La risposta del governo alla lettera della Commissione Europea

È stata inviata ieri sera, dopo che una bozza in cui si parlava di flat tax e di tagli al welfare aveva portato a nuovi malumori tra Lega e M5S

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Venerdì sera il governo italiano ha risposto alla lettera della Commissione Europea, che aveva ricevuto lo scorso 29 maggio con la richiesta di spiegazioni sulla mancata riduzione del debito. Era attesa da giorni e diceva, in sostanza, che il governo non si sarebbe impegnato abbastanza per rispettare gli impegni previsti dal cosiddetto Fiscal Compact, secondo cui ogni stato europeo deve cercare di azzerare il proprio debito pubblico a medio-lungo termine e ridurre al minimo la spesa in deficit.

La lettera diceva che le previsioni economiche fatte dal governo – e sulle quali si basavano i conti relativi all’ultima legge di bilancio – erano state smentite dai fatti, soprattutto in relazione alla crescita economica, con conseguenze sul deficit e sul debito. «Alla luce dei dati economici definitivi è confermato che l’Italia non ha rispettato la regola del debito nel 2018», si legge nel testo firmato dal vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e dal commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici.

Per venerdì 31 maggio era attesa la risposta del governo italiano, per cercare di rassicurare la Commissione Europea sulle preoccupazioni che aveva espresso. La risposta è arrivata nella tarda serata con una lettera firmata dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, accompagnata da un documento di 58 pagine che analizza il debito pubblico italiano.

La risposta era stata però preceduta nel pomeriggio da una prima bozza che era stata fatta circolare e ricevuta da istituzioni e organi di stampa, identica a quella ufficiale inviata in serata, tranne che per un passaggio. Nella bozza c’era infatti un riferimento alla flat tax, la riforma fiscale fortemente voluta dalla Lega, ma non più finanziata in deficit – come si era detto nelle scorse settimane – bensì attraverso tagli al welfare, al reddito di cittadinanza e a quota 100.

La bozza della lettera diceva: «Il Parlamento ha invitato il governo a riformare, fatti salvi gli obiettivi di riduzione del disavanzo per il periodo 2020-2022, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, riducendo il numero degli scaglioni e la pressione fiscale gravante sulla classe media. Si effettuerà anche una revisione di detrazioni ed esenzioni fiscali. […] Riteniamo che sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022».

Dopo la pubblicazione della bozza era arrivata la risposta di diversi esponenti del Movimento 5 Stelle che avevano accusato la Lega e Tria di avere inserito quel passaggio tenendoli all’oscuro. «Non ho avuto ancora il piacere di leggere la lettera preparata dal ministro Tria all’Unione Europea, ma apprendo che prevede tagli alla spesa sociale, alla Sanità, a Quota 100, al Reddito di Cittadinanza. Ma stiamo scherzando? Lo dico chiaramente: al governo Monti non si torna. Basta austerità, basta tagli, di altre politiche lacrime e sangue non se ne parla. Non esiste!» aveva scritto su Facebook il leader del movimento, Luigi Di Maio, che aveva anche chiesto un vertice d’urgenza con la Lega.

In serata il ministero dell’Economia ha smentito la bozza e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha diffuso un comunicato in cui ha detto di aver ricevuto una versione della lettera diversa dalla bozza diffusa dai giornali e di aver concordato con il ministro Tria: «Di sollecitare tutte le verifiche, anche giudiziali, affinché chi si è reso responsabile di tali fughe di notizie false sia chiamato alle conseguenti responsabilità». Il viceministro dell’Economia, Laura Castelli del M5S, si è invece detta sorpresa dalla smentita del ministro Tria sulla bozza pubblicata dagli organi di informazione, sostenendo di averla ricevuta nella versione che conteneva i tagli al welfare.

Secondo diversi giornali, dopo la diffusione della bozza ci sarebbe stata una telefonata tra Di Maio, Salvini e Tria, per rivedere e correggere il testo, in modo da inviarlo alla Commissione in serata. Nella versione definitiva della lettera il riferimento alla flat tax è più sfumato e si dice solo che «il Parlamento ha invitato il governo a riformare l’imposta sul reddito delle persone fisiche». Inoltre tutti i riferimenti ai tagli al welfare sono stati eliminati e viene detto che il governo «sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche tributarie». È stato aggiunto inoltre un passaggio in cui viene detto che il governo vuole evitare l’aumento dell’IVA nel 2020 «individuando misure alternative idonee a garantire il suddetto miglioramento strutturale».