrivare alla Lega diversi milioni di euro con cui finanziare le attività del partito. Dell’incontro aveva già dato conto alcuni mesi fa un’inchiesta dell’Espresso, ma Savoini – imprenditore, ex portavoce di Salvini e oggi suo collaboratore – aveva negato di aver partecipato.

Nel corso dell’incontro – durato in tutto un’ora e un quarto e a cui oggi Savoini ammette di aver partecipato – Savoini e altri due italiani non meglio identificati discutono con tre russi, anche loro non identificati, delle prospettive e degli obiettivi della Lega e della sua grande vicinanza con le posizioni del governo russo. Poi passano a discutere di come sostenere economicamente il partito. «È molto semplice», dice uno dei due italiani non identificati: «Il piano fatto dai nostri referenti politici parla di uno sconto del 4 per cento su 500 mila tonnellate [di carburante] al mese, per sostenere la campagna elettorale».

In pratica, ipotizzano i sei uomini, un’importante società petrolifera russa avrebbe venduto nel corso dell’anno successivo circa 3 milioni di tonnellate di carburante a ENI. La vendita sarebbe avvenuta tramite una serie di intermediari che avrebbero applicato una serie di sconti a ogni passaggio, creando così un fondo nero che BuzzFeed ha calcolato sarebbe ammontato a 65 milioni di dollari (circa 58 milioni di euro). Parlando con BuzzFeed, ENI ha smentito ogni coinvolgimento e negato che l’accordo sia stato effettivamente raggiunto (cosa su cui del resto non si esprime nemmeno BuzzFeed).

La legge italiana oggi vieta ai partiti di ricevere donazioni dall’estero. Al momento di quella conversazione era permesso grazie a un cavillo, ma entro un limite massimo di centomila euro l’anno. Se anche la transazione non sia mai avvenuta, rimane il fatto che un collaboratore di Salvini – che si trovava in Russia durante una visita ufficiale di Salvini, per conto del ministero dell’Interno, nell’ambito del suo ruolo formale di consulente di Salvini – abbia intavolato una trattativa per far finanziare illegalmente le attività di partito da un paese considerato quantomeno ostile all’Unione Europea, e che da anni porta avanti un progetto di interferenza nella vita democratica di alcuni paesi occidentali. Inoltre, cosa avrebbe voluto in cambio la Russia da Salvini e la Lega?

Cos’hanno detto Salvini e Savoini
Nel giro di un paio d’ore dalla pubblicazione dell’articolo di BuzzFeed, Salvini ha smentito che lui o la Lega abbiano ottenuto finanziamenti illegali, senza però prendere apertamente le distanze da Savoini né smentire la trattativa. In alcune dichiarazioni ha poi specificato di non sapere esattamente «con chi parla la gente e perché parla: io rispondo di quello che faccio io e del mio movimento». Parlando con i giornalisti Salvini ha anche annunciato querele (anche se non è chiaro contro chi né per cosa). Salvini non ha risposto alle domande che gli ha rivolto BuzzFeed News durante il lavoro di inchiesta.

Savoini ha invece parlato con diversi quotidiani italiani, dicendo più o meno le stesse cose: «È tutto così ridicolo, buffonate. Né un rublo, né un soldo», ha detto alla Stampa, aggiungendo che «è chiaramente un attacco politico a Matteo Salvini». Dalle sue dichiarazioni però mancano diversi particolari. Al Corriere della Sera, che gli chiede chi siano gli altri due italiani che hanno partecipato alla trattativa, risponde «non lo so». Parlando con Repubblica, mette persino in dubbio di avere davvero partecipato a quella riunione, e poi dice che forse c’era anche lui ma insieme a molte altre persone.

C’è un audio, non è lei che parla?
E che ne so, chi se lo ricorda? Guardi che oggi come oggi non serve molto per manomettere un file, tagliare frasi, alterare la voce. […] Non mi riconosco nella voce né nei discorsi che faccio, ci sono un sacco di rumori; e comunque io ero lì che bevevo un caffè insieme ad altra gente, c’erano dieci-quindici persone, non so neanche bene di cosa parlassero.

Cosa sappiamo di quella visita
L’incontro è avvenuto lo scorso 18 ottobre all’hotel Metropol di Mosca, mentre Salvini si trovava in visita a Mosca per un convegno di Confindustria Russia, la branca di Confindustria che ha come obiettivo «assistere e sostenere non solo le aziende e le imprese italiane presenti nel territorio della Federazione Russa». Salvini – che in quell’occasione pronunciò un discorso di grandissima vicinanza e alleanza con la Russia, arrivando a dire «Io qua mi sento a casa mia, in alcuni paesi europei no» – non ha partecipato materialmente all’incontro ricostruito da BuzzFeed, ma i suoi spostamenti durante quella visita ufficiale, una delle varie compiute negli ultimi anni, avevano già attirato le attenzioni dei giornalisti.

Per prima lo aveva notato la Stampa, che in un articolo pubblicato l’1 dicembre 2018 sostiene che la visita del 17-18 ottobre abbia «un buco di 12 ore».

È il 17 ottobre scorso, all’hotel Lotte di Mosca si tiene l’assemblea generale di Confindustria Russia. Ospite d’onore, Matteo Salvini. Ufficialmente, dovrebbe rientrare in serata. Così dice l’ambasciata italiana a Mosca e così dice, ai giornalisti che chiedono lumi, una figura fissa in tutte le visite russe di Salvini: Gianluca Savoini. Dopo le otto (ora di Mosca), al termine della conferenza, esce da una porta laterale. Riappare il mattino successivo (ora italiana), con una foto postata su Twitter dall’aeroporto di Mosca con birra, hamburger e patatine. «Spuntino dietetico in aeroporto a Mosca, dopo aver incontrato imprenditori italiani e ministri russi, si riparte direzione Bolzano!», scrive nel tweet.

La versione «fatta trapelare per giustificare la sparizione», scrive sempre la Stampa in un articolo pubblicato oggi, spiega che Salvini aveva provato a prenotare un volo aereo per tornare a Roma dopo l’incontro, ma non lo aveva trovato. Così era uscito a cena con alcuni «collaboratori e amici» e aveva passato la notte in albergo. Nell’agenda ufficiale di Salvini non era segnato alcun incontro, fa notare BuzzFeed.

Quella sera, però, un lancio dell’agenzia ANSA riportò che Salvini si era incontrato con non meglio identificati «emissari di Putin». Mesi più tardi l’Espresso scrisse che Salvini si era visto con Dmitry Kozak, vice primo ministro russo con delega all’energia e uno dei politici russi sotto sanzione dell’Unione Europea, nella quale ancora oggi non ha diritto a entrare.

A febbraio il direttore dell’Espresso Marco Damilano provò a chiedere a Salvini se avesse incontrato esponenti del governo russo nella notte fra il 17 ottobre e 18 ottobre. Salvini rispose facendo il vago: «Ho incontrato tantissimi esponenti del governo russo, adesso non mi ricordo se nella notte del 17-18, ma ho incontrato tanti ministri, tanti sottosegretari, tanti imprenditori, ma lo faccio sempre quando vado all’estero». Damilano gli chiese se fra loro ci fosse anche Kozak. «Guardi, non mi ricordo cos’ho fatto l’altroieri, difficilmente mi ricordo cos’ho fatto il 17 ottobre», disse Salvini.

L’incontro fra Savoini e i rappresentanti si tenne poche ore dopo il «buco» nell’agenda di Salvini. Durante l’incontro, uno dei partecipanti russi dice che «i documenti tecnici sono pronti per essere dati al vice-primo ministro»: una carica che si può riferire sia a Salvini che a Kozak.

Quali sono i legami fra la Russia e la Lega
Da quando ha ottenuto incarichi politici a livello nazionale, Matteo Salvini ha sempre appoggiato un forte riavvicinamento politico dell’Italia alla Russia. È un tratto comune a diversi politici e partiti di destra nazionalista in tutta Europa, per esempio il Rassemblement National di Marine Le Pen o il Partito della Libertà austriaco (che di recente ha perso molti consensi proprio perché il suo leader era stato filmato mentre accettava un finanziamento elettorale illecito da una donna che si fingeva la nipote di un oligarca russo).

Questi partiti vedono nella Russia di Vladimir Putin un partner più affine alle loro sensibilità – un paese semi-autoritario governato da un leader di estrema destra che preme molto sulla preservazione dell’identità nazionale – da porre in alternativa alle organizzazioni internazionali tipicamente occidentali, come la NATO e l’Unione Europea, accusate di essere distanti dal “popolo” e governate da burocrati. Dal canto suo, la Russia ha tutto l’interesse ad appoggiare partiti che mettono in dubbio la permanenza dei propri paesi nella NATO e nell’UE (oltre che a interferire con le loro elezioni, come accaduto ad esempio in Francia), visto che gli permettono così di lavorare dall’esterno per sgretolarle.

A questa comunione di intenti, Salvini ha aggiunto anche una componente di ammirazione personale per Putin. Negli anni ha indossato in più occasioni una maglietta con la faccia di Putin, ha scritto sui social network di stare dalla sua parte, lo ha elogiato pubblicamente per le sue «idee chiare» e durante una seduta plenaria del Parlamento Europeo, tre anni fa, disse di volere «cedere» il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella «in cambio di mezzo Putin».

Tre anni dopo la sua elezione a segretario della Lega, Salvini ha istituzionalizzato il legame con Putin e la Russia facendo stringere alla Lega un accordo politico con Russia Unita, il partito del presidente russo. L’accordo prevede che Lega Nord e Russia Unita «si consulteranno e si scambieranno informazioni sui temi di attualità, sulle relazioni internazionali, sullo scambio di esperienze nella sfera delle politiche per i giovani, dello sviluppo economico». Finora, comunque, non era emersa alcuna prova di un legame che superasse quello politico.

Più o meno da allora, la Lega ha spesso appoggiato le iniziative della Russia sia in politica interna sia in politica estera. In un’intervista data al Populista nel 2017, Salvini ha detto di apprezzare la politica russa in Libia, che è sostanzialmente diretta ad appoggiare il maresciallo Khalifa Haftar, nemico del governo di unità nazionale sostenuto dall’ONU, e ha ringraziato il governo russo per l’intervento in Siria contro lo Stato Islamico (una tesi tipica della propaganda russa: in realtà la Russia non era intervenuta in Siria per sconfiggere lo Stato Islamico, ma per garantire la sopravvivenza del regime di Bashar al Assad).

Un altro tema su cui ha puntato moltissimo la Lega è la rimozione delle sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia dopo l’annessione russa della Crimea, nel marzo 2014: un argomento molto caro al governo russo, uno di quelli diventati centrali in tutti gli incontri che Russia Unita ha avuto con i partiti “sovranisti” europei. Nonostante l’insistenza di Salvini, però, finora il governo Conte ha sempre votato per rinnovare le sanzioni nell’ambito del Consiglio Europeo.

Da dove arriva l’audio
Non lo sa nessuno, tranne ovviamente BuzzFeed. L’Espresso ricostruì nel dettaglio l’incontro parecchi mesi fa – cosa che fa pensare che abbiano avuto accesso a una fonte diretta o alla stessa registrazione finita nelle mani di BuzzFeed – ma non pubblicò alcun contenuto audio o video. Non è chiaro nemmeno chi abbia realizzato la registrazione, se gli italiani o i russi o qualcun altro ancora. A giudicare dall’audio le voci sembrano equidistanti dal registratore, cosa che fa pensare che fosse posto in mezzo alle due delegazioni: ma sono solo congetture.

Repubblica scrive che ieri pomeriggio «nei capannelli di Montecitorio tra i leghisti non si parlava d’altro, ma si brancolava nel buio»: a Salvini viene attribuito un virgolettato sui servizi segreti americani, assai poco verificabile. Sul Foglio, Daniele Raineri si è chiesto chi avesse l’interesse a passare l’audio dell’incontro ai giornalisti. «L’audio arriva dagli italiani che erano con lui? Difficile, sarebbe un autogol politico, anche se la Lega in questo momento pare avere forza sufficiente per gestire qualsiasi scandalo», spiega Raineri.

Raineri fa anche notare che l’audio è uscito meno di un mese dopo la visita ufficiale di Salvini a Washington, dove ha incontrato il vicepresidente americano Mike Pence. In quei giorni Salvini fece un paio di dichiarazioni più dure del solito contro la Russia: chiese al governo russo di fare qualche concessione sull’Ucraina, e si impegnò a riconoscere Juan Guaidó come il legittimo presidente del Venezuela. Due richieste che andavano contro le posizioni ufficiali della Russia.

Scrive Raineri: «Mille parti potevano essere interessate a intercettare la conversazione. Ma è curioso notare come a meno di un mese dalla visita molto entusiasta di Salvini a Washington sia uscito un audio che ricorda come soltanto pochi mesi fa, a ottobre, un uomo della Lega discuteva un piano di finanziamenti elettorali segreti da 65 milioni di dollari in un hotel della capitale russa».

Che conseguenze ci saranno?
Nella mattinata di giovedì si è saputo che la Procura di Milano indagava già da diversi mesi sulla presunta trattativa, cioè più o meno da quando furono pubblicati i primi articoli sull’Espresso. Nel breve termine però ci potranno essere conseguenze sul piano politico, soprattutto a livello europeo. In Italia, almeno per ora, nessuno pensa che l’inchiesta possa causare una perdita di consensi per la Lega.

I partiti di destra radicale come la Lega sono da tempo guardati con sospetto dalla comunità internazionale: sia per i loro legami con la Russia ormai acclarati, sia perché non condividono gran parte del progetto di integrazione europea. Nelle prime sedute del nuovo Parlamento Europeo, per esempio, il gruppo politico che comprende la Lega e il Rassemblement National è stato escluso da qualsiasi incarico di gestione del potere per precisa volontà della maggioranza europeista.

Dopo l’inchiesta di BuzzFeed, osservano alcuni, sarà ancora più difficile che la Lega possa esprimere un proprio candidato per la carica di commissario europeo, che spetta a ciascun paese. Tanto più perché ogni candidato dovrà superare una severa audizione del Parlamento Europeo, che in passato ha già costretto diversi politici a ritirare la propria candidatura.